La difficile situazione che attraversa il mondo della nautica da diporto non sembra avviarsi a soluzione. Tutt’altro, non si scorge ancora una via d’uscita da questo momento critico. Il mare è letteralmente vuoto. Eppure, siamo nel bel mezzo della stagione. La gente preferisce lasciare la barca in secco e far vacanze diverse. Ancor più difficile si prospetta il futuro delle barche piccole, perché quelle più grandi, è noto, godono le attenzioni di una clientela più agiata e che può far fronte alle difficoltà, almeno quelle economiche. Infatti, al caro prezzi, si aggiunge l’atteggiamento quasi punitivo dell’Agenzia delle entrate. A poco valgono i continui interventi dell’Ucina (associazione che raggruppa i cantieri navali e affini). Comunue, il suo presidente, Anton Albertoni, è riuscito a avere l’attenzione del governo e, attraverso il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ha potuto far inserire nella Finanziaria, ancora in discussione, alcune norme importanti per una ripresa e lo sviluppo del settore.
I troppi nodi irrisolti
Purtroppo, i nodi che impediscono la ripresa sono tanti, forse troppi. A cominciare dagli efferati controlli fiscali, ai costi alti di mantenimento, alle normative, che, nonostante qualche adeguamento, restano ancora poco efficienti.
Abbiamo chiesto l’opinione sulla difficile situazione a due esperti del mondo della nautica: Lucio Petrone, tra i fondatori del mensile “Nautica” e senior editor dello stesso giornale e delle pubblicazioni collegate, e Carlo Bazzani, Condirettore della rivista on line “Mare News” (www.marenews.it) e componente della giunta esecutiva di Assonautica Romana. (LdG)