I LUOGHI DEL CUORE
Il 12° censimento de “I Luoghi del Cuore”, dedicato alla cura e alla valorizzazione dei luoghi italiani più amati, si chiude con 2.316.984 voti raccolti, una straordinaria espressione di coinvolgimento attivo e coesione sociale. In questa edizione sono ben 221 i luoghi – mai così tanti – ad aver superato la soglia minima di 2.500 voti che garantisce la possibilità di partecipare al Bando, aperto da oggi all’11 settembre, per sostenere progetti di restauro e valorizzazione culturale. Mai così tanti, inoltre, i luoghi che hanno superato i 10.000 voti, che si trovano in ben 13 diverse regioni: numeri da record, mai raggiunti in precedenza.
La forza de “I Luoghi del Cuore” - un inedito viaggio in Italia fatto di province, borghi, chiese, luoghi di natura che raccontano la varietà e l’identità del nostro Paese - consiste nella capacità di innescare un decisivo sviluppo di politiche sociali ed economie locali, ponendo sotto i riflettori luoghi poco conosciuti o a lungo trascurati, contribuendo alla loro valorizzazione culturale e turistica e portando innovazione e nuova conoscenza.
La classifica vede sul podio:
· al 1° posto il Santuario Nostra Signora delle Grazie a Nizza Monferrato (AT)
· al 2° posto la Fontana Antica di Gallipoli (LE)
· al 3° posto la Chiesa di San Giorgio nel borgo di Tellaro, Lerici (SP)
I numeri da record del 12° censimento denotano la solidità del ventennale programma e raccontano come la concezione attuale di patrimonio comprenda una dimensione immateriale, quella delle persone, della loro identità legata al patrimonio culturale e paesaggistico e della tutela del patrimonio legato ai territori italiani in un’esperienza collettiva e aggregante.
DESCRIZIONI DEI PRIMI DIECI “LUOGHI DEL CUORE” IN CLASSIFICA NAZIONALE
1 - Santuario Nostra Signora delle Grazie, Nizza Monferrato (AT) – 72.050 voti
Sorto nel cuore collinare del Monferrato, immerso nel paesaggio vitivinicolo patrimonio UNESCO dal 2014, il Santuario di Nostra Signora delle Grazie è un simbolo spirituale e identitario per i nicesi e per la famiglia Salesiana. Il convento fondato nel XV secolo – di cui oggi, però, quasi non resta traccia - ha ospitato nel tempo diverse congregazioni francescane, fino alla soppressione nel 1858 e alla trasformazione in cantina vinicola nel 1871. Le sorti cambiarono nel 1877, quando don Bosco, invitato dal conte Cesare Balbo, acquistò il complesso per farne la Casa Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l’Ordine femminile che aveva istituito nel 1872. Don Bosco lo frequentò fino alla scomparsa, ma la fama del Santuario si lega anche alla figura di Madre Maria Mazzarello, canonizzata nel 1951. Il Santuario, che ha segnato profondamente la vita religiosa e sociale del territorio, è inglobato nell’istituto scolastico, coevo alla fondazione; oggi accoglie studenti dal nido alle secondarie e ospita alcune aule destinate alla formazione dei migranti. Ogni anno, inoltre, numerosi pellegrini da tutto il mondo visitano “la Madonna”, come è affettuosamente chiamata dai nicesi, per riscoprire le radici salesiane e rinnovare la propria fede. Il Comitato “La Madonna”, guidato dalle stesse religiose – qui vivono infatti ancora 13 suore - ha sostenuto la candidatura a “I Luoghi del Cuore” per rendere più noto, preservare e valorizzare questo luogo di spiritualità e memoria condivisa, con la sua spiccata vocazione per l’educazione. Il Santuario necessita inoltre di alcuni interventi, dal rifacimento dell’impianto elettrico ad alcuni lavori di ripristino della chiesa. I voti sono stati raccolti anche nelle scuole salesiane di tutto il mondo, con una folta partecipazione da India, Messico, Colombia, Filippine. I volontari FAI di Asti hanno sostenuto la partecipazione.
2 - Fontana Antica, Gallipoli (LE) – 62.967 voti
La Fontana Antica, nota anche come “Fontana Greca”, è un simbolo storico e culturale della città, spesso associata alle sue famose spiagge e al mare cristallino. A lungo ritenuta un'opera del III secolo a.C., la fontana risale più verosimilmente all’epoca rinascimentale: ha decorazioni assegnabili a maestranze salentine, databili al XVI secolo. Inizialmente eretta nella zona delle terme gallipolitane, chiamata “Fontanelle”, fu spostata nel 1765 nella posizione attuale, accanto all'ingresso dell'isola del centro storico. La facciata principale, alta 5 metri, è decorata con telamoni e cariatidi alternati, che sorreggono la trabeazione. Ci sono inoltre bassorilievi con scene delle “Fatiche di Ercole” e del mito di Dirce, Salmace e Biblide, narrato nelle Metamorfosi di Ovidio. Nella parte inferiore, tre vasche sorrette da putti raccoglievano l’acqua, utilizzata anche per abbeverare gli animali. Negli anni Cinquanta, veniva ancora prelevata da botticelle per famiglie prive di acqua corrente. La fontana, da anni priva di acqua, si trova oggi in un grave stato di degrado, con diverse fessurazioni, danni provocati da atti di vandalismo e le figurazioni in pietra leccese consumate dalla lunga esposizione all’aperto in vicinanza del mare: il Comitato “Fontana Antica di Gallipoli”, partecipato da moltissime realtà del territorio e sostenuto dai volontari FAI Salento Jonico, ha promosso la raccolta voti per tenere alta l’attenzione su questo simbolo cittadino, auspicandone il restauro. La visibilità del censimento ha favorito un risultato fondamentale: a inizio marzo è stato comunicato lo stanziamento di 710.000 euro dal MIC, su richiesta della Soprintendenza, per il restauro del monumento.
3 - Chiesa di San Giorgio nel borgo di Tellaro, Lerici (SP) – 47.012 voti
Da sempre ispirazione per letterati e artisti affascinati dai vicoli che conducono a scorci nascosti e dalle case color pastello che si riflettono sul mare, Tellaro mantiene intatto il suo fascino. Nel borgo frazione di Lerici, affacciato sul Golfo dei Poeti, soggiornarono Mary e Percy Bysshe Shelley e D. H. Lawrence con la compagna Frieda, ma vi sono passati anche il pittore Arnold Böcklin, gli scrittori Henry James, Virginia Woolf e Mario Soldati e ancora Eugenio Montale e Attilio Bertolucci. All’estremità del borgo marinaro, che conta 550 abitanti, si erge la Chiesa di San Giorgio, costruita nella seconda metà del XVI secolo su una precedente fortificazione genovese. La posizione, su un basamento roccioso proteso sul mare, la espone da sempre all’azione del vento e dell’aria salina. Se il tetto e le facciate esterne sono stati di recente restaurati, l’interno a tre navate, di aspetto barocco, ha bisogno di interventi di recupero, così come l’organo ottocentesco. La partecipazione al censimento è stata guidata dal Comitato “Insieme per Tellaro”, nato per rispondere al bisogno collettivo di proteggere il patrimonio culturale locale, in collaborazione con i volontari FAI La Spezia.
4 - Complesso di Santa Croce di Campese, Bassano del Grappa (VI) – 42.190 voti
Il monastero di Campese è stato per secoli il principale polo religioso e culturale del Canale di Brenta. Fondato nel giugno del 1124 da Ponzio di Melgueil, settimo abate di Cluny, di ritorno dalla Terra Santa, il monastero si trova nei pressi di uno storico guado sul Brenta e lungo l’itinerario che, attraversando le Alpi, collegava la pianura veneta con i territori imperiali. Poco prima di metà Cinquecento ospitò il frate e scrittore Teofilo Folengo, autore di uno dei più estrosi poemi del Rinascimento, che è sepolto all’interno della chiesa. Il Complesso, che comprende il monastero, con gli edifici articolati attorno al quadrato del chiostro, la chiesa, il campanile e i resti dell’ala rustica, ha appena festeggiato i 900 anni dalla sua fondazione. Gli edifici, tuttavia, si presentano nell’aspetto assunto dopo diverse ristrutturazioni: una prima di epoca rinascimentale, una seconda di fine Ottocento - anche in seguito ad alcuni crolli - e ancora un’altra di metà Novecento. Un tempo circondato da un grande brolo, il complesso fu abitato da monaci fino alla fine del Settecento e venne soppresso in epoca napoleonica. Numerose furono le funzioni adottate in epoche successive, ma il luogo non perse mai la sua natura di accoglienza. Attualmente di proprietà della Parrocchia di Campese, ha ripreso la sua funzione di centro di spiritualità e di cultura grazie all’associazione di volontari “Il Sicomoro odv”. Negli archivi sono ancora oggi conservati registri e documenti risalenti al Cinque e Seicento. Si auspica che la partecipazione al censimento possa portare al recupero di queste antiche testimonianze, perché possano tornare a essere consultate. La raccolta voti è stata sostenuta dai volontari FAI di Bassano del Grappa.
5 - Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina, Santo Stefano Quisquina (AG) – 35.862 voti
L’eremo è immerso in una foresta di querce secolari a 986 metri di altitudine: il termine “Coschin”, da cui trae origine il nome della località, significa infatti “oscurità” o “luogo in ombra”. Il sito ha un'importante storia spirituale legata a Santa Rosalia, la patrona di Palermo, che qui probabilmente visse nel XII secolo come eremita. L’origine della devozione locale risale al 1624, quando nel bosco venne scoperta una grotta con una lapide che avrebbe testimoniato la presenza della santa. Diventata meta di pellegrinaggio, vi sorse una prima cappella, mentre la struttura attuale, articolata su più livelli, risale al 1772, quando grazie a donazioni di fedeli venne costruito l’imponente complesso monastico: oltre alla piccola chiesa vi sono la cucina, le celle, le botteghe, il refettorio e i vari ambienti conventuali. Ogni anno, la prima domenica di giugno, l’eremo è al centro di una grande festa che coinvolge l'intera comunità. Il Comitato “I Luoghi del Cuore di Santo Stefano Quisquina”, in collaborazione con la Pro Loco e i volontari FAI di Agrigento, ha partecipato al censimento per fare conoscere il luogo e segnalare l’urgente necessità di manutenzioni straordinarie, dopo il restauro di vent’anni fa.
6 - Parco regionale di Cava Ispica, Modica (RG) – 32.154 voti
Si tratta di uno stretto vallone solcato da un corso d’acqua, che si estende per circa 13 chilometri, tra i comuni di Modica, Ispica e Rosolini, offrendo un suggestivo panorama. L’area è uno dei maggiori complessi naturalistico-archeologici della Sicilia, grazie alla sua articolata stratigrafia, con una continuità insediativa dall’Età del Bronzo fino all’Alto Medioevo. La sua parte più settentrionale, nota come Cava Ispica, raggiunge un’altitudine di 400 metri ed è stata testimone di importanti scoperte archeologiche, tra cui un villaggio risalente all’Età del Bronzo, rinvenuto nel 1986 nella contrada Baravitalla. Il Parco ospita anche un cimitero paleocristiano, con loculi e tombe ad arcosolio e un Gymnasium ellenistico con iscrizioni greche. Non meno significativo è il quartiere trogloditico del Cuozzu, che conserva resti della chiesa in grotta di Santa Maria, risalente all'epoca normanna. Al di fuori del sito, la chiesa rupestre di San Nicola, recentemente recuperata, completa questo straordinario patrimonio culturale. Il Parco archeologico regionale di Cava Ispica è stato candidato dal Comitato “Abbi cura di Cava Ispica”, che ha partecipato al censimento “I Luoghi del Cuore” 2024 per chiedere l’ampliamento delle aree visitabili e segnalare la necessità di mettere in sicurezza i sentieri e le vie di collegamento tra i monumenti della Cava e in particolare nell’area di Baravitalla.
7 - Traghetto di Leonardo da Vinci, Imbersago (LC) – 31.490 voti
Simbolo di Imbersago, il “Traghetto di Leonardo da Vinci” ha storicamente prestato servizio come importante collegamento tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia fino alla fine del XVIII secolo. Sulla base di un disegno datato 1513 e incluso nel Codice Windsor, si ipotizza che Leonardo abbia progettato o perfezionato l’infrastruttura durante il suo soggiorno nella vicina Vaprio d'Adda, tra il 1506 e il 1507. Il sistema funziona grazie a un cavo – oggi d'acciaio - teso tra le due sponde, sfruttando la corrente del fiume per il movimento, senza quindi la necessità di un motore. Questo traghetto ha rappresentato per secoli un mezzo vitale per il trasporto di merci e persone e continua a operare oggi in prevalenza per la fruizione turistica e per le scolaresche, offrendo attraversamenti in un contesto naturale di straordinaria bellezza. La presenza di Leonardo è contigua all'inizio della gestione del porto di Imbersago da parte della famiglia Landriani, che nel 1512 ottenne i diritti di traghettamento. Nel corso del tempo, la gestione passò a diverse famiglie, fino a diventare comunale. Proprio l’amministrazione comunale, in collaborazione con i volontari FAI Alta Brianza, ha scelto di candidare il
traghetto al censimento “I Luoghi del Cuore”, sia perché quello di Imbersago pare essere l’unico esemplare funzionante al mondo, sia per la necessità di trovare volontari che possano mantenerlo in funzione: lo stesso Sindaco, per non vederlo inattivo, ha preso l’apposito brevetto.
8 - Castello di Lagopesole, Avigliano (PZ) – 28.792 voti
Nel cuore dell’entroterra lucano, a 826 metri di altitudine, il Castello di Lagopesole domina la vallata di Vitalba. Il suo nome deriva da un lago bonificato negli anni Trenta, nell’ambito della lotta contro la malaria, dalla famiglia Doria, allora proprietaria del maniero. La prima menzione documentaria del luogo risale però al 1036, mentre il castello fu costruito nella prima metà del XIII secolo. È caratterizzato da una maestosa cortina muraria alta 17 metri, scandita da sette torri quadrangolari. Tipica dei castelli federiciani è la compattezza dell'edificio, con un unico accesso, protetto da un ponte levatoio. Dei due cortili interni, il minore conserva al centro un mastio (donjon) di forma quadrata, con una muratura bugnata, tipica dell’architettura sveva. Proprio questo dettaglio fa ritenere che il nucleo originario risalga al periodo di Enrico VI di Svevia. Il cortile maggiore, invece, è frutto dell’ampliamento iniziato dal figlio, Federico II, nel 1242. Vi si trova una grande cappella romanica, probabilmente anteriore al 1275, che rappresenta un unicum tra i castelli federiciani: è infatti l’unico esempio noto ad ospitare un luogo di culto. Dal XIV secolo in poi, il castello subì un lento calo di attenzione da parte dei sovrani e nel 1969 fu assorbito dal demanio statale.
Oggi il castello è parzialmente accessibile: ospita gli uffici della Direzione Regionale Musei, alcuni ambienti aperti al pubblico e altri in attesa di restauro. L’area circostante è invece una riserva di 25 ettari gestita dal Reparto Carabinieri Biodiversità. Il Comitato “Castello di Lagopesole”, con la collaborazione dei Gruppi FAI Giovani della Basilicata, ha raccolto i voti con l’auspicio che il percorso di visita venga ampliato e il castello sia sempre più valorizzato.
9 - San Giacomo della Vittoria, Alessandria – 26.748 voti
La sua costruzione è legata a un fatto d’arme glorioso: la vittoria riportata il 25 luglio 1391 - giorno di San Giacomo - dagli alessandrini e dalle truppe viscontee contro l'esercito francese guidato da Giovanni III d'Armagnac alle porte della città. Il bottino fu utilizzato, in parte, per la costruzione della chiesa che fu per questo chiamata “della Vittoria”. L’edificio originario subì molti interventi nei secoli successivi e fu destinato anche a diversi utilizzi (caserma, magazzino, ospedale). Oggi si presenta ad aula unica con volta a botte, ricca di motivi decorativi e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni '50-'60 dell’Ottocento. Già terza nazionale al censimento 2022, la chiesa, proprietà della Diocesi di Alessandria, è stata nuovamente votata al censimento su spinta dell’“Associazione Spazioidea”, con l’obiettivo di continuare il complesso lavoro di restauro della chiesa, che necessita in particolare del recupero delle volte e delle decorazioni delle pareti.
10 - Valle dei Mulini di Gragnano (NA) – 24.839 voti
Lunga poco più di 2 km, si tratta dell’antico tratto di mulattiera che dal porto di Castellammare di Stabia conduce ad Amalfi. La sua storia affonda nel Medioevo, periodo al quale risalgono le prime concessioni per la costruzione dei mulini che, per circa seicento anni, hanno prodotto farina - e, in quantità minore, anche pasta - sfruttando le acque del torrente Vernotico. La progettazione ingegnosa ha sfruttato le caratteristiche orografiche del territorio, consentendo all’acqua di scorrere in un percorso ininterrotto, da un mulino all’altro, grazie a serbatoi integrati. Ogni mulino è stato posizionato strategicamente, mantenendo un dislivello tale da garantire la pressione necessaria al funzionamento delle macine. La presenza costante dell’acqua di falda, che assicurava l’operatività degli impianti anche nei periodi di siccità (quando, per esempio, i mulini della zona di Amalfi erano spesso inattivi) insieme alla vicinanza al mare, rese questa valle un luogo ideale per l’attività molitoria. Il porto di Castellammare di Stabia rappresentava infatti il punto di arrivo del grano e di partenza del prodotto finito. L'apice dell'attività fu raggiunto durante il XVIII secolo, quando i quasi trenta mulini, appartenenti a diverse famiglie, macinavano oltre un milione e centomila quintali di grano all'anno. A partire dalla metà del XIX secolo la nuova industria della pasta soppiantò i mulini e l'attività cessò definitivamente intorno al 1940: i mulini, abbandonati, furono in parte ricoperti dalla vegetazione. Oggi, il recupero e la valorizzazione di questo patrimonio sono fondamentali, per preservare un luogo che racconta storie di tradizione e ingegno, ripristinando l’antico percorso mulattiero.