Vaticano e Asi, insieme sito su astronomia


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Perché la scienza sia messaggio più chiaro

Parla Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana s

La Missione, l’ultima, dello Shuttle si chiama DAMA, Dark MAtter. Il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, che ha assistito in Vaticano al collegamento del Papa con la Stazione Spaziale Internazionale, ci ha spiegato gli aspetti che interessano più da vicino tutti noi. Ma soprattutto ci ha parlato di una interessante iniziativa scientifica, che vede protagonista proprio il Vaticano.

Questo storico collegamento del Papa con la Stazione Spaziale Internazionale avrà un seguito, presidente Saggese?
Sì. Oggigiorno vediamo che le parole della scienza sono difficili. Le persone recepiscono le informazioni diffuse dal mondo scientifico a volte con dei dubbi. E spesso la superstizione viene concepita nello stesso modo della scienza. Con il Vaticano condividiamo l’obiettivo di fare della Scienza un messaggio più chiaro. Abbiamo aperto quindi un sito con la Santa Sede in cui si parla di astronomia e nel quale le parole della Scienza vengono spiegate nel modo più semplice possibile. E’ importante la sensibilità che il Vaticano dimostra nei confronti della Scienza. Nella Santa Sede lavorano molti scienziati e quindi la collaborazione con l’Agenzia spaziale è stata molto semplice da realizzare.

A proposito di informazioni da far arrivare in modo semplice, lo Spettrometro Alfa, l’Ams portato dallo Shuttle sulla Iss, ci piace molto (dovrà catturare l’antimateria presente solo nei raggi cosmici, perché a contatto con l’atmosfera si “annichilisce”, a causa della materia, ndr.). Come ci piace molto anche il “naso artificiale” (nella Iss identifica i gas responsabili del cattivo odore a bordo, ndr.), che potrebbe avere delle applicazioni molti utili in campo medico-clinico.
Sì. In realtà i “nasi artificiali” hanno una prima applicazione quasi esclusivamente medica. In fondo è quello che faceva il buon medico di campagna, che osservava il paziente e ne sentiva l’odore. Infatti i batteri, quando si stabiliscono nell’organismo umano, emettono dei loro prodotti di metabolismo, che hanno un odore. Questo odore può essere percepito. E dunque il medico può capire, per certi tipi di malattie batteriche, quale è annidata nel corpo del paziente proprio dall’odore. I “nasi artificiali” sono dei sensori che percepiscono la presenza di alcuni gas nell’atmosfera, che sono i metaboliti di certi batteri. Quindi si può capire quello che sta succedendo intorno a noi e, in medicina, quali malattie vengono ad affettare un particolare paziente. Sulla Iss sono stati disposti tre “nasi artificiali”, per studiare quali sono i gas, poco profumati, per così dire, rendono l’aria irrespirabile agli astronauti. D’altronde lì si ricicla tutto…

Una precisazione sullo spettrometro. Resterà agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale per dieci anni e sarà operativo per almeno tre anni o per tutti i dieci anni?
Diciamo che lui, lo spettrometro, se non si guasta nulla, e di solito le cose che l’uomo non tocca tendono a non guastarsi, può lavorare tranquillamente dieci anni. All’inizio si era pensato di raffreddarlo, di aumentarne la sensibilità mettendo un raffreddatore che era un gas tipo aria liquida. Però questo sistema si sarebbe esaurito in due-tre anni. Quando si è deciso di tenere in vita la Stazione Spaziale come laboratorio non solo fino al 2015 ma almeno fino al 2020, e forse fino al 2028, allora si è scelto di avere uno Spettrometro magari meno sensibile ma più duraturo nel tempo. Anche perché il suo compito è di cogliere segnali, l’antimateria, che capitano molto raramente. Più dura e più informazioni si hanno.

I segnali dell’antimateria sono nei raggi cosmici?
S’, ma guardi che c’è anche a Terra. Per esempio, quando si fa un’analisi medica con la Pet (Positron Emission Tomography, ndr.), con i positroni, si crea in realtà una coppia di elettrone e positrone. Il positrone è l’antimateria. La coppia viene creata in un acceleratore. Quindi è artificiale. Elettrone e positone vengono iniettati nel corpo. Quando si “annichiliscono” nel corpo emettono dei fotoni. La Pet va a studiare questi fotoni, che sono proprio il risultato dell’annichilimento dell’elettrone e del positrone. Adesso si tratta di verificare se l’antimateria esiste in natura anche a livello di componenti più pesanti, rispetto al positrone o al neutrone, per il quale Segrè prese il Nobel (il fisico italiano vinse il premio nel 1959, ndr.). Per esempio, sarebbe utilissimo vedere se in natura esiste il carbonio in antimateria. Se esiste l’antimateria pesante, vuol dire che esistono delle stelle di antimateria. Perché gli elementi pesanti si ottengono per composizione dentro una stella. Quindi se esiste carbonio in antimateria, significa che ci sono stelle di antimateria. Dunque si può capire meglio perché dal Big Bang, in cui in teoria si sarebbe creata tanta materia e tanta antimateria, in parti uguali, è rimasta soltanto materia, che è tre-quattro volte più diffusa dell’antimateria. Stiamo studiando questi aspetti per vedere il modello Dell’Universo. Lo so, è complicatissimo, ma spero di essermi spiegato. (Egi)