Mars 500, Marte è vicino


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Atterraggio dalla Terra

I 6 astronauti impegnati da 520 giorni nella prima, vera simulazione del viaggio verso Marte, rientrano dallo Spazio virtuale. Accompagnati da qualche polemica sulle ragioni per le quali hanno partecipato alla missione. Ne abbiamo parlato con Simonetta Di Pippo, oggi Consigliere speciale del direttore generale dell'Esa, che a suo tempo ha contribuito all’avvio della sperimentazione 'Mars 500'

di Emanuela Gialli

Venerdì l’equipaggio impegnato da 520 giorni, da giugno del 2010, nella prima, vera simulazione del viaggio verso Marte, organizzata a Mosca e costata circa 20 milioni di dollari, in gran parte erogati dalla Russia, rientra dallo Spazio virtuale, per tornare alla vita di sempre. Con la consapevolezza di aver svolto un compito essenziale per lo sviluppo dell’umanità e, insieme, della scienza e della tecnologia.

Sei cosmonauti. Tre russi, un cinese, due europei: un francese e un italo-colombiano, Diego Urbina, di 27 anni. L’8 novembre saranno in conferenza stampa mondiale, da Mosca.

Non sono eroi. Sono ragazzi, intorno ai 30 anni, chi più chi meno, che hanno studiato da scienziati, da ingegneri, alcuni anche da medici, altri da astronauti e che hanno sempre avuto una passione per lo Spazio. E non perché magari alcuni di loro, come si vedrà nei singoli profili, sono anche figli della generazione delle “Play-station” , dei “Joystick” e dei giochi virtuali, ambientati quasi sempre nelle spazi interstellari. Ma perché semplicemente credono in quello che fanno. Per loro, almeno per loro, “the game is over”. Ma già da domani, dopo un periodo di riabilitazione, torneranno alla Scienza, alla Ricerca. Perché, questa dimensione terrestre non basta al loro spirito e alla loro mente: vogliono andare “oltre”.

A questo punto, si potrebbe dire: ma allora è per questo che l’hanno fatto, per sfuggire ai problemi di tutti giorni, alla crisi economica che attanaglia il mondo. Forse, è stato un modo per trovare un’occupazione, un lavoro, in un momento di grave recessione. Da questa obiezione, che qualsiasi lettore potrebbe sollevare, inizia l’intervista a Simonetta Di Pippo, oggi Consigliere speciale del Direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Jean-Jacques Dordain , ma, un anno e mezzo fa, contribuì all’avvio della sperimentazione “Mars 500”, come direttore dei Voli Spaziali Abitati dell’ESA.

Qual è il loro compenso, Dr.ssa Di Pippo?
E’ di 112 mila euro. Per un impegno di due anni, sei mesi di preparazione e oltre un anno e mezzo di isolamento. La cifra comprende anche il premio per essere arrivati fino in fondo.

Per più di un anno e mezzo di isolamento?
Certo non è tantissimo, per lo sforzo che hanno fatto. Qualcuno ha detto, per fare una battuta: sì però non hanno dovuto spendere soldi per caffè e sigarette!

A proposito, non hanno sgarrato mai?
No, non era previsto.

Sei uomini in isolamento. Hanno rinunciato proprio a tutto?
Sì, perché sulla portellone c’è un grande lucchetto! Nel 2009, quando ci fu il test per questa simulazione, durato 105 giorni, con un altro equipaggio, però, ho assistito all’uscita dei sei cosmonauti ed ho visto questo grossissimo lucchetto che è stato aperto da un signore russo, ben piazzato, con le tenaglie. La stessa cosa succederà domani.

Dr.ssa Di Pippo, come è fatto questo simulatore? Chi l’ha costruito e chi l’ha pagato?
E’ composto da tre moduli, tre cilindri praticamente: uno per la parte più sociale e lavorativa, uno che simula la superficie di Marte, dove si è finto l’atterraggio e l’esplorazione, e un altro dove hha riposato l’equipaggio. E’ come se fosse un grande capannone. E’ collocato all’interno dell’Istituto per i Problemi Biomedici (IBPM), alle porte di Mosca. E’ costato circa 20 milioni di dollari, in gran parte spesi dalla Russia. L’Esa ha contribuito con circa 2 milioni di euro.

> L'equipaggio (documento pdf)

LA SECONDA PARTE DELL'INTERVISTA:
"Perché l’uomo e perché proprio su Marte?"