Dopo gli animali imbottiti di tritolo, le ambulanze-bomba, i bimbi kamikaze impiegati dai talebani o addirittura i cadaveri collegati a ordigni assassini, ora sembra essere arrivato il momento degli esplosivi nascosti nei turbanti.
La stessa dinamica è stata impiegata due volte nel giro di pochi giorni: prima dall'attentatore suicida che il 14 luglio scorso aveva insanguinato una moschea di Kandahar durante la funzione in memoria del fratellastro del presidente Hamid Karzai, poi da quello che ieri mattina ha ucciso il sindaco della stessa città (ritratto in una foto d'archivio qui accanto).
Una modalità che, paradossalmente, fa tornare alla mente quelle vignette satiriche su Maometto pubblicate in Danimarca nel 2005 e che tanta rabbia suscitarono nel mondo islamico: una ritraeva il profeta con un turbante a forma di bomba.
Se il copricapo esplosivo sembra essere l'ultima novità nel campo dell'orrore jihadista, negli ultimi anni gli attentatori nello scenario mediorientale hanno comunque dimostrato di possedere una notevole per quanto funerea fantasia circa le diverse modalità di togliere vite umane.
A Falluja, in Iraq, c'era stato un periodo nel 2004 in cui i qaedisti si erano messi a utilizzare cadaveri-bomba, collegati a ordigni che saltavano in aria quando i marine si avvicinavano per rimuoverli. Spesso sono stati impiegati poi i cani, sia carcasse abbandonate ai lati delle strade sia vivi, fatti saltare in aria al passaggio delle pattuglie. Una sorta di macabra risposta ai cani anti-bomba addestrati dall'esercito.
Sempre in Iraq, sono state utilizzate poi mucche-bomba e asini-bomba, a volte muniti di carretti con lanciarazzi nascosti nel carico di frutta e verdura. Numerosi poi negli ultimi anni gli attentati con lattine, penne, piccoli contenitori abbandonati per strada, oltre a quelli con ambulanze, auto della polizia truccate, camion e persino carri funebri.