Alla Sapienza un workshop sulla legalità


Stampa

Intervista a Vincenzo Conticello

Titolare dell’Antica Focacceria San Francesca Palermo, dal 2006 vive sotto scorta, è diventato il simbolo della guerra al racket e un modello per gli imprenditori della Sicilia vincenzo_conticello_296

Vincenzo Conticello, titolare dell'Antica Focacceria San Francesco di Palermo ha accusato alcuni personaggi di spicco della mala del quartiere Calsa. La Corte d’Appello di Palermo ha condannato, complessivamente, a 35 anni di reclusione, per estorsione aggravata, tre boss palermitani accusati di averlo taglieggiato. Franco Spadaro, detto Francolino, boss del quartiere Calsa, ha avuto 14 anni; in primo grado ne aveva avuti 16. Rispettivamente a 11 e 10 anni sono stati condannati Giovanni Di Salvo e Lorenzo D’Aleo ai quali sono state confermate le pene di primo grado. Conticello denunciò la richiesta di pizzo e permise così l’arresto dei tre mafiosi. Oggi conduce una vita blindata.

Quanto incide nell’attività imprenditoriale il pizzo?
In Sicilia ci sono circa 70mila aziende e a pagare il pizzo è oltre il 70% di queste imprese. Nell’economia di una singola azienda il pagamento del pizzo incide notevolmente, ma alla fine chi paga questo prezzo è anche il cittadino- compratore che sopporta i costi indiretti dovuti all’aumento del prezzo che l’esercente è costretto ad applicare a causa del pizzo.

Sono molti gli operatori economici che denunciano?
Le denunce ci sono ma sono ancora poche tanto che da Libero Grassi, al mio caso il numero delle denunce era pari a zero. Dopo la mia denuncia ci sono circa 200 operatori economici che hanno deciso di uscire allo scoperto.

Quanto era la richiesta di pizzo per la sua azienda?
Il clan Spadaro mi chiese 50mila euro per una sorta di sanatoria per il passato e 500 euro al mese. Le indagini hanno appurato che la richiesta era finalizzata ad impossessarsi completamente della mia azienda per poi “ripulire” il denaro illecito e riciclarlo.

Le attuali normative antimafia risultano efficaci nel contrasto del fenomeno?
Certamente, perché un mafioso non si spaventa del carcere, ma privarlo del suo patrimonio guadagnato illecitamente lo danneggia seriamente. Al boss Franco Spadaro sono stati sequestrati 27 milioni di euro, inclusa la villa nella quale viveva, per cui passare da uno stato di agiatezza ad uno di quasi indigenza, lo ha fermato. Se fosse stato in vigore il recente disegno di legge che le limita le intercettazioni nel tempo, non sarebbe stato possibile entrare nemmeno in un’aula di Tribunale perché le prove schiaccianti contro i miei persecutori gli inquirenti le hanno raccolte solo dopo 100 giorni che venivano intercettati.

Ci può raccontare la sua storia?
Un giorno venne da me una persona che non avevo mai visto e mi ha chiesto il pizzo: ”Amici hanno visto che lei non è messo in regola per cui sono qua per farla mettere a posto”. E io dissi: “Veramente non sono interessato ad avere rapporti con i suoi amici per mettermi a posto. Mi sento apposto già così come sono”. “Lei non sa in che guai si sta mettendo!”. E io di rimando: “Lei non sa in che guai si è messo!”. Vedevo in questa persona tutto quello che mi era accaduto, anche se magari non era stato lui. Vedevo in lui quello che mi aveva ammazzato il gatto, i danneggiamenti all’auto e tutto il resto.

Non ha avuto paura?
Avevo molta rabbia e decisi di lottare. Quando andò via presi il numero di targa. E mentre ero lì chiamo i carabinieri dicendo che volevo denunciare il fatto. Proprio in quel momento arrivano quattro persone in borghese che si qualificano come carabinieri. Guardo il telefono e mi dico: “Mai così veloci”. In effetti, le mie denuncie, che devo dire da cittadino un po’ sfiduciato pensavo non avessero prodotto alcun risultato, avevano invece prodotto un risultato positivo. Ciò che avevo denunciato era diventato oggetto di attenzione dei carabinieri che da tempo monitoravano la piazza, tenevano sotto controllo qualunque cosa. Erano due ragazze e due ragazzi. Per me erano due coppie che mangiavano, cioè non avevo capito assolutamente che fossero dei carabinieri.

Le forze dell’ordine e la magistratura hanno lavorato bene
Nel giro di quattro mesi e mezzo, attraverso intercettazioni ambientali, video, e telefoniche, i magistrati riescono ad arrivare, tramite quella persona, sapendo già chi era, direttamente al capo, Spadaro, persona di grande spicco, già condannato all’ergastolo anche se aveva fatto solo 8 mesi di carcere! Dopo la mia denuncia, al processo è stato condannato in Appello a 14 anni! E’ la prova che c’è uno Stato, le forze del’ordine sono efficienti e sanno condurre le indagini. Certo, per tutta la durata delle indagini i soprusi continuarono, perché loro non sapevano niente. Mi diedero anche un appuntamento con un boss in un mercato ittico vicino Palermo. E io ho incontrato questo boss, naturalmente lo incontrai con tutte le precauzioni del caso, con tanti carabinieri in borghese che registravano a distanza tutto quello che diceva ed è tutto agli atti del processo.

(F.d.J.)