di Sandro Calice
BASTARDI SENZA GLORIA
di Quentin Tarantino, Usa 2009 (Universal Pictures)
Brad Pitt, Diane Kruger, Mélanie Laurent, Christoph Waltz, Eli Roth, Michael Fassbender, Julie Dreyfus, Cloris Leachman, Til Schweiger, B.J. Novak, Daniel Brühl, Paul Rust, Samm Levine, Martin Wuttke, Gedeon Burkhard, Jacky Ido.
Il “rischio” con i film di Tarantino è quello di volerli per forza ingabbiare in un genere o in un’analisi. Sono invece una giostra, dei ricordi, delle citazioni, degli omaggi alla storia del cinema. E sulla giostra ci si sale e ci si diverte, non la si studia. Primi anni dell’occupazione nazista in Francia. Shosanna (Laurent) riesce a sfuggire allo sterminio della sua famiglia ad opera del colonnello nazista Hans Landa (un bravissimo Waltz), il “cacciatore di ebrei”. Si rifugerà a Parigi, dove anni più tardi si troverà a gestire una sala cinematografica. Nel frattempo gli americani hanno deciso di formare una squadra speciale di soldati ebrei, “i Bastardi”, capitanati dal tenente Aldo Raine (Pitt), con lo scopo di terrorizzare i nazisti con azioni di guerriglia feroci e sanguinarie. L’occasione per “i Bastardi” di fare il colpo grosso si presenta quando lo stato maggiore del Terzo Reich decide di utilizzare il cinema di Shosanna per la prima di un film di propaganda. Ci saranno tutti, forse lo stesso Hitler. Con l’aiuto dell’attrice tedesca Bridget von Hammersmark (Kruger) Raine e i suoi uomini organizzano l’attentato finale.
“Bastardi senza gloria” è liberamente ispirato al film del 1978 di Enzo Castellari (che qui appare in un cameo) “Quel maledetto treno blindato”, che negli Usa divenne “Inglorious bastards”. Non è, ovviamente, l’unica “dedica”. La sequenza iniziale - bellissima - è un omaggio esplicito al western e a Sergio Leone in particolare. Ma tutta la pellicola è disseminata di colti riferimenti al cinema che da sempre appassiona Tarantino. E lui dà l’idea di divertirsi come un pazzo, quasi ammiccando allo spettatore perché scovi le citazioni. Perfezionista come sempre (il film ha avuto una gestazione di 10 anni dalla prima idea alla realizzazione finale), Tarantino ci consegna insomma un film dei suoi: il tema della vendetta, ”artigianato” invece di effetti speciali, sangue e ironica truculenza quanto basta, un ritmo e un montaggio senza soste e buchi (la scena del bar è da cineteca), una sceneggiatura limatissima (su tutti, il personaggio di Landa, capace di suscitare una tensione da film dell'orrore con un sorriso) e l’idea che il Cinema possa liberarci dal Male. Liberi di impegnarvi a identificare i rimandi a questo cinema (snobisticamente) popolare oppure di salire sulla giostra e farvi un giro.