Enzo Avitabile Music Life

Il musicista nel racconto di Jonathan Demme

di Sandro Calice

ENZO AVITABILE MUSIC LIFE

di Jonathan Demme, Italia/Usa 2012, documentario (Microcinema)
Fotografia di Enzo Pascolo
con Enzo Avitabile, Eliades Ochoa, Luigi Lai, Trilok Gurtu, Gerardo Nunez, Daby Tourè, Amal Murkus
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Se non lo conoscete, vale la pena di ascoltarlo almeno una volta Enzo Avitabile, uno dei migliori artisti di world music in circolazione. A Jonathan Demme capitò di ascoltarlo alla radio mentre era in macchina sul George Washington Bridge a New York cinque anni fa, e lì decise che doveva conoscerlo. L’incontro avvenne a Napoli, Demme – non nuovo a documentari musicali dopo “Stop Making Sense” sui Talking Heads e “Hearts of gold” con Neil Young – confermò le sue sensazioni e decise di fare questo “ritratto musicale filmato”.

In “Music Life” Demme segue Avitabile nella sua Napoli, filmando le jam session con grandi musicisti da tutto il mondo e squarci di vita dell’artista. Le parti musicali, va detto, sono la cosa migliore e valgono da sole il prezzo del biglietto, mentre il resto sembra un po’ “amatoriale”, quasi come se il regista non avesse voluto (o saputo?) invadere il campo, indagare i luoghi e i personaggi. Vediamo Avitabile che torna nei luoghi della sua infanzia, quando da ragazzino si esercitava col sax per otto ore al giorno chiuso in uno scantinato. Una scena che per l’artista rappresenta anche “il messaggio della mia musica: sotto il cemento sono nascoste antiche verità, i ragazzi cresciuti in quelle zone non devono pensare di essere senza indentità”. Ma i momenti più intensi sono quelli in cui Avitabile si siede in cerchio nelle sale del Salone Margherita attorniato da musicisti italiani, cubani, indiani, spagnoli, pakistani, palestinesi, armeni. Incontri di culture e suoni da cui il musicista sembra quasi “ossessionato”, con la sua collezione di strumenti e lo studio del ritmo, a partire da quello primigenio dei piedi. Una musica sempre dedicata agli ultimi del mondo, che è cantilena, blues, gospel, jazz, rap. Perché, come chiosa Demme, “artisti come Avitabile non pensano in termini di separazioni e stati, la bellezza delle collaborazioni in tutto il mondo sta in questo. La sua musica è una protesta contro i confini, una guida per unire le persone”.