L’Oscar 2010 per il miglior film è stato assegnato a “The Hurt Locker” di Kathryn Bigelow, che ha vinto anche la statuetta per la miglior regia. Una vittoria che presenta diverse curiosità. Innanzitutto la Bigelow è la prima donna a vincere l’Oscar per la regia negli 82 anni di storia dell’Academy Award, simbolicamente proprio nella giornata della donna. Poi il film, costato circa 11 milioni di dollari, che ne ha incassati finora solo 13, ha stracciato il kolossal “Avatar”, costato 400 milioni di dollari e in vetta alla classifica dei film più visti di sempre con oltre due miliardi di dollari incassati; film, tra l’altro, diretto da quel James Cameron che della Bigelow è l’ex marito. “The Hurt Locker”, infine, il cui titolo, ha spiegato la regista, vuol dire letteralmente “il luogo del dolore definitivo”, ma che significa che la guerra è come una droga, è un film sulla guerra in Iraq, e forse sarebbe sbagliato dedurre dalla vittoria che l’America voglia far pace coi suoi fantasmi, visto che in effetti nelle sale a vederlo non è andato quasi nessuno.
Nella serata della cerimonia finale, oltre tre ore di spettacolo condotto da Steve Martin e Alec Baldwin, rivali in amore per Meryl Streep in “E’ complicato”, “The Hurt Locker” si è portato a casa ben sei premi: oltre a miglior film e miglior regia, miglior montaggio (Bob Murawski – che ha detto di essersi formato sui film di Dario Argento e Lucio Fulci - e Chris Innis), miglior montaggio del suono (Paul N.J. Ottosson), miglior missaggio del suono (Paul N.J. Ottosson e Ray Beckett) e miglior sceneggiatura originale (Mark Boal). La corazzata “Avatar”, invece, si è dovuta accontentare di tre statuette “minori”: miglior fotografia (Mauro Fiore), miglior scenografia (Rick Carter, Robert Stromberg e Kim Sinclair) e migliori effetti speciali (Joe Letteri, Stephen Rosenbaum, Richard Baneham e Andy Jones).
“The Hurt Locker” parla di una squadra di artificieri dell’esercito americano di stanza in Iraq, la “Bravo Company”, guidati da un sergente folle ed esaltato che li trascina in un mortale gioco di guerriglia urbana. Nel cast Jeremy Renner Anthony Mackie, Brian Geraghty, Ralph Fiennes, Guy Pearce, David Morse e Evangeline Lilly.
Gli attori. Dopo cinque nominations in 38 anni di carriera, Jeff Bridges ha vinto meritatamente l’Oscar come miglior attore per la sua interpretazione in “Crazy heart”, per la quale aveva già vinto il Golden Globe. Ha battuto il George Clooney di “Tra le nuvole” ed ha ringraziato dal palco i genitori per averlo avviato “a una professione così fica”. L’Oscar per la migliore attrice è andato a Sandra Bullock per “The blind side”, un po’ a sorpresa anche perché 24 ore prima l’attrice aveva vinto il non lusinghiero premio come peggiore attrice dell’anno ai Razzies, i celebri anti-Oscar, per il film “All about Steve”, anche questa una coincidenza mai verificatasi prima. “L’ho veramente meritato questo Oscar o vi ho preso semplicemente per stanchezza?”, ha commentato ironicamente la Bullock dal palco. Miglior attore non protagonista è stato giudicato Cristoph Waltz per il suo ruolo in “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino, probabilmente il vero deluso di questa edizione. L’Oscar per la miglior attrice non protagonista, invece, è andato a Mo’Nique, madre senza cuore in “Precious”, che ha vinto anche l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale (Geoffrey Fletcher, tratta da “Push” di Sapphire).
Gli italiani. C’è stato anche un pezzo d’Italia in questa edizione degli Academy Awards. L’Oscar per la miglior fotografia è andato a Mauro Fiore per “Avatar”, che dal palco ha ringraziato Cameron e i genitori, Lorenzo e Romilda Carpino, e ha detto in italiano: “Viva l’Italia, un gran saluto all’Italia, un grande abbraccio!”. Fiore, nato nel 1964 in provincia di Cosenza, è arrivato negli Stati Uniti all’età di 7 anni con i suoi genitori, “arrivati qui – ha raccontato – con 4 valigie e un sogno”. Durante gli studi al Columbia College di Chicago, conobbe Janusz Kaminsky, storico direttore della fotografia di Spielberg, e si traferì in California. La sua carriera è cominciata proprio come elettricista e tecnico delle luci in alcuni film di Spielberg ed è proseguita come direttore della fotografia di film come “Training day”, The Kingdom” e “Smokin’ Aces”. L’altro italiano premiato è stato Michael Giacchino, Oscar per la miglior colonna sonora per “Up”, che ha vinto anche l’Oscar per il miglior film di animazione. Giacchino, classe 1967, è nato in New Jersey, i suoi nonni erano originari dell’Abruzzo e della Sicilia e dal 2009 ha ottenuto anche la cittadinanza italiana. Dopo aver frequentato la School of Visual Arts di New York, il primo incarico rilevante lo ottiene (anche lui) da Steven Spielberg, che gli fa comporre le musiche per il videogioco tratto dal film “Jurassic Park”. Da allora ha continuato a lavorare per la Dreamworks.
Gli altri premi. Un’altra sorpresa è venuta dall’Oscar per il miglior film straniero, vinto dal thriller argentino “El secreto de sus ojos” di Juan Josè Campanella, mentre i pronostici davano per favoriti “Il nastro bianco” di Haneke e “Il profeta” di Audiard.
Questi tutti gli altri premi degli Oscar 2010:
Migliori costumi: Sandy Powell per “The young Victoria”
Miglior documentario: “The Cove” di Louie Psihoyos
Miglior documentario corto: “Music by Prudence” di Roger Ross Williams
Miglior trucco: Barney Burman, Mindy Hall e Joel Harlow per “Star Trek”
Miglior canzone originale: "The Weary Kind" di T-Bone Burnett e Ryan Bingham per “Crazy Heart” Miglior corto animato: “Logorama” di Nicolas Shmerkin
Miglior cortometraggio d’azione: “The new tenants” di Joachim Back