La nota politica


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PdL e Pd assediano la manovra

Fassina: 'Non ci sono tesoretti'

Un passo dopo l’altro. I tempi in politica, molte volte, sono cruciali. Il Senato a novembre prima affronterà lo spinoso problema della manovra economica del governo e poi, il 27, il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare. Il governo Letta si muove con grande prudenza: su questi due scogli potrebbe anche affondare. Così il braccio di ferro sulla decadenza del leader del centrodestra, si terrà dopo il voto dell’aula del Senato sul disegno di legge di Stabilità. Anche in questo modo, la manovra economica sarà un passaggio a rischio per l’esecutivo di larghe intese. Enrico Letta deve affrontare un diluvio di critiche del centrodestra, sulle troppe tasse e sulla casa tartassata dal fisco.

Il PdL punta a smontare la manovra economica del governo. Cavallo di battaglia è la conferma dell’eliminazione dell’Imu sulla prima abitazione. Gasparri ha chiesto di cambiare la manovra per il 2014: “Impediremo con decisione che l’Imu sia tolta da una parte e messa sotto altro nome da un’altra”. Bondi ha avvertito: “Se la legge di Stabilità non verrà radicalmente corretta” non è scontato il voto a favore. Annamaria Bernini ha sollecitato “a riscrivere la legge di Stabilità”. Renato Brunetta ha messo nuovamente in mora il ministro dell’Economia Saccomanni, che ha espresso dei dubbi sulla possibilità di cancellare la seconda rata dell’imposta sull’abitazione principale. Il capogruppo del PdL alla Camera ha chiesto “chiarezza” ponendo fine al “dualismo dilagante” tra il ministro dell’Economia e il presidente del Consiglio. Ha puntato il dito contro Saccomanni: “Qualcuno gli dica che continuando così non fa altro che male a se stesso e al Paese”.

Notevoli cambiamenti ha chiesto anche il Pd. Guglielmo Epifani e Matteo Renzi hanno insistito sulla necessità di stanziare maggiori fondi per aiutare la ripresa e l’occupazione. Il segretario democratico ha chiesto almeno 2,5 miliardi d’investimenti in più, mentre il probabile futuro timoniere del partito ha precisato che lui agirebbe come un “caterpillar” per favorire lo sviluppo del sistema produttivo. Un bel rebus per Letta, presidente del Consiglio, esponente del Pd come Epifani e Renzi. Stefano Fassina, anche lui Pd, viceministro dell’Economia, ha invitato a fare i conti con la realtà. Ha replicato: dei miglioramenti si possono realizzare, ma “non ci sono ‘tesoretti’ coperti” per cambiare in profondità la manovra. È un messaggio preciso lanciato sia al PdL e sia al Pd.

Già Letta, nei giorni scorsi, aveva invitato la maggioranza di larghe intese alla responsabilità, a rispettare gli impegni al contenimento e al risanamento del bilancio pubblico presi con l’Unione europea. Il presidente del Consiglio ha anche rivendicato con orgoglio due risultati: per la prima volta dopo alcuni anni le tasse per le famiglie e le imprese caleranno nel 2014, e lo spread tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi viaggia intono a 240 punti, il livello più basso degli ultimi due anni. Letta vuole realizzare le riforme e guidare il governo fino al 2015 “senza galleggiare”. È un rebus sempre più difficile da risolvere.