La società libica è tradizionalmente divisa in clan, se ne contano circa 140. Gheddafi formalmente aveva abolito il sistema tribale, considerandolo un ostacolo alla modernizzazione. Ma l'appartenenza tribale era rimasta fondamentale nel paese, e anche il rais aveva finito per fondare il proprio potere sui rapporti e le alleanze con i clan.
Ora, caduto il sistema di potere militar-nazionalista (eredità della decolonizzazione, come i regimi di Ben Ali e Mubarak), le tribù rimangono l'unica vera struttura politico-sociale del Paese. Sono state alcune di loro a sollevarsi contro Gheddafi e a combattere la guerra civile, sulla base di vecchie ruggini, sono state altre a battersi fino all'ultimo a fianco del dittatore, in nome dei benefici ricevuti.
Ora, l'interrogativo è: come si spartiranno il potere? Chi prevarrà? E come? Troveranno un accordo in pace, o cominceranno a combattersi?
Uno scenario iracheno, con il paese diviso su basi etniche e religiose e alcune zone in preda al terrorismo, non è un'ipotesi irreale. E neppure lo scenario peggiore, quello somalo, puo' essere escluso a priori. Tuttavia, il paragone con Baghdad sembra più calzante. In Libia c'è il petrolio, e la partita non si gioca solo fra i libici, ma coinvolge anche le potenze occidentali, che hanno dato un contributo decisivo alla sconfitta del dittatore. Un contributo che, al di là delle dichiarazioni di principio sulla difesa dei diritti umani, mira anche al controllo dei ricchi giacimenti.
Ai tempi di Gheddafi, in una dittatura priva di organi di rappresentanza e anche di una amministrazione civile, la tribu' è stata per decenni l'organismo sociale al quale i singoli si rivolgevano per ottenere protezione, dirimere le controversie, ottenere posti di lavoro nella pubblica amministrazione e nelle forze di sicurezza. Queste ultime, tranne alcuni corpi speciali fedeli direttamente al rais, erano in realtà accozzaglie di milizie tribali.
Le tribù principali in Libia sono quattro, intorno alle quali si raggruppano quelle minori.
La principale è quella dei WARFALLA, in Tripolitania (ovest), che raccoglie un milione di persone. Ha abbandonato subito Gheddafi, facendo di Misurata la propria roccaforte, unica città in mano agli insorti nell'ovest, assediata e nai riconquistata dai lealisti.
A est invece ci sono gli ZUWAYYA. Anche loro hanno scaricato il rais, seguendo il loro capotribù, e si sono messi a combattere con gli insorti. Contro il dittatore si sono schierati anche i tuareg, il popolo del deserto sparso in vari paesi del Nordafrica.
A sostenere ancora Gheddafi sono le altre due tribù principali, più piccole delle altre. In primo luogo i GHADAFA, il clan dal quale proviene il dittatore, con roccaforte nella sua città natale di Sirte, sulla costa al centro del paese. E' un clan che non ha mai contato molto nel paese, prima del colpo di stato del colonnello.
Più potenti sono i MEGARHA, che vivono nella parte sudoccidentale del paese (a questa tribù appartiene l'attentatore di Lockerbie liberato dalla Scozia, Abdel al-Megrahi).