Le sculture di Ferdinando Codognotto


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Il legno diventa ingegno

Nei vicoli di Roma spiccano la Luna e il Sole codognotto_296

di Mariaceleste de Martino
mceleste.demartino@rai.it

Da un fusto o un arbusto il legno nelle mani di Ferdinando Codognotto diventa arte viva. Le sue sculture respirano, parlano, ti guardano come personaggi di una fiaba. Passeggiando per il centro di Roma non si può non fare tappa in via dei Pianellari e visitare lo studio dell’artista veneto, nato a San Donà di Piave, il 4 aprile del 1940, figlio di un progettista di giardini e nipote di un vivaista. Studia restauro alla scuola dell’arte di Venezia e da lì nasce l’amore per la scultura.

Codognotto è un uomo che spicca, che colpisce e che ti si scolpisce nella mente. Ci si innamora a prima vista. Chiaro come il legno al quale dà forma, luminoso, lucente, brilla di luce propria anche lui. Lo vogliamo definire un poeta del legno.

Il legno che predilige è il cirmolo o cembro, pino montano, della Val di Fiemme. Lo anima, gli dà corpo e lo fa vivere attraverso simbologie e metafore visive, fino a diventare figure della natura, oggetti e personaggi astratti e naïf. Famose le sue interpretazioni del Sole e della Luna e degli animali, anche mitologici, dal cavallo all’unicorno, conciliando natura e tecnologia. Fiori piccoli e giganti che ti sorridono e abbagliano, e i Totem meccanici che fanno sognare, viaggiare con l’immaginazione, e innescano un leggiadro gioco mentale.

È Arte di legno musicale, teatrale, in movimento. Liscio, elegante, morbido, da arredo, anche da indossare, da accarezzare, da portare con sé, da amare, da rispettare. Come ogni Ariete nato il 4 aprile, il maestro Codognotto è generoso e sorridente. Ma siate alla sua altezza, corretti e rispettosi della sua gentilezza. Solo così potrete entrare nel suo mondo, nel suo cuore, nella sua vita. Vi racconterà storie affascinanti, come lui, come la sua vita, scolpita nell’amore. Lo hanno visitato personaggi dello spettacolo, tra i più simpatici e affabili, Robert Redford e Julia Roberts, che poco amano il clamore e la mondanità. Per affetto e ammirazione hanno accarezzato le opere d’arte del maestro Codognotto, posandoci le loro mani, molto meglio che posarle nei panni da divo sul pavimento di Hollywood per imprimere le proprie impronte lungo la celebre “Walk of Fame”.

La nostra passeggiata sui sampietrini romani nel rione Parione ha altri sapori e suoni. Il maestro ci accoglie con uno dei suoi sguardi ammalianti e un sorriso affettuoso. Non c’è sempre, spesso è in giro per l’Italia o per il mondo.

I suoi lavori pubblici sono sparsi per il mondo, soprattutto a Roma e New York City, ma anche a Mosca, Tokyo, Rio e San Paolo. È in partenza per Venezia quando lo incontriamo per la nostra chiacchierata amichevole. Sta andando a festeggiare i 104 anni di sua madre. Ci regala cinque noci e un bellissimo ciondolo a forma di Sole, con dei raggi sinuosi che profumano come petali di fiore.

“In questo periodo è così difficile stabilire un contatto con gli altri. L’arte è uno strumento di comunicazione - dice - Supera le barriere e arriva al cuore dell’uomo”. La sua Arte indica, indirizza, guida verso percorsi misteriosi, come in un bosco delle favole, o come tra i vicoli del centro storico della capitale.

Qui le sue insegne stradali sono diventate famosissime, scolpite lettera per lettera, come un nome inciso in un’indelebile materia viva che germoglia per le vie asfaltate e di marmo travertino. Romantico e fantasioso, ma tosto e di carattere, dal cuore buono ma forte, sguardo intenso e intelligente, con sfumature di malinconica tenerezza, l’artista è vivace come il suo Pinocchio tecnologico, forma ironica e giocosa come l’autore. Un artista ricco di passioni, buongustaio. Ama dolci, il buon vino, l’ottimo cibo, materia prima per chi ha costruito la sua vita immersa nel piacere, quel tipo di gusto che si tocca, che si plasma con le mani, che si sogna e poi si vive a occhi aperti, lucidi e consapevoli di essere reali. Le sue sono sculture amiche, divertenti, che fanno compagnia, che arredano una casa come farebbe un gruppo di amici gioiosi, loquaci e spiritosi. Un misto tra magia e quotidianità, tra selvaggio e metropolitano.

“Il legno è il materiale più vicino all’uomo – dice Codognotto – L’ho scelto perché è materia semplice. Viene dalla natura e alla natura riconduce”.