di Maurizio Iorio
HEROIN
Il manifesto programmatico del Lou Reed prima maniera, con i Velvet Underground come compagni di strada. Lunga elucubrazione nichilista , celebrazione poetica della vita di strada dei bassifondi, elogio dell’amica salvifica per cancellare il dolore. A San Francisco le canzoni dei fiori, a New York quelle della morte.
WAITING FOR MY MAN
Allucinata poesia da marciapiede. Non una donna che aspetta il principe azzurro, ma un uomo che aspetta l’angelo del male, il suo spacciatore.
WALK ON THE WILD SIDE
La cronaca della New York underground a ritmo di cocktail-jazz. Patty Pravo ne fece una cover, (“I giardini di Kensinton”).
PERFECT DAY
Una storia d’amore o una giornata con l’eroina? Le interpretazioni sono diverse, ma il mood malinconico evocato dal piano di Mick Ronson è comunque l’ideale per “una giornata perfetta”.
SATELLITE OF LOVE
Motivetto da operetta in un album (“Transformer”) intensamente nichilista. Ripresa dagli U2 nei concerti dello Zoo Tv Tour del 1992.
SWEET JANE e ROCK’N ROLL
Forse le più banali del lotto, ma decisive per far ascendere Lou Reed nell’Olimpo del rock. I prolungati riff di chitarra costituiranno per decenni il “turning point” dei suoi concerti.
CONEY ISLAND BABY
Tenera e delicata, lirica e confessionale. Lou Reed recupera la forma canzone, a volte parlata, a volte sussurrata, con David Bowie a fare da indicatore di percorso.
DIRTY BLD
Il capolavoro assoluto delle sue istantanee degli slums newyorkesi, dalla Bowery ad Harlem.
VICIOUS
Ispirato dal suo guru Andy Wharol, che gli chiese di scrivere qualcosa di pervertito, in ossequio ai dettami trasgressivi dell’epoca.