Alta Moda a Roma


Stampa

La raffinatezza estrema delle linearità

Purezza del taglio, rigore, materiali nobili, lavorazione di altissimo artigianato.

di Rita Piccolini
(rita.piccolini@rai.it)

Sfilano Raffaella Curiel e Renato Balestra e la settimana della “haute couture” romana si illumina.

Il riferimento al defilé-show di Jean Paul Gaultier all’indomani dell’insolita incursione parigina dello stilista francese è quasi inevitabile. Hanno sfilato sulla sua passerella modelle con pagliaccetti, cappellini da clown, guepière, righe tipo Gelsomina di Fellini. “Geniale” ammette Raffaelle Curiel, ma “la mia moda è il contrario e aspira alla estrema purezza, al taglio perfetto, all’uso dell’altissimo artigianato”. Una semplicità apparente, fatta di rigore e di sapienza sartoriale.

Come sempre alle sfilate della stilista milanese il primo pensiero, ammirando gli abiti, si trasforma nel desiderio di possederne almeno uno. Sono femminili, raffinatissimi, portabili. In un parola rappresentano la vera idea di eleganza per una donna moderna, impegnata nelle professioni, che viaggia e che ama la vita. Non c’è un tema specifico a ispirare la nuova collezione. “In occasione del compimento del mio 50mo anno di attività nella moda ho voluto esprimere tutto il mio bagaglio intellettuale e di esperienze maturate…Rievocando come in un sogno a occhi aperti ho rivisitato stili, fogge, mode e la storia del costume degli anni ’50, le meravigliose creazioni di mia madre, il new look del grande Dior, la purezza di Balenciaga, l’indescrivibile genio di Saint Laurent” spiega la stilista.

E allora ecco sfilare magnifici tailleur: giacche dal taglio impeccabile impreziosite da bordi di zibellino, le spalle pronunciate, le vite strette e i fianchi evidenziati, l’uso del camoscio leggerissimo ricamato sul tweed; ogni gonna diversa dall’altra: a volte molto fasciate, altre più corte e danzanti alla “Caterina de Medici”. Poi ancora gli abiti “curiellino” tipici della stilista e quelli da sera preziosi, con pizzi, chiffon, velluti, broccati. I costumi rinascimentali a ispirarne la grazia e la raffinatezza. I colori: tutti i toni del grigio e del marrone , i verdi e l’ottanio, il blu, il rubino e il nero. Si nota in tutta la collezione la ricerca artigianale spasmodica e un pizzico di novità negli accessori ideati dalla figlia della stilista, Gigliola. Quasi tutti gli abiti, anche alcuni da sera, sono indossati con stivali leggerissimi, alti fin sopra al ginocchio, fatti da nastrini di pelle ricamati su pvc, che dopo il lavaggio scompare, creando un sorprendente effetto traforato (per ogni paio di stivali occorrono fino a 280 metri di nastrini in pelle). In tutto 63 creazioni. Una collezione delle “ragazze Curiel”:così la definisce la stilista.

Anche da Renato Balestra un accenno alla sfilata di Jean Paul Gaultier è d’obbligo: “Ha portato una ventata di ottimismo, è allegro, positivo, educato”. E’ così che dobbiamo essere, suggerisce lo stilista, senza piangerci troppo addosso per la crisi economica.“L’Italia è un paese ricco - afferma- rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo”. Alla base della nuova collezione c’è l’ottimismo che nasce dal romanticismo e cosa c’è di più romantico del firmamento stellato, la luna, le stelle e gli astri? Pietre swaroski su lunghi e sinuosi abiti neri a creare l’immagine di un cielo notturno tempestato di stelle. Poi l’abito luna e persino un abito stella cometa, con una magnifica scollatura a forma di stella. Domina il nero tra i trenta modelli della sua nuova collezione, anche se vengono utilizzati tessuti diversi per renderli luminosi, come i grandi pois di seta e flanella nero su nero. Immancabili gli abiti blu Balestra e poi la sposa in bianco, semplice e glamour allo stesso tempo. “Il massimo del glamour è la semplicità nel lusso” spiega Balestra, che fa indossare l’abito lunare candido e altero, impreziosito da un lungo velo e da una luna ricamata, alla modella russa Tatiana Veryovkina. Semplice sì, insiste, ma non minimalista “mi piace sognare.

Nel giorno delle eccellenze dell’alta moda anche le sfilate dei giovani talenti del pret à porter per il progetto di scouting “Who is on Next?” ,giudicati da una giuria di addetti ai lavori, 12 personaggi del mondo dell’editoria, della distribuzione e dell’industria di settore, tra cui Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia e e Suzy Menkes dell’International Herald Tribune. I vincitori di quest’anno, ex aequo: Esme Vi, un duo formato da Julia Voitenko e Daria Golevko, che unisce la cultura russa alla tradizione del Made in Italy con abiti che si ispirano agli anni ’50; Arthur Arbesser che abolisce gli orpelli lasciando spazio a volumi ispirati dall’architettura e dal design. I vincitori creeranno un look esclusivo per yoox.com, che sarà disponibile online in contemporanea all’evento che si terrà durante la settimana della Moda milanese a settembre.

Mille e una notte tra magie orientali e cupole barocche
Nella collezione autunno inverno per la prossima stagione invernale Tony Ward ci conduce in un viaggio attraverso il tempo, in un itinerario immaginario tra nostalgia per un antico concetto di lusso e i sogni e le opportunità del futuro.
I ricordi sono custoditi negli abiti e nei completi dai tessuti preziosi, come i broccati, il pizzo e la garza stampata, ma vengono contaminati dalla pelle perforata al laser e dal ricamo al silicone, la tecnica innovativa introdotta da Tony Ward nella sua collezione estiva. Il designer traspone nei suoi abiti il gioco degli opposti che caratterizza la vita quotidiana: la pelle si combina con il satin più lucido, con i fiori dipinti a mano, con i ricami di perline e di filo di seta. Il contrasto viene enfatizzato da Ward nella scelta dei colori, con l'uso dell'elegante bianco e nero, della ricchezza del nero e oro, della raffinatezza del bianco e blu. Le linee scivolate sono purissime, mentre i tagli lineari contrastano con i ricami ultramoderni o irresistibilmente retrò. E il viaggio si conclude con un abito da sposa etereo, realizzato in un prezioso merletto color crema e decorato con perle di silicone che sembrano fiocchi di neve.

Le cupole barocche al centro dell’ispirazione dell’architetto stilista Sabrina Persechino per la collezione “Barock”, sintesi tra barocco e rock. Il sistema delle cupole è stato destrutturato per cogliere un particolare: l' elemento decorativo e lo studio matematico-geometrico della pianta come proiezione a terra della cupola stessa. Così il poligono delle forze e la curva delle pressioni diventano la struttura dell'abito. Un susseguirsi di squame in skai e paillettes ricordano i tetti delle chiese gemelle di piazza del Popolo a Roma, e si alternano ai giochi di stampe geometriche che, nell'incontro con sfaccettature di nuances marroni, richiamano il pavimento di Santa Maria del Fiore a Firenze. Grintose tonalità del nero contrastano i punti luce argento; scintillii dorati esaltano le nervature delle cinte metalliche. Tra i tessuti utilizzati prevalgono le sete: satin, duchesse, mikado, ottoman, chiffon, georgette; oltre che velluti in seta, lane e damascati. La cartella colori si ispira alle tinte naturali delle materie delle strutture analizzate, come il bianco, l'oro, l'argento, il nero e i toni del marrone.