Vivere e lavorare in una comunità


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L'utopia rivoluzionaria dell'eco-villaggio

Sono oltre 3mila nel mondo ecovillaggi_296

di Maria Vittoria De Matteis

Se la proprietà dei beni (terreni, edifici, mezzi di produzione) è di tutti, e tutti i membri (sia quelli che svolgono un’attività lavorativa fuori della comunità, sia quelli che lavorano al suo interno) versano i proventi del proprio lavoro in una casa comune, siamo in un eco-villaggio.

Qui è la comunità a provvedere alle spese generali (vitto, manutenzione abitazioni, riscaldamento, auto, etc.) e ad assicurare ad ogni membro una paga mensile uguale per tutti, senza distinzione delle mansioni svolte dentro o fuori della collettività. Ma vi sono eco-villaggi dove esiste una retribuzione differenziata a seconda dell’attività svolta, e c’è un sistema di ‘tassazione’ che in qualche modo ridistribuisce la ricchezza. Alla rete appartengono esperienze comunitarie diverse tra loro per orientamento filosofico e organizzazione, ma tutte comunque ispirate a un modello di vita sostenibile dal punto di vista ecologico, spirituale, socioculturale ed economico, intendendo per sostenibilità l'attitudine di un gruppo umano a soddisfare i propri bisogni senza ridurre, ma anzi migliorando, le prospettive delle generazioni future. Energie rinnovabili, compostaggio, bioedilizia, orti sinergici, è il contesto in cui vivono questi abitanti prendendo ad esempio, in casi estremi, le «città di transizione»: luoghi che si prefiggono l’obiettivo di una transizione verso un futuro senza petrolio.

In una società profondamente individualistica, l’idea di vivere insieme condividendo professionalità, esperienze, affetti, risorse economiche e intellettuali, certo, stupisce. Abituati a vivere le nostre vite in anonimi condomini, sorprende che sia possibile condividere fuori della cerchia ristretta dei legami parentali l’educazione dei propri figli, la preparazione dei pasti, le pulizie, il lavoro. Eppure si tratta di scelte che oltre a migliorare la qualità della vita perché liberano il tempo e aumentano la socialità, portano a una riduzione sensibile dei costi economici e ambientali.

Provate a immaginare quanti televisori, computer, lavatrici, lavastoviglie, scaldabagni, automobili ci sono in un normale condominio. Ma un eco-villaggio è qualcosa di più della semplice condivisione di uno spazio e di qualche elettrodomestico, si tratta di condividere una visione e sperimentare concretamente nel quotidiano uno stile di vita in armonia con la natura basato sui valori di solidarietà, partecipazione, eco-sostenibilità e sobrietà. Ipotizziamo 18 adulti di età e professionalità diverse (insegnanti, agronomi, ingegneri informatici, agricoltori, baristi, muratori) che versano in una cassa comune i propri stipendi e poi una volta prelevato una “paga uguale per tutti” di 150 euro, utilizzano le risorse per i costi della collettività (spese mediche, educazioni dei bambini, trasporto, spese energetiche, cibo, abitazioni etc.).

Un’utopia? Eppure è quanto avviene nella Comune di Bagnaia, nei pressi di Siena. Proviamo ad immaginare dei bambini che hanno la possibilità di crescere in compagnia di loro coetanei e con il sostegno anche di altri genitori adulti che a turno fanno da animatori fuori degli orari di scuola, e soprattutto che possono giocare nella natura con anatre, conigli, capre. Solo fantasia? No, è quanto avviene ogni giorno presso l’eco-villaggio di Torri Superiore, a Ventimiglia. Come ci si organizza? Nella maggior parte delle comunità le decisioni importanti vengono prese con il metodo del consenso, e per la risoluzione dei conflitti sono interpellati facilitatori o mediatori esterni.

In genere, nessuna decisione rilevante viene presa senza l’unanimità. Quando questo non avviene vi è comunque un sistema di governo molto partecipato e orizzontale che va oltre alla tradizionale dinamica maggioranza-minoranza. Per l’educazione, nelle comunità più piccole sono utilizzate le strutture pedagogiche (scuole materne, elementari e superiori) esterne. Nelle realtà più numerose vi sono esempi di scuole interne autogestite ispirate a modelli non competitivi e antiautoritari. nella maggior parte delle comunità vige una completa parità tra i sessi a livello decisionale, di mansioni, responsabilità e trattamento economico.

Eppure c’è chi interpreta l’esperienza degli eco-villaggi come una sorta di fuga dalla società o come scelta individualistica. Ma dietro il vuoto di valori espresso quotidianamente dai media, si nasconde un bisogno diffuso di una nuova socialità. Lo slogan: “Un mondo migliore è possibile: noi lo stiamo costruendo” coniato dalla RIVE, in occasione del Social Forum Europeo del 2003, sintetizza bene il contributo che queste esperienze rivoluzionarie possono offrire al processo di trasformazione umana. Sembra proprio che nonostante tutte le apparenze di questi anni di disimpegno e di omogeneizzazione del pensiero, la prospettiva di investire la propria vita nel detto: “lavora-consuma-produci-crepa” affascini sempre meno.

Dal 28 al 31 luglio, chiunque avesse curiosità di scoprire un tipo di vita diverso, può andare al raduno nazionale degli Eco-villaggi, Località il Vignale, strada Civitellese - Blera (VT) tel. 331 – 6374085