di Carla Toffoletti
L’immagine del cavallo azzurro - scultura realizzata dai pazienti dell'ospedale psichiatrico di Trieste, simbolo della liberazione avvenuta - che entra trionfante in città, è una delle sequenze più emozionanti di "C'era una volta la città dei matti", il film di Marco Turco dedicato a Franco Basaglia trasmesso su Raiuno ieri e stasera.
Prodotta da Claudia Mori e da Rai Fiction, con Fabrizio Gifuni nel ruolo di Franco Basaglia, la fiction racconta la grande rivoluzione del padre della 180, che portò allo smantellamento dell'ospedale psichiatrico e alla creazione di una serie di servizi territoriali, per dimostrae che si può curare in altro modo. Storie vere di uomini e donne destinati a finire i loro giorni rinchiusi che, grazie alle pratiche rivoluzionarie di Basaglia, riconquistano giorno dopo giorno, tra successi e cadute, la dignità di una vita normale. Nel cast Vittoria Puccini, nel ruolo della “paziente” Margherita, una ragazza realmente esistita mandata in manicomio dalla madre: tormentata dalla colpa di averla concepita con un soldato americano poi sparito, Michela Cescon in quelli dell’infermiera Nives, Branko Duric in quelli di reduce di guerra ridotto al mutismo.
Quella che il regista Marco Turco porta sullo schermo è una vera e propria rivoluzione. Quella pacifica e appassionante di Basaglia, lo psichiatra che per primo affrancò la sofferenza mentale dalla prigionia dei manicomi, stravolgendo il corso della storia e diventando un esempio per tutto il resto d’Italia. Per la prima volta i pazienti vengono considerati esseri umani.
>>> L'intervista al regista, Marco Turco
>>> L'intervista a Fabrizio Gifuni