Mars 500, Marte è vicino


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Perché l’uomo e perché proprio su Marte?

L'intervista a Simonetta Di Pippo - seconda parte marte_296

Strumenti decisamente empirici, il grande lucchetto, sul portellone del simulatore, e le tenaglie per reciderlo. E’ un po’ la caratteristica dei russi. Pensiamo allo Shuttle, ormai andato in pensione, e alla Soyuz, che invece continua a fare la spola tra la Terra e la Stazione Spaziale Internazionale. Nespoli, che insieme a Vittori, è da pochi mesi rientrato dalla Iss, a proposito della dismissione dello Shuttle ha detto che senz’altro era un vettore sofisticato, elegante, di “stile”, ma costoso; quello russo, più essenziale ed economico. Dunque i russi, riprendendo un antico proverbio, fanno “il passo secondo la gamba”. Gli Stati Uniti in passato hanno realizzato complessi programmi spaziali. George W. Bush si era prefisso degli obiettivi ambiziosi: il ritorno dell’uomo sulla Luna e l’esplorazione di Marte. L’attuale presidente Obama ha dovuto fare i conti con la crisi e rivedere il programma spaziale, soprattutto la tempistica. Gli Usa avrebbero intenzione di lasciare la ISS ai privati, garantire gli spostamenti da e per la Stazione con vettori commerciali, che darebbero fiato all’industria tecnologica e all’economia degli Stati Uniti. E poi impiegare le maggiori risorse ottenute nello studio di nuovi sistemi per riprendere l’esplorazione umana dello Spazio, a cominciare dalla Luna. Ma tra Russia e America si sta introducendo con forza la Cina. Gli scenari sono dunque anche politicamente interessanti.

Visto che si riesce a simulare il viaggio e la permanenza su Marte, vuol dire che gli scienziati sanno già praticamente tutto. Allora, perché andarci, Dr.ssa Di Pippo?
[Sorride]. Io faccio sempre il paragone con un alieno che sbarca sulla Terra. Dipende molto dal punto che sceglie per sbarcare. Se fosse il Sahara o La Foresta amazzonica, fosse soltanto uno dei due, si farebbe un certa idea della Terra, dedurrebbe cioè, dal punto di vista scientifico, una Terra diversa in funzione di dove atterra. Ora, noi di Marte in realtà abbiamo una conoscenza piuttosto scarsa. Ed è così, nonostante l’invio di sonde, di “rover”, come “Spirit” ed “Opportunity” (mandati dalla Nasa circa 10 anni fa, ndr), che ci hanno spedito immagini e informazioni per aiutarci a capire meglio la superficie del pianeta Marte, l’eventuale presenza di acqua, alcuni fenomeni meteo, come il vento. Ma non basta. Perché l’uomo, dice lei. Ma perché la filosofia applicata dagli scienziati di tutto il mondo all’esplorazione dello Spazio è sempre stata la stessa: prima si mandano le macchine, le sonde robotiche, poi si studia a terra il materiale, infine parte l’uomo.

Perché proprio Marte, allora a questo punto, che sembra avere delle condizioni proibitive di sopravvivenza?
Su Marte è vero che la temperatura, ad esempio, è bassa, perché è più esterno nel sistema solare rispetto alla Terra. La Terra si trova in quella che in un sistema solare si chiama “zona abitabile”, cioè una zona, virtuale, una fascia del sistema solare, dentro la quale esistono e si mantengono per un lungo periodo di tempo le condizioni positive per la formazione di forme di vita complessa, come la nostra.

Marte è molto lontano da questa zona?
E’ immediatamente al di là del bordo esterno di questa zona abitabile. Il fatto importante è che con l’andare del tempo, si calcola 4 miliardi e mezzo di anni, il Sole, che è una stella “nana bianca”, aumenterà di dimensioni e scalderà di più i pianeti vicini. Questo vuol dire che la “zona abitabile” si sposterà verso l’esterno del sistema solare. La Terra uscirà da questa area, dove invece probabilmente entrerà Marte.

Dunque sulla Terra tra qualche miliardo di anni non si potrà più stare?
Direi di sì. La ragione per cui si studia Marte è perché c’è la convinzione che sulla sua superficie parecchie centinaia di milioni di anni fa ci fosse dell’acqua liquida, nonostante le basse temperature del pianeta. Si pensa che ci fossero dei laghi, probabilmente. E poi ci sarebbero evidenze di fenomeni legati allo scorrimento di acqua liquida (come le incisioni nella roccia, tipo “canali”, asciutti ora, che i robot della Nasa hanno fotografato, ndr). E tra l’altro si è visto da alcuni studi, non del tutto confermati, che in realtà ancora l’acqua c’è, solida, sotto forma di ghiaccio, ai Poli, ad esempio. L’acqua liquida invece oggi non c’è. Dunque, sicuramente qualche fattore deve essere intervenuto: l’acqua è evaporata? C’è stato un cataclisma? Sicuramente è avvenuto un fatto che ha cambiato le condizioni del pianeta. Quando, ancora non è chiaro. Ma più cerchiamo di studiare il pianeta, più cerchiamo di capirne i segreti, più sapremo come si è evoluto Marte e, di riflesso, come si evolverà la Terra.

Per prepararci insomma a fare le valigie.
[Sorride]. A lungo termine, però!

Sa cosa vedo però in tutto questo? Da una parte, siamo alle prese con i problemi della crisi economica sulla Terra, dall’altra abbiamo l’ampio respiro della Scienza che ci presenta anche un pianeta diverso da abitare. Qual è il momento di sintesi?
L’esplorazione dello Spazio. Che ci aiuta a progredire anche in questa vita (pensiamo ai progressi della medicina dovuti proprio agli esperimenti fatti nello Spazio). Non solo. Ma, quando si hanno obiettivi molto difficili da raggiungere, bisogna essere creativi, bisogna inventare delle soluzioni tecnologiche nuove. Ed è da lì che poi ricade sulla Terra tutta una serie di innovazioni. In realtà lo Spazio traina, certamente non subito, perché ovviamente le ricadute non sono immediate, ma nel giro di pochi anni, conoscenze e scoperte che poi arrivano a beneficio dei cittadini. (Eigi)