Da Auriti a Kerber


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La crisi e il sogno di un'altra moneta

L’ultima proposta arriva dalla Germania: il ‘Guldenmark’ monete_euro_296

L'idea di una moneta alternativa o parallela, di qualche moneta nuova o di una 'non moneta' prende forma nella mente di alcuni studiosi specialmente nei periodi di crisi finanziaria. L'ultima è di ieri: il "Guldenmark" o marco-fiorino pensato da Markus C. Kerber, il professore della Technische Universitaet di Berlino autore del ricorso con la richiesta di rinviare il giudizio della Corte Costituzionale di Karlsruhe sul fondo salva-stati Esm.

"L'euro è troppo a buon mercato per la Germania e troppo caro per la Spagna", spiega il professore a 'Die Welt': "Per questo propongo per tutti i Paesi con un eccesso della bilancia delle partite correnti, come Germania, Olanda, Finlandia, Austria e Lussemburgo, l'introduzione del marco-fiorino come seconda moneta di pagamento a fianco dell'euro. Cittadini e aziende potrebbero scegliere tra questa nuova valuta e l'euro". Kerber concede anche all'Italia - ma solo in una fase successiva - l'agio di beneficiare di questa valuta spuria.

Non si limitò a una proposta come ha fatto Kerber, ma andò ben più in là il giurista Giacinto Auriti, preside della facoltà di Giurisprudenza di Teramo scomparso nel 2006, che la sua "moneta" - anche se non sarebbe del tutto esatto chiamarla così - la emise in proprio: si chiamava Simec e accadde nel 2000. Benché circolasse solo nel microcosmo di Guardiagrele, il paese natale di Auriti in Abruzzo, per bloccare il Simec - che veniva scambiato con la lira italiana allora vigente - si rese necessario l'intervento della Guardia di Finanza su un ordine della procura chietina. I Simec circolanti furono confiscati e nonostante il dissequestro successivo, l'esperimento non andò a completamento. Oggi i tagliandi superstiti di quell'avventura di cui parlò tutto il mondo sono gelosamente custoditi dagli ammiratori di Auriti e dai collezionisti.

Non folcloristica, anzi notevole la teoria che stava alla base del Simec (Simbolo Econometrico di valore indotto), mezzo di pagamento per libera scelta di chi lo maneggia e non per corso legale forzoso, dimostrazione che sono i cittadini a creare il valore di una moneta locale senza l'intervento dello Stato o del sistema bancario. Il meccanismo prevedeva che dopo un primo cambio con la lira - al rapporto di uno a uno - a un Simec si attribuisse il valore convenzionale di due lire.

Così chi addiveniva al cambio si ritrovava a parità di reddito con un potere d'acquisto raddoppiato. Se non altro a Guardiagrele, dove l'adesione all'esperimento fu fiduciosa e massiccia. La garanzia per i detentori di Simec gravava, qualora si rivelasse insufficiente un eventuale afflusso di lire, su Auriti medesimo in qualità di soggetto emittente.

C'era a fondamento dell'esperimento - che sfumò più per l'intervento giudiziario e per ovvie generali ostilita' che per una provata inconsistenza - la teoria contro il 'signoraggio', ossia l'attribuzione alle banche centrali dell'emissione di moneta, considerata "a danno" dei cittadini. E' una corrente di pensiero giudicata perlomeno eterodossa da tutti gli economisti "ufficiali", ma che ha raccolto e rielaborato varie suggestioni intellettuali sviluppate, tra gli altri, dal grande poeta Ezra Pound nei suoi saggi sulla finanza e sull'usura, le cui linee essenziali "il miglior fabro" condenso' nel Canto XLV.