Anche Carlo Bazzani non trova motivi di ripresa della nautica. Almeno a breve. Infatti, senza mezzi termini, dice che “la crisi economica mondiale continua a farsi sentire sulla nautica, soprattutto verso le barche medio-piccole. I nautici italiani sentono il peso del caro gasolio, dei costi sempre più pesanti per la manutenzione e gli ormeggi. Il risultato –aggiunge Bazzani- è che a stagione inoltrata le barche in mare sono davvero poche. Molti hanno deciso di lasciarla in secco e di optare per vacanze diverse e più economiche. Un fatto è certo in generale: il turismo in Italia continua a costare troppo. Esempio, i traghetti per la Sardegna hanno raddoppiato le tariffe”.
“Un patto per la ripresa”
Cosa manca per riprendere la strada della ripresa?
“Per rilanciare la nautica, occorrerebbe un patto ideale che coinvolga cantieri, operatori e utenti. In sostanza, –dice Bazzani- i cantieri devono abbassare i prezzi: gli operatori, vedi a esempio i porti e le ditte di manutenzione, non devono considerare l’utente come un pollo da spennare; infine, gli utenti debbono ricordarsi della barca non all’inizio della stagione, ma sin da settembre, proprio per pretendere una manutenzione più accurata a prezzi più bassi. La nautica –precisa- è un’industria che deve lavorare tutto l’anno e non solo nei mesi estivi”.
“Un atteggiamento politico diverso”
Ci sono interventi legislativi possibili per attenuare il fenomeno?
“Più che una normativa, secondo Carlo Bazzani, occorre un atteggiamento politico diverso, più incentivante anziché punitivo, nei confronti della nautica da diporto, che deve essere vista al pari di un qualsiasi altro settore produttivo, che genera lavoro e ricchezza. Certo, la barca è un bene costoso, ma non per questo chi può permettersela, magari rinunciando alla casa al mare, deve essere additato alla pubblica invidia come un Paperon de’ Paperoni”. (LdG)