Oltre il 73% degli italiani si sente in forma, ma il 57% è insoddisfatto per la propria situazione economica. E' quanto emerge dall'Annuario 2008 dell'Istat, presentato mercoledì 12 novembre a Roma. Il 39% degli italiani è affetto da patologie croniche e 1 su 5 fuma. Maniaci dell'auto, 35 milioni in circolazione, e del telefonino, oltre 81 milioni le linee attive, gli italiani si sentono comunque poveri. Aumentano le nascite, ma la popolazione invecchia: 1 su 5 è over 68. In crescita il numero degli omicidi e dei suicidi.
La crisi stringeva gli italiani già prima del crollo delle Borse: lo dice il rapporto Istat. Una famiglia su due si sente più povera. La quota di famiglie che giudica peggiorata la propria situazione economica rispetto all'anno precedente passa dal 41% del 2007 al 54,5% del 2008.
Diminuiscono invece le famiglie che giudicano invariata la propria condi- zione (dal 51,9% al 39,4%), mentre anche al Nord il 14,9% ritiene la propria situazione molto peggiorata, quota che sale al 18,7% nel Mezzogiorno.
Popolazione
Alla fine del 2007 i residenti in Italia sono 59.619.290, circa 488.000 in più rispetto all’anno precedente. Tale incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+494.871 unità) che neutralizza l’effetto negativo del saldo naturale (-6.868 unità) sul quale ha influito l’aumento della mortalità nel Mezzogiorno. Al 1° gennaio 2008 gli stranieri residenti sono 3.432.651 con un incremento di 493.729 unità rispetto all’anno precedente; attualmente gli stranieri iscritti in anagrafe rappresentano il 5,8% della popolazione totale, un valore che conferma il trend crescente degli anni precedenti. Guardando la cittadinanza della popolazione straniera, i flussi provenienti dall’Unione europea (27,2%) tolgono il primato all’area dell’Europa centro-orientale (24,4%) a seguito dell’ingresso nell’Unione di Polonia e Romania, i paesi a più alta componente migratoria.
La fecondità delle donne italiane nel 2007 è salita a 1,37 figli per donna (da 1,35 nel 2006), si tratta del livello più alto registrato negli ultimi anni. All’interno dell’Unione Europea, ma per il confronto internazionale i dati si fermano al 2006, e fatta eccezione per la Germania (1,34 figli per donna), solo alcuni paesi dell’Europa dell’Est hanno livelli di fecondità più bassi (in particolare la Slovacchia con 1,24 e la Polonia con 1,27).
In lieve ripresa i matrimoni dopo il calo osservato fino allo scorso anno, che salgono dai 245.992 del 2006 ai 250.041 del 2007, mentre il tasso di nuzialità rimane costante al 4,2 per mille. Il matrimonio religioso rimane ancora la scelta più diffusa (65%), anche se sono in continuo aumento i matrimoni celebrati con rito civile. E’ soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale e la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 79,2% (contro il 53,5% del Nord e il 59,3% del Centro).
Prosegue il processo di invecchiamento della popolazione: ormai un italiano su cinque è ultrassessantacinquenne e anche i “grandi vecchi” (dagli ottanta anni in su) rappresentano il 5,3% della popolazione italiana. Al 1° gennaio 2008 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo un valore pari al 142,6%. Considerando i dati a livello internazionale, che però si fermano al 1° gennaio 2006, il nostro paese, con un indice pari a 139,9%, è quello maggiormente investito dal fenomeno dell’invecchiamento. Gli altri paesi dell’Unione europea in cui la popolazione ha una struttura per età particolarmente “vecchia” sono Germania, Grecia e Bulgaria.
Famiglie
Nel 2008 la percentuale di persone di 14 anni e più che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte della propria situazione economica scende al 43,7% dal 51,2% del 2007 e dal 64,1% del 2001; la quota più alta di soddisfatti si registra al Nord (51,8%), mentre si attesta al 43,1% nel Centro e si riduce al 33,4% nel Mezzogiorno. Le persone per niente o poco soddisfatte sono invece il 53,7% (33,1% nel 2001); la quota più alta di insoddisfatti si trova al Sud (64,2%), meno rilevante quelle del Nord (45,9%) e del Centro (53,5%). Nello stesso anno l’80,1% della popolazione di 14 anni e più esprime un giudizio positivo sul proprio stato di salute (dato di poco superiore al 2006); il 12,9% è poco soddisfatto, mentre le persone del tutto insoddisfatte sono il 4,4%. Nel Nord il livello di soddisfazione si attesta all’82,8%, nel Mezzogiorno scende al 77,3%.
Nel 2008 la percentuale di famiglie che denunciano difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità costituisce una realtà rilevante. Le situazioni di maggiore difficoltà di accesso continuano a manifestarsi relativamente al pronto soccorso (55,7%), alle forze dell’ordine (40,6%), agli uffici comunali (35,3%), ai supermercati (31,5%) e agli uffici postali (27,9%). Permangono differenze a livello territoriale; infatti, le famiglie meridionali hanno più problemi nell’accesso ai servizi, ma il divario diventa più contenuto nel caso dei negozi di generi alimentari e dei supermercati.
Nel 2008 la partecipazione, in termini di impegno, dei cittadini alle attività sociali e di volontariato risulta stabile rispetto al 2007. Nel 2008 il 9,0 % delle persone di 14 anni e più partecipa alle attività gratuite di volontariato, l’8,8% a riunioni di associazioni culturali, mentre il 15,8% si limita a versare soldi a un’associazione. Il Nord è più impegnato, infatti le attività di volontariato nell’area coinvolgono l’11,9% dei cittadini di 14 e più anni, tale quota scende all’7,8% nel Centro e al 5,8% nel Sud.
Sempre nel 2007, rimane sostanzialmente stabile la quota di persone di 3 anni e più che dichiara di praticare uno sport con continuità (21,6%) o saltuariamente (9,7%). La percentuale di sedentari, cioè coloro che non si dedicano a uno sport né a un’attività fisica nel tempo libero, è pari a 40,2%, con le donne più numerose degli uomini (44,9% contro 35,3%). Nel 2007, ben il 73,7% delle famiglie è proprietaria dell’abitazione in cui vive, mentre quelle che pagano un canone d’affitto rappresentano il 17,2% del totale. Tra le famiglie in affitto, la maggior parte vive in abitazioni di proprietà di un privato (70,8%, nel 2006 erano il 70,6%), mentre le famiglie che vivono in case di proprietà di enti pubblici sono il 22,3% contro il 20,5% del 2006. L’equo canone conferma il trend decrescente, le famiglie che hanno questo tipo di contratto passano dal 23,8% del 2006 al 21,8% del 2007, ma diminuiscono anche quelle con un tipo di contratto patti in deroga che passano dal 24,3% del 2006 al 23,5%.
Istruzione
Sono 8.938.005 gli studenti iscritti all’anno scolastico 2006/2007, 28.898 in più rispetto a quello precedente, a conferma del trend positivo avviato nel biennio 2000/2001. Il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al cento per cento per la scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, mentre è in continuo aumento quello della secondaria di secondo grado, passato dall’89,8% del 2001/2002 al 92,5% del 2006/2007.
L’aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante innalzamento del livello di istruzione della popolazione italiana; la quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore si attesta al 32,4%, mentre il 10,2% possiede un titolo di studio universitario. I giovani iscritti per la prima volta all’università nell’anno accademico 2006/2007 sono poco più di 308.000, circa 16.000 in meno rispetto all’anno precedente (-5,0%), confermando una fase di flessione delle immatricolazioni rilevata a partire dal 2004/2005; in controtendenza le immatricolazioni ai corsi triennali dei gruppi chimico-farmaceutico (+5,2%) e ingegneria (+4,7%). Nel complesso la popolazione universitaria è composta da 1.809.186 studenti, con una mobilità territoriale piuttosto elevata: uno studente su cinque studia in una regione diversa da quella di residenza. La partecipazione agli studi universitari risulta particolarmente elevata in Molise, Abruzzo, Basilicata e Lazio, regioni in cui per 100 residenti di 19-25 anni, più di uno su due è iscritto a un corso accademico, spesso fuori sede.
Le donne sono più propense degli uomini a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria (le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono circa 71 su 100, i diplomati circa 61), ma anche a portare a termine il percorso accademico (le laureate sono circa 24 ogni 100 venticinquenni contro i 17 laureati ogni 100 maschi della stessa età).
Le migliori opportunità lavorative si presentano ai laureati provenienti dai corsi lunghi dei gruppi ingegneria (81,3% svolge un lavoro continuativo iniziato dopo il conseguimento della laurea), chimico-farmaceutico (73,7%) ed economico-statistico (65,7%). Le laureate nei corsi lunghi incontrano più difficoltà dei loro colleghi maschi nel trovare lavoro; per i laureati triennali, invece, non si rilevano differenze significative tra i due sessi. Al Nord lavorano continuativamente il 66,3% dei laureati nei percorsi lunghi e il 54,9% nei corsi triennali; seguono i laureati del Centro (rispettivamente con il 53,6% e il 45,9%) e quelli del Mezzogiorno (con il 43,4% e il 34,7%).
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