di Fabrizio de Jorio
Herat, 30 dicembre 2011
La prima cosa che si nota arrivando al Regional Command West di Herat in Afghanistan è la serenità e l’accoglienza dei militari italiani, in gran parte della Brigata Sassari, che da alcuni anni sono di stanza, prima solo a Kabul nel 2003 e dal 2005 anche ad Herat, alla base denominata Camp Arena.
In effetti, non si ha l’impressione di trovarsi in un teatro così delicato, in un’area di crisi, tanta, appunto, è la spontanea e vigile serenità dei nostri soldati a partire dai gradi più bassi, fino ad arrivare al generale di Brigata, Luciano Portolano, il comandante in capo dei circa 8000 militari internazionali, di cui circa 4200 italiani, presenti nella regione ovest del teatro operativo afghano. Qui le festività sono giornate come le altre, anzi. Spesso, infatti, proprio durante i giorni che precedono o seguono ricorrenze particolari, si intensifica l’offensiva dei talebani ma anche quella della criminalità comune che gestisce la produzione e il traffico internazionale di droghe, oppio e hashish, ma anche il traffico di armi. Gli attacchi più pericolosi per i militari vengono dagli Ied (Improvised Explosive device) ordigni esplosivi, micidiali perché i talebani possono fabbricarli perfino in casa e si attivano a distanza con un semplice telecomando o un cellulare. Questo tipo di bombe può costituire un pericolo per i nostri blindati. Oltre agli Ied la minaccia viene anche da armi da fuoco tipo mortai e armi leggere: l’ultimo in ordine di tempo è stato giovedì 29 dicembre 2011, quando un convoglio, che da Bala Murghab si recava ad Herat, è stato attaccato con armi a tiro teso e mortaio che hanno provocato la morte dell’autista afghano e il ferimento, per fortuna lieve, di un caporale di Avezzano in forza al 66mo reggimento aeromobile “Trieste”.
Purtroppo il bilancio del 2011 si chiude con 10 militari italiani rimasti uccisi in Afghanistan, uno dei quali morto per infarto. Ecco la lista con grado e reggimento d’apparrenenza:
Luca Sanna, caporal maggiore scelto (18 gennaio 2011) 8° reggim. Alpini;
Massimo Ranzani, capitano (28 febbraio 2011), 5° regg. Alpini;
Gaetano Tuccillo, caporal maggiore capo (2 luglio 2011) batt. Logistico Ariete;
Roberto Marchini, caporal maggiore scelto (12 luglio 2011) 8° regg. genio guastatori Folgore;
Davide Tobini, caporal maggiore scelto (25 luglio 2011), 183° regg. Parà Nembo;
Matteo De Marco, maggiore, (16 settembre 2011), carabiniere della Scuola allievi marescialli e brigadieri Firenze, morto per infarto;
Riccardo Bucci, tenente, (23 sett. 2011) Regg. Lagunari Serenissima;
Mario Frasca, caporal maggiore scelto (23 sett 2011), Comforger C4 esercito;
Massimo Di Legge, caporal maggiore, (23 sett. 2011) Ra.Lo.Ce. esercito.
Un decimo militare, Cristiano Congiu, carabiniere è stato ucciso a Kabul il 4 giugno 2011 durante un conflitto a fuoco con elementi di criminalità comune mentre prendeva le difese di una ragazza.
Molti di questi soldati sono morti a causa degli Ied, ma non sempre gli attacchi sono letali anche per via delle dotazioni di sicurezza e dei blindati: il 16 dicembre dello scorso anno c’è stato un attacco contro i militari italiani in Afghanistan. Un ordigno improvvisato (Ied) è esploso al passaggio di un mezzo impegnato in un'attività operativa nel distretto di Bakwa. L'esplosione ha danneggiato il 'Lince' blindato, ma non ha provocato feriti tra i militari del reggimento San Marco che si trovavano a bordo. L'attacco è avvenuto a circa 5 km a sud della base avanzata 'Lavaredo', avamposto a sud dell'Afghanistan sotto il controllo italiano. I ragazzi miracolati, hanno composto dei versi, delle toccanti preghiere di ringraziamento per manifestare la gratitudine al Signore per aver salvato la loro vita.
Per il prezioso supporto logistico i ringraziamenti vanno al generale Massimo Fogari, responsabile dell’Ufficio di Pubblica Informazione dello Stato Maggiore della Difesa e anche al colonnello Vincenzo Lauro, che ha accolto in Afghanistan un gruppo di giornalisti e fotografi di varie testate nazionali. La prima tappa, appunto, è Herat, dove incontro lo staff dell’ufficio di P.I: oltre al colonnello Lauro, il col. Marco Cottignola, il tenente col. Roberto Lanni, il capitano di Vascello Federico Mariani, il maresciallo Vincenzo Matera, il mar. Tonino Cheri.
Bala Murghab, 31 dicembre 2011
Per documentare le operazioni del contingente, dopo la prima tappa al Comando Regionale Ovest di Herat (Rc W), la mattina a bordo di un black hawk, elicotteri da guerra messi a disposizione degli Usa, raggiungo la base di Bala Murghab che, per espandere la bolla di sicurezza sul territorio di responsabilità e per facilitare la transizione alle autorità locali afghane, si avvale di 4 avamposti denominati Cop’s (Combat Outpost), guidati sempre dagli italiani. Gli avamposti si chiamano, Mono, Croma, Victor e Highlander. Ubicati in quota, consentono una costante osservazione ed eventuale immediato intervento verso le principali vie di comunicazione che portano alla valle del Mourghab fino al confine con il Turkmenistan. Highlander è a circa 4 km da bala Murghab e conta 9 uomini, comandati attualmente dal tenente Annalisa Di Cambia.
La vita negli avamposti è spartana, piena di rinunce e spesso rischiosa. I militari di presidio, infatti, effettuano il pattugliamento motorizzato e a piedi diurno e notturno degli itinerari e degli insediamenti urbani per assicurare e mantenere la libertà di movimento della popolazione, sottraendola al controllo degli insorti. La base di Bala Murghab, a nord ovest del Paese, ospita il 151° reggimento della Brigata Sassari, alla cui guida c’è il colonnello Lugi Viel. Passiamo la notte di Capodanno qui, tra i militari della base. Il menu, cucinato da un pool di 7 cuochi sardi, prevede due primi a scelta, astice e cotechino. A fine cenone, gli auguri del comandante Viel che sottolinea il bilancio positivo per il 2011, i successi raggiunti dal 151° reggimento e invita tutti a ricordare i militari caduti. “Ora però- esorta Viel- andiamo tutti a letto perché domani è un giorno come un altro e continuano la nostre operazioni”. Il cappellano militare, Marco Galati, distribuisce una candelina ai militari invitando ad accenderla, così “come ho chiesto ai vostri familiari di accenderne una in finestra in questo stesso momento per starvi vicini e festeggiare insieme il nuovo Anno”. Il giorno dopo le attività proseguono come sempre.
Bala Murghab, 1 gennaio 2012 Il primo dell’anno nella base italiana, è una giornata come le altre: c’è chi va in pattugliamento, chi invece svolge un’attività sanitaria all’interno dell’ambulatorio attrezzato per visitare pazienti, ma non solo i militari. A Bala Murghab , infatti, oltre alle operazioni di contrasto agli insorti e alla criminalità comune e ai trafficanti, si svolge una intensa attività sanitaria e umanitaria a favore della popolazione dei villaggi limitrofi. In mattinata, una ventina tra anziani e bambini, iniziano a far la fila d fronte all’ambulatorio Role1 della base. Role 1 è una denominazione Nato, che indica una struttura sanitaria di primo soccorso e di stabilizzazione del malato al fine di poterlo poi indirizzare nella struttura specializzata nella cura di patologie sia traumatiche, sia di altra natura.
Il capitano medico, Luca Interisano, che in Italia presta servizio all’ospedale romano militare del Celio, ci racconta come spesso, le persone chiedono di farsi curare per patologie traumatiche, come fratture e non avvertono il dolore. Insomma, hanno una soglia di sopportazione molto maggiore rispetto a qualsiasi altra persona. “Pensi –ha detto Interisano- che alcuni giorni fa, mentre curavo un poliziotto afghano per un colpo d‘arma da fuoco io gli ho sorriso e lui, nonostante il forte dolore che sicuramente provava, ha risposto con un sorriso ancora più intenso che esprimeva gratitudine: essere curato e accudito per questo paziente era più forte della sofferenza”. Quanti afghani vengono a farsi curare qui? “Giornalmente una decina tra giovani e anziani. Recentemente anche qualche donna, nonostante siano ancora poche, è venuta in visita. In ogni caso, dice Interisano, cominciano a comprendere che è importante curarsi e noi lo facciamo volentieri”.
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