Alta Moda a Roma


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Il giorno dei contrasti

La mattina 'The Ethical Fashion Iniziative', la sera una 'Parisienne' a Roma gaultier_296.

di Rita Piccolini
(rita.piccolini@rai.it)

Prima le creazioni colorate e gioiose di designer e artigiani del Ghana e del Burkina Faso realizzate con materiali naturali e tessuti al telaio, poi le provocazioni di Jean Paul Gaultier, che presenta in Santo Spirito in Sassia una antologia delle sue creazioni più famose per celebrare i 15 anni di attività nell’alta moda.

La sfilata-mostra-evento dello stilista francese, ex enfant terribile dell’haute couture francese, (ora è un simpatico e ironico sessantenne), è un avvenimento importante per l’immagine dell’ alta moda romana. Molti stilisti stranieri sfilano a Roma, ma la presenza di un “cugino-rivale d’Oltralpe” in questi anni di crisi generalizzata non può che stupire piacevolmente. E’ una conferma dell’importanza della città come centro di moda e cultura e della necessità di una rinascita sempre più spesso invocata. Silvia Venturini Fendi, alla guida di AltaRoma, non nasconde la propria soddisfazione per la prima volta dello stilista nella capitale:”E’ motivo di grande orgoglio poter accogliere Jean Paul Gaultier, con la sua haute couture dai tagli impeccabili ma sempre provocatoria, in nome di un’estetica multiforme che supera i limiti della prevedibilità creativa”.

Contemporaneamente grande visibilità anche per l’iniziativa di Ethical Fashion, un programma di International Trade Centre per promuovere la manodopera di lusso prodotta “eticamente” da artigiani, di cui il 98% donne, che vivono in comunità svantaggiate dell’Africa orientale, occidentale e di Haiti.

Cinque le giovani stiliste che mettono al centro della loro ispirazione valori etici e solidali come sinonimo di aiuto concreto per i paesi in via di sviluppo: Stella Jean, vincitrice nel 2011 di “Who is on Next?”, il progetto di scouting ideato realizzato da AltaRoma in collaborazione con Vogue Italia; Sabine Portenier e Evelyne Roth, due designer svizzere che hanno dato vita al brand PortenierRoth nel 2007. Per la loro collezione utilizzano tessuti fatti a mano provenienti dal Burkina Faso; Titi Ademola che con base in Ghana ha fondato il brand Kiki Clothing e realizza una collezione con materie prime rese più preziose da una luccicante spruzzata d’oro; Aisha Oboubi, per il brand ancora una volta ghanese Chistie Brown, che presenta abiti ispirati agli anni Sessanta realizzati con tessuti dalle fantasie tribali arricchiti da seta, chiffon, lino organze e crepe di raso.

Ma torniamo al defilé- show “La Parisienne”. E’ lo stesso Gaultier a spiegare il perché di questo appuntamento romano: il desiderio di rendere omaggio all’Italia, il Paese in cui produce gli abiti. “Qui ho sempre prodotto la mia moda e la vostra manifattura è insuperabile” ha dichiarato durante la settimana dell’haute couture a Parigi. Poi le immancabili reminiscenze culturali legate ovviamente al Cinema, ovviamente a Fellini, ovviamente a “La Dolce vita”. “La Parisienne” quindi come omaggio alla sinergia tra le due capitali dell’alta moda.

Una carrellata di creazioni di uno stilista che dichiara che fare alta moda è eccitante e divertente e di sentirsi, quando crea, “come un bambino in una stanza di giocattoli” con cui giocare senza regole. Del resto infrangere le regole è la sua specialità e la base del suo successo. Ecco allora dagli archivi storici della maison gli abiti più significativi della sua produzione creativa. Un mix di ironia, erotismo e trasgressione sulla passerella romana. Tra i modelli selezionati anche alcuni della sua ultima collezione presentata alcuni giorni fa a Parigi per una “femme fatale” sempre più pantera, maculata dalla testa ai piedi, che gioca con un guardaroba pieno di abiti con trasparenze laddove “il faut”, guepière, pellicce, reggiseni conici e inquietanti, vero must delle sue collezioni, e bustier come quello creato per la pop star Madonna nei lontani anni Novanta e indossato per il “Blonde Ambition Tour”. Gioco, “divertissement”, voglia di sperimentare. Jean Paul Gaultier ha disegnato anche costumi per Marilyn Manson, inclusi quelli del periodo di produzione dell’album “The Golden Age of Grotesque”, e per molti film tra cui “Il quinto elemento”di Luc Besson: “Kika- Un corpo in prestito” di Pedro Almodòvar e “La città perduta “ di Jean Pierre Jeunet. Celebre le sua mostra “Bravehearts:Men in Skirt al Metropolitan Museum of Art di New York dove ha fatto sfilare uomini in gonna, con l’intento di recuperare un capo che storicamente faceva parte anche del guardaroba maschile. Una lunga carriera fatta di sperimentazione,fantasia, maestria e impegno, tutti gli ingredienti indispensabili per l’haute couture .

Ma dopo le scoppiettanti suggestioni parigine l’Alta Moda di Roma continua e c’è attesa per le nuove collezioni di Raffaella Curiel e Renato Balestra.