Fuori dall'orbita


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'Fare l’amore nello Spazio? Perché no. Con mia moglie'

Conferenza stampa all’Asi di Roma dei due astronauti Paolo Nespoli e Roberto Vittori c

di Emanuela Gialli

“Adesso cosa faremo? Andremo in vacanza. E al ritorno, o un altro viaggio nello Spazio o il bivio, che forse è arrivato per me: considerare la possibilità di mettere in pensione la tuta e di verificare se è vera la teoria che un bravo astronauta è anche un manager migliore”. Ha detto questo Roberto Vittori, astronauta dell’Esa, prestato dall’Aeronautica millitare, durante la conferenza stampa nella sede dell’Agenzia spaziale italiana di Roma, alla quale non poteva mancare l’altro “eroe” della Stazione orbitante, Paolo Nespoli. La conferenza è stata organizzata qualche ora dopo l’incontro al Quirinale con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

Vittori, in divisa militare, Nespoli in tuta, quella blu che indossano gli astronauti dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea. Compassato Vittori, spontaneo e coinvolgente Nespoli. “Io sono attaccato al Tricolore e averlo portato sulla Iss, in cui il prodotto italiano è il cuore pulsante, è stata un’esperienze unica”, confessa il pilota dell’Aereonautica militare. “Napolitano ci ha accolto con piacere, con un gusto. Ci siamo seduti, abbiamo parlato delle nostre esperienze. Delle nostre famiglie. Di mia figlia, che ha due anni…”, spiega il pragmatico e sentimentale Nespoli.

Il loro futuro, dunque. Dopo essere stati insieme sulla Stazione spaziale, a maggio di quest’anno, ora è il momento delle scelte. Tra Nespoli e Vittori ci sono 10 anni di differenza. Nell’intervista face-to-face, Vittori ci tiene a dire che ha 43 anni: “Sono in un età di mezzo. Potrei tornare nello Spazio, oppure, come dicevo in conferenza, prendere un’altra strada”.

Vittori aveva detto poco prima: “Credo sia opportuno verificare se per noi astronauti italiani dell’Esa c’è possibilità di fare carriera”. Chissà che non si sia voluto rivolgere a Thomas Reitner, se non a lui direttamente, alla sua esperienza, ex astronauta, nominato di recente Direttore dei Voli Spaziali abitati dell’Esa, al posto della nostra Simonetta Di Pippo.

E comunque, ha precisato Vittori in conferenza, la mia carriera viene in seconda battuta dopo quella di Paolo. “Io sono andato tre volte nello Spazio, Paolo due. Ma lui è stato più a lungo, sei mesi. Non so come hai fatto, Paolo. Soprattutto ancora mi chiedo, come hai fatto a recuperare in tempi così brevi”.

Correttezza e cordialità, tra Vittori e Nespoli. Anche se a volte tra le righe trapela qualche imbarazzo, tipico del confronto tra personalità evolute e “naturalmente” dominanti.

Come quando Nespoli non esita a parlare della fine dello Shuttle: “Io dico che è andato in pensione non perché è vecchio ma perché, nonostante abbia 40 anni, considerandone la progettazione, è ancora troppo nuovo. E’ troppo avanzato. Troppo complesso. Quindi si dice: torniamo alla navicella più semplice, tipo Apollo, che tra l’altro è meno costosa. Io ho volato prima sullo Shuttle e poi sulla Soyuz. Per me è stato come fare un passo indietro. Lo Shuttle ha una capacità, un’eleganza, una bellezza interna ineguagliabile per i veicoli spaziali”.

Alle conferenze stampa, se si fa la conta, i giornalisti uomini sono quasi sempre in numero maggiore rispetto alle colleghe. Questa volta è avvenuto il contrario. Forse le rappresentanti femminili della stampa sono state mandate dai responsabili delle redazioni appositamente, visto che avrebbero dovuto confrontarsi con due uomini belli e intelligenti. Tutto fa colore. O forse, sono state alcune di loro a proporsi “spontaneamente”. Fatto sta che Vittori e Nespoli sono stati fatti oggetto di un vero e proprio assedio ”rosa”, di massima efficacia. E i documenti video stanno lì a raccontarlo.

A due “uomini spaziali” bisognerebbe rivolgere “domande spaziali”. E invece, non si sa perché, si finisce per chiedere per lo più le stesse cose: come ci si lava, come si dorme, come si mangia, nello Spazio. Come si fa l’amore, nello Spazio. Proprio così, l’assedio rosa ha prodotto anche questo quesito. “Ah, beh, non lo so. Dovrei provare. Naturalmente con mia moglie”, ha risposto sorridendo Nespoli alla collega incuriosita o portatrice di curiosità altrui. Per la cronaca, anche Vittori è sposato e con figli.

Il racconto di Paolo Nespoli. “I momenti più difficili sulla Stazione orbitante? Forse quando dovevamo mangiare ‘sta roba strana. E poi ti vola tutto via. Se ti lasci andare per un po’ ti ritrovi a testa in giù. Se lasci andare il cucchiaio un attimo, non lo ritrovi più. Lavarsi i denti, sì, metti il dentifricio sullo spazzolino, ma poi per sciacquarti, come fai? Finisci per ingoiare il dentifricio, che è il sogno dei bambini”. “La doccia non la puoi fare. Ti lavi così, un po’”. “Andare al bagno. Il bagno è diverso, deve aspirare queste cose che è meglio che non vadano in giro”. “Per dormire? Ci si mette in un sacco a pelo, senza pelo, e dormi”. “Roberto invece si è legato… i primi due giorni”.

Vittori: “Lui dormiva, non so come facesse, nella cuccetta che è come una cabina telefonica. Entrava là dentro e la mattina dopo era esattamente nella stessa posizione. Io invece ho brevettato una tecnica. All’inizio credevano che fosse suicida. Praticamente dormivo con il volto contro una parete piatta”.

Nespoli: “La parte più complessa è dimenticarsi di non essere sulla Terra”.

Praticamente, è come quando si comincia a imparare l’inglese e il “teacher” ti fa: “Non pensare in italiano, ma in inglese”. Hai detto niente.

La vita dell’uomo nello Spazio. Potrebbe essere il titolo di un libro che narra tutti questi aneddoti. Ma c’è dell’altro. Un collega si avventura nella domanda: “Quale esperimenti avete portato avanti sulla Stazione spaziale?”. “Ci vorrebbero ore per descrivere tutto. Essenzialmente si provano tecniche e tecnologie per la salute dell’umanità”, sottolinea Nespoli. Hai detto niente.

“E comunque vale la pena di andare in orbita. Vorrei che tutti provassero, perché si può guardare la Terra in un modo diverso” . Ora sarà possibile, con i vettori privati che gli Usa hanno commissionato, per sostituire gli Shuttle. “All’inizio costeranno tanto, poi sempre meno”, è sicuro Nespoli. Ma non si rischia che lo Spazio diventi il terminale di viaggi turistici e commerciali, perdendo di vista la ricerca scientifica, gli chiediamo. “Il fatto di poter riuscire a portare la gente comune, i giornalisti, gli scrittori i fotografi, i filosofi, i teologi. …..i politici, che dovrebbe andare a vedere la Terra da lassù per rendersi conto che non siamo l’Italia, la Svizzera, la Francia… siamo insieme sostanzialmente, darebbe a tutti una visione diversa di questo mondo”.

Alla domanda che ha chiuso la conferenza stampa ha risposto Vittori: “Chi ha vinto tra me e Paolo? Tre a due per me, come voli nello Spazio. Ma lui ha vinto in durata. Dunque direi che è un pareggio”.