A cinque anni dalla scadenza per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 il mondo si trova di fronte a un crocevia: i passi avanti realizzati negli ultimi anni sono stati rallentati o in parte compromessi da crisi interconnesse, dalla pandemia ai conflitti fino all’emergenza climatica e alle guerre commerciali globali.
Dall’indagine “Perception of Sustainable Development by Europeans” è emerso che l'80% dei cittadini europei ritiene che lo sviluppo sostenibile debba essere una priorità per l'UE e i governi nazionali, l'85% che le normative sulla sostenibilità aziendale siano essenziali, il 73% considera la sostenibilità un motore di competitività per le aziende, il 75% ritiene che governi e aziende dovrebbero stanziare maggiori risorse per promuovere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, visto che solo il 37% è convinto che la maggior parte di essi possa essere ancora raggiunta entro il 2030.
Interessanti sono anche i risultati del sondaggio sulla popolazione italiana sul ruolo delle imprese per la tutela dei diritti umani e ambientali. L’85% dei rispondenti ritiene che le grandi imprese europee e quelle di altri paesi che esportano nel mercato europeo debbano essere obbligate per legge a prevenire i danni causati dalle loro attività a persone, ambiente e clima, anche se questo comporta per loro dei costi in più. L’84% chiede che le grandi aziende siano responsabili dei danni causati dai loro prodotti o servizi lungo tutta la catena del valore e il 79% che le grandi aziende siano obbligate a fare piani per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Inoltre, solo un terzo pensa che i governi facciano abbastanza per limitare l’impatto negativo delle grandi aziende sui diritti umani e clima, mentre tre italiani su quattro affermano che non può esserci competitività senza tutela dei diritti umani, dell’ambiente e senza contrasto al cambiamento climatico.
Per affrontare queste sfide e guardare ai prossimi anni, l’ASviS ha presentato il Future Paper "Una governance anticipante per l’Italia. Disegnare il futuro anche nell’interesse delle future generazioni. Il documento, ispirato dalla riforma dell’articolo 9 della Costituzione italiana che ha introdotto, tra i principi fondamentali, la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle generazioni future, propone un nuovo approccio capace di valutare oggi gli impatti di leggi e politiche di domani, così da dotare il Paese degli strumenti necessari a governare le grandi trasformazioni del nostro tempo, come l’intelligenza artificiale, la crisi climatica, la transizione demografica.
Il Future Paper propone alcuni interventi, in linea con il Patto sul Futuro, da realizzare entro il 2027. Innanzitutto, dotare l’Italia di strutture di strategic foresight, un approccio che utilizza metodi analitici e partecipativi per esplorare scenari futuri e identificare rischi e opportunità; in secondo luogo, tutelare i diritti delle future generazioni attraverso l’introduzione della Valutazione di Impatto Generazionale, attualmente in discussione alla Camera e istituire nuove autorità indipendenti con un mandato esplicito sulla tutela delle future generazioni; grande attenzione anche alla formazione della Pubblica Amministrazione per acquisire adeguate capacità di foresight e di valutazione dell'impatto delle politiche sulle future generazioni. E infine, creare una “Assemblea Nazionale sul Futuro” per coinvolgere la società civile, e specialmente i giovani, nella progettazione del Paese.