“La legge internazionale è malvista da Israele”, afferma Daniel Reisner, avvocato dello studio legale più grande d’Israele, Herzog Fox & Neeman, capo della Divisione Diritto internazionale, sicurezza e Difesa per il Paese, ex capo della divisione Diritto Internazionale dell’Avvocatura generale militare delle forze armate israeliane e consulente del primo ministro Benjamin Netanhayu. “Abbiamo un altro tipo di interpretazione qui dal punto di vista locale. Quando abbiamo cercato di salvarci la vita siamo stati etichettati come criminali di guerra, nel 1948 nella lotta per l’indipendenza, nei sei giorni nel 1967, nel 1982 con l’attacco contro gli impianti nucleari in Iraq, siamo stati sempre noi il problema. Ma nessuno ricorda che ottomila sono stati cacciati dal Marocco, dall’Arabia Saudita, dall’Iran, dall’Iraq. E l’Onu ha approvato una risoluzione che ha accusato Israele di crimini di guerra durante la guerra di Gaza contro Hamas”.
“Non siamo compresi a livello internazionale. Per loro siamo stati arroganti, abbiamo distrutto i palestinesi e abbiamo triplicato i nostri territori, come Cesare dopo una super conquista, come dei barbari. Abbiamo restituito il Monte Sinai all’Egitto, ma non daremo le Alture del Golan alla Siria perché di loro non ci fidiamo”.
L'attuale Stato d'Israele è sorto il 14 maggio 1948, alla scadenza del Mandato britannico della Palestina. Israele, come il Regno Unito, non ha una Costituzione scritta. Afferma che la capitale è Gerusalemme, ma il suo status giuridico non è riconosciuto dalla comunità internazionale e l’Autorità nazionale palestinese rivendica la parte est della città quale propria capitale. Tutti gli Stati che hanno relazioni diplomatiche con Israele hanno le proprie ambasciate a Tel Aviv o nelle vicinanze, in ossequio a quanto disposto in sede di Consiglio di Sicurezza e Assemblea Generale delle Nazioni Unite. (Risoluzioni ONU 252 del 21 maggio 1968 e 267 del 3 luglio 1969.
Cosa pensa della Corte internazionale di giustizia?
“Se una nave spaziale atterrasse sulla Terra e mi chiedesse di descrivere il pianeta direi che abbiamo delle “tribù”, ovvero gli Stati, poi abbiamo un’Organizzazione che è l’Onu e poi nei primi cinque Organismi del mondo metterei la Corte internazionale di giustizia che ignora molti crimini al mondo: a cominciare dal Rwanda, e pochissimi leader, anche nel Pacifico, sono stati perseguiti penalmente. Il messaggio che inviano è giusto, ma nessun uomo di Gheddafi o di Mubarak è stato processato. È meglio essere il numero 3 di una Nazione perché così non verrai messo alla sbarra. In Siria, Assad guida la minoranza, sarebbero massacrati dall’opposizione e quindi lui preferisce morire che rassegnarsi, sta lottando per restare al potere perché morirebbe se lasciasse la poltrona. Nonostante tutto, è importante che esista la Corte internazionale”.
È deciso Daniel Reisner, parla a ritmo incalzante, mostra una resistenza d’acciaio. E quando parla del suo Israele dice che è legalmente sbagliato affermare che i territori palestinesi sono “occupati”. È più corretto dire che sono un’area “contestata”. E quando parla dei palestinesi sceglie di raccontare un aneddoto: “Vivo in una cittadina di 80mila abitanti tra Tel Aviv e Gerusalemme accanto alla linea verde, al confine con la Cisgiordania (West Bank), un sito archeologico con templi di duemila anni fa. Un giorno ero su una collina con i miei due figli di 7 e 9 anni, e siamo saliti dove c’è un pozzo. Lì abbiamo incontrato sette ragazzi palestinesi, dei teenager. Si è immediatamente creata tensione, si avvertiva la paura. Io giro armato. Uno di loro ci fa una foto, cominciamo a parlare e a giocare anche se loro parlavano poco ebraico e noi poco arabo. Quando io e miei figli siamo tornati giù mi sono accorto di aver dimenticato la custodia della macchina fotografica. Ho pensato che sarebbe stato meglio comprarne una nuova piuttosto che tornare su e rischiare un altro incontro. Ma mentre camminavo ho sentito uno dei ragazzi dietro di me. Era sceso dalla collina a portarmi la custodia. Uno dei miei bambini mi ha stupito. Mi ha detto, Papà, non tutti gli arabi sono cattivi. Ho pensato dove avesse potuto imparare una cosa del genere!”. Parlando di arabi. Il fondatore del partito riformista siriano con sede negli Usa, Farid Ghadry, che ho intervistato un paio di settimane fa, si è mostrato possibilista e prospetta un futuro di pace, anche se duro, con Israele che, secondo lui, consegnerà le Alture del Golan.
“Buona fortuna. Vorrei tanto che avesse ragione. Se tutti i nostri vicini di casa fossero come lui sarebbe bellissimo vivere qui. Mi auguro che le sue idee abbiano successo e che le sue previsioni per il futuro si realizzino. Non sappiano cosa accadrà dopo la cosiddetta “Primavera araba”, ma dobbiamo ricordare che la “Primavera europea” portò alle dittature più odiose. Spero che sia totalmente diverso per noi. Sono fortemente dubbioso però che la Siria, come altri Paesi confinanti con Israele, sia realmente pronta per una vera democrazia e che le fondamenta esistano per costruirla. Tentare di creare una falsa democrazia in un Paese creerà una vita molto difficile e li renderà dei vicini molto difficili. Ma forse è solo la mia paranoia israeliana a farmi parlare così. Mi auguro che Ghadry abbia ragione. Sarei pronto domani a firmare un trattato di pace con lui, ma ci sono tante cose da risolvere ed è facile parlare da Washington”. (McdM)