di Sandro Calice e Juana San EmeterioHARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE - PARTE 2
di David Yates. Gran Bretagna, Usa 2011, fantasy (Warner Bros.) Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Helena Bonham Carter, Gary Oldman, Alan Rickman, Ralph Fiennes, Tom Felton, Bonnie Wright, Jamie Campbell Bower, Michael Gambon, Jason Isaacs, Maggie Smith, John Hurt, Ciarán Hinds, Jim Broadbent, Evanna Lynch, Emma Thompson, David Thewlis, Rhys Ifans.
E’ finita. E per certi versi verrebbe da dire finalmente, non ce ne vogliano i fan, dopo 10 anni, sette libri e otto film. Il maghetto più famoso di tutti i tempi, dopo aver polverizzato diversi record, tra i milioni di lettori dei racconti della Rowling e gli spettatori dei film, affronta finalmente la sua nemesi nello scontro decisivo tra Bene e Male.
Il film ricomincia dal finale del precedente, con Voldemort che sottrae dalla tomba di Silente la mitica Bacchetta di Sambuco, probabilmente la più potente del mondo e secondo la leggenda uno dei tre doni della Morte, insieme al Mantello dell’Invisibilità e alla Pietra della Resurrezione. Il Signore Oscuro è sempre più forte e prepara l’attacco finale a Hogwarts. Harry Potter e i suoi amici hanno un solo modo per fermarlo: trovare gli ultimi quattro Horcrux, gli oggetti in cui Voldemort ha nascosto pezzi della sua anima, e distruggerli. Harry, Ron e Hermione cominciano una corsa contro il tempo che li porta dagli spaventosi sotterranei della Gringott Bank alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, tra magie, tradimenti e nuovi alleati. Lo scontro tra il Prescelto e il Signore Oscuro è sempre più vicino, ma non tutti i pezzi sono sulla scacchiera: la partita è aperta.
L’ultimo capitolo della saga è il sigillo sul percorso di formazione di Harry, l’abbandono definitivo e traumatico dell’adolescenza, ben girato da Yates, al suo quarto Harry Potter, con una fotografia nei toni cupi del blu che rende bene l’atmosfera “adulta”, con gli attori tutti dentro i loro ruoli (ma Radcliffe si conferma il meno bravo) e una serie di colpi di scena che accontenteranno gli appassionati. Per i non appassionati come noi, resta un pizzico di delusione per un personaggio che in 10 anni è cresciuto pochissimo dal punto di vista fantastico: la sua unica forza è sempre stata quella di essere il Prescelto, ma i suoi amici nel frattempo sono diventati quasi tutti più bravi di lui nelle magie e quasi sempre sono stati loro a trarlo d’impaccio. Forse dipende dall’aver voluto “tirare” troppo il racconto, prolungando per interminabili ore di proiezione (o pagine di libro) l’incontro scontro con Voldemort. O forse, più semplicemente, Harry Potter è un personaggio e un racconto “femminile”, dove i bruti combattimenti che appassionano i maschietti sono un elemento tutto sommato secondario, dove è molto più importante il valore dell’amicizia, dove in fondo si parla di un adolescente un po’ sofferente che sente la mancanza della mamma, supremo simulacro di amore che alla fine lo salverà. (Sa.Sa.)
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di Nicolas Cuche, Francia 2010, commedia (Moviemax)
Virginie Efira, François-Xavier Demaison, Armelle Deutsch, Raphaël Personnaz, Brigitte Roüan, Elie Semoun, Francis Perrin, Yves Jacques, Thomas N'Gijol, Marie-Christine Adam.
“Non tutti i mali vengono per nuocere” e perfino la sfortuna può essere “positiva”. Questa è la filosofia di “Per sfortuna che ci sei”, commedia sentimentale francese firmata da Nicolas Cuche.
Il protagonista Julien Monnier (interpretato da un simpatico François-Xavier Demaison) è uno stimato psicologo familiare che non riesce ad avere una donna per più di due settimane poiché tutte quelli che lo frequentano iniziano a subire strani incidenti. L’amara verità è che Julien porta sfortuna alle donne con cui esce e la situazione continua a perpetrarsi anche quando incontra l’anima gemella, Joanna (la bella Virginie Efira). I guai però non fermano Joanna, giovane e ambiziosa progettista, decisa ad amarlo.
“Per sfortuna che ci sei” vuole essere una favola romantica ricca di situazioni comiche. Il regista Nicolas Cuche racconta la storia d’amore insieme alle situazioni disgraziate dovute alla iella con tono leggero, facendone un intreccio inedito per le commedie di questo genere. Il film mantiene un buon equilibrio tra il lato quasi demenziale e il romanticismo d’obbligo. Le complicazioni provocate suo malgrado dal bravo François-Xavier Demaison, nel ruolo ingrato di iettatore-innamorato, diventano motivo di riflessione. Nella vita a volte basta cambiare punto di vista e quello che sembra una sventura può diventare un’occasione. (J.S.E.)