Quasi un gentile scherzo del destino questo Leone d’Oro alla 67. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, vinto con “Somewhere” da Sofia Coppola, ex fidanzata del presidente della giuria Quentin Tarantino. Ma ovviamente è solo una nota di colore.
Il regista ha sottolineato che “è stata una decisione unanime”, spiegando che “questo film ci ha incantato fin dalla prima scena, è cresciuto dentro di noi, nelle nostre analisi, nelle nostre menti, nelle nostre fantasie. E’ stata una passione, stavamo magari parlando di un altro film e tornavamo a parlare di questo”. “Non ci credo, non ci credo, è un grande onore. Grazie ai miei genitori e grazie a mio padre che mi ha insegnato”, ha detto Sofia Coppola, 39 anni.
La regista vince a distanza di 18 anni dal Leone d’Oro alla carriera vinto dal padre e dopo sei anni dall’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per “Lost in translation”, quinta regista donna ad aggiudicarsi il massimo riconoscimento nella storia della Mostra dopo Leni Riefensthal con “Olympia” (1938), Margarethe Von Trotta con “Gli anni di piombo” (1981), Agnes Varda con “Senza tetto né legge” (1985) e Mira Nair con “Monsoon wedding” (2001).
Tutti i vincitori.
Leone d’Argento per la miglior regia ad Alex De La Iglesia per “Balada triste de trompeta”.
Premio speciale della Giuria a “Essential killing” di Jerzy Skolimowski.
Leone Speciale per l’insieme dell’opera a Monte Hellman per “Road to nowhere”
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Vincent Gallo per “Essential killing”.
Coppa Volpi per la migliore attrice a Ariane Labed per “Attenberg” di Athina Rachel Tsangari.
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente a Mila Kunis per “Black swan” di Darren Aronofsky.
Osella per la migliore fotografia a Mikhail Krichman per “Silent Souls” di Aleksei Fedorchenko.
Osella per la migliore sceneggiatura a Alex De La Iglesia.
Leone del Futuro - Premio Venezia Luigi De Laurentiis per la migliore opera prima a “Cogunluk”' (Majority) di Seren Yuce.
Il premio Orizzonti per il miglior lungometraggio a “Verano de Goliat” di Nicolas Pereda.
Gran Premio Speciale della Giuria della Sezione Orizzonti a “The Forgotten Space” di Noel Burch e Allan Sekula.
I due fatti sono che c’è sicuramente il marchio di Tarantino (Coppola, De La Iglesia, Hellman) nelle scelte finali e che l’Italia, presente con quattro pellicole in concorso, torna a mani desolatamente vuote. Qualcuno prova a fischiare il regista quando arriva alla conferenza stampa finale e lui risponde con un gesto non elegantissimo e un “buuu you!”. Poi dice: ”Mi ricordo di essere stato al Sundance nel 1992 con ‘Le iene’ e non vinsi nulla anche se avevo un amico in giuria. E Monte Hellman mi disse: ‘Avere un amico in giuria è la cosa peggiore che ti può capitare’. Il modo in cui ha lavorato la giuria ha fatto sì che ogni decisione sia stata presa all’unanimità, senza la mia influenza”. A cominciare dal film vincitore: ”La bellezza, la qualità di questo film, la fotografia, il modo in cui si unisce alle precedenti opere di Sofia, e le due performances degli attori principali sono indiscutibili”. Tarantino ha parole di apprezzamento anche altri due film: “’Silent souls’ (che ha ricevuto molti premi minori) è stato un momento alto di poesia, tre meravigliose e impeccabili prestazioni d’attore”. L’altro è “13 assassins” di Takashi Miike:”E’ piaciuto a tutti, ma non c’erano abbastanza premi per tutti”.
Tra le altre cose, di questo finale ricordiamo De La Iglesia che si inchina davanti alla giuria gridando:”E’ il giorno migliore della mia vita”. Monte Hellman che dopo aver ascoltato la motivazione del suo premio (“abbiamo premiato tutto il corpus dell’opera di Hellman, il suo lavoro d’artista che ha ispirato molti cineasti e il suo impegno estetico”) dice a Tarantino:”Sembra il commento di mio padre”. E l’invisibile Vincent Gallo, che sul palco a ritirare il premio manda il regista, il vecchio Skolimowski, che mettendosi la mano sugli occhi per coprirsi dai riflettori dice: ”Vincent! Sono sicuro che sei lì da qualche parte ragazzo. Su ragazzo, sii coraggioso!”. Poi, rassegnato: “Sono sicuro che vorrebbe ringraziare il suo regista e lo sceneggiatore, e anche il produttore che ha trovato i soldi per il suo salario”. Ecco, magari giusto per il salario un saluto poteva farlo.