Indagine AIE


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Editori italiani sempre più 'social'

Sei su dieci attivi sui nuovi network g

Il 58,9% delle case editrici che pubblicano più di 16 titoli l'anno usa i social: sono 506 su 8440 gli editori italiani attivi nell'anno. L'uso più frequente è quello di Facebook (circa la metà degli editori italiani, ma l'84,2% di chi è attivo in rete), al secondo posto usano Twitter (il 39,3% degli editori, ma ben il 66,8% di quelli attivi in rete). Avanza anche l'utilizzo di social più visivi come YouTube, Pinterest, Flickr che segnano un impercettibile spostamento verso un nuovo tipo di comunicazione editoriale: un tempo erano le copertine dei libri da sfogliare, oggi sono video, booktrailer e immagini a catturare l'attenzione.

Il 41,8% delle case editrici attive in rete usa più di tre strumenti simultaneamente. E' la fotografia di come l'editoria italiana si muove su Twitter che emerge dall'indagine a cura dell'Ufficio studi dell'Associazione Italiana Editori (AIE) sull'uso di Twitter e dei social media in editoria, presentata al Salone internazionale del Libro di Torino.

Insomma, cinguettano in tanti ma non ancora in modo costante: il 90% degli editori che usano Twitter non fa più di 5 tweet al giorno. Solo il 2,5% degli editori che lo utilizzano fa 10 o più tweet al giorno. E solo il 2,5% totalizza più di 90 mila followers e solo il 3,5% più di 1.000 following.

L'uso dei social sta diventando una nuova forma di grande visibilità per il libro. Cresce la percentuale di chi sceglie un determinato titolo proprio attraverso il web: era l'11% nel 2007, il 15% nel 2009, si arriva al 19% nel 2012. Dalla ricerca risulta che dal 2007 le case editrici italiane si sono avventurate su Twitter. La prima è stata la Elliot, seguita l'anno successivo da Apogeo, Edizioni Piemme, Minimum fax, Edizioni Coccole&Caccole.

Nel 2012 sono arrivate a 53, un dato di poco superiore (+11,3%) a quelle dell'anno precedente. Infine, i tre mesi che anticipano il Natale, secondo l'indagine, si confermano come i preferiti dagli editori per attivare un profilo Twitter. Uno su tre (il 33,8% per la precisione), sceglie proprio questo periodo. ''Gli editori italiani, in modo più o meno accentuato, ma molto dipende anche dai segmenti di mercato presidiato, stanno utilizzando un set sempre più articolato di strumenti di comunicazione, che vanno al di là di quelli più tradizionali'', ha sottolineato Giovanni Peresson, responsabile Ufficio studi AIE.