di Mauro Caputi
Tutto esaurito allo Yankee Stadium in attesa dell'evento mai vissuto da una delle franchigie più titolate del baseball a stelle e strisce. E i 48.103 spettatori non hanno dovuto attendere molto per vedere il loro beniamino, il capitano, il numero 2 che è numero 1, entrare nel prestigioso club delle 3.000 battute valide in carriera: singolo al primo inning, fuoricampo al terzo e la storia è servita. Una storia cominciata nel 1897 (Cap Anson fu il primo a superare l'asticella) e che dopo 115 stagioni ammette nel suo circolo riservatissimo appena 28 giocatori.
Grande Mela in festa - almeno la parte Yankee, forse meno quella Mets - e America in piedi ad applaudire il primato. Non tragga in inganno il boato interno allo stadio, dove lo speaker ha dovuto aspettare oltre due minuti a causa del frastuono per l'annuncio ufficiale di quello che tutti sapevano: facile per qualsiasi sportivo essere celebrato fra le mura amiche. Oltreoceano non è così. L'esempio più significativo arriva dal basket. Il 5 aprile 1984 Kareem Abdul Jabbar segnò il punto n. 31.420 in carriera superando il primato di Wilt Chamberlain. I suoi Los Angeles Lakers erano di scena al Boston Garden, tana dei Celtics. Negli anni Ottanta Lakers e Celtics furono protagonisti di finali tiratissime per il titolo. Nonostante questa 'inimicizia' sportiva, il pubblico si alzò in piedi a tributare dieci minuti di applausi all'avversario di sempre. Perché certe imprese non hanno bandiera (a proposito: Jabbar ha chiuso la sua ventennale carriera a quota 38.387 punti nel 1989 e il primato regge ancora).
Tuttavia, nel caso di Jeter, se non la bandiera ci sono almeno i colori della predestinazione. Che rendono la vicenda più affascinante. Un'intera carriera negli Yankees come interbase, col numero 2 sulla casacca, 'rookie of the year' nel 1996 con la squadra che torna al titolo dopo 18 anni di digiuno. Seguono le World Series nel 1998, 1999, 2000 e 2009, oltre a una lunga serie di successi individuali. Fra questi è opportuno ricordare il sorpasso 'ai danni' di uno dei mostri sacri del passatempo preferito dagli americani. Lou Gherig deteneva il record di battute valide con la casacca degli Yankees (2.721). Fino all'11 settembre 2009. Anche in quel caso fu grande festa sugli spalti dello Yankee Stadium, con i tifosi che inventarono lo slogan "Number 2 is number 1". Consci del fatto che il numero 2 verrà ritirato dalla franchigia (andando a far compagnia al 3 di Babe Ruth, al 4 di Gherig, al 5 di DiMaggio, al 7 di Mantle, all'8 di Berra, al 9 di Maris, al 42 di Jackie Robinson...) non appena Jeter smetterà di giocare. E adesso è anche il primo a battere la valida 3.000 con indosso la maglia degli Yankees, dato curioso per una squadra che ha vinto 27 World Series.
Fra l'altro, è convenzione rispettata che chi supera le 3.000 battute valide entri nella Hall of Fame del baseball. Non che i 48mila e spicci presenti allo stadio - insieme agli altri milioni di tifosi sparsi per l'America e per il mondo - avessero dubbi riguardo al proprio beniamino. Quando hanno acquistato il biglietto per la partita contro Tampa Bay (sorbendosi anche un rinvio per pioggia) non guardavano al risultato di una sfida comunque importantissima per la classifica, speravano solo di assistere alle due battute che mancavano al traguardo.
E sono stati accontentati abbondantemente: Jeter ha battuto 5 su 5 (evento già di per sé di rilievo) con un fuoricampo, un doppio e tre singoli. I padroni di casa hanno vinto 5-4 una partita tirata e possono continuare l'inseguimento serrato ai Boston Red Sox per il primato nell'American League East (allontanando nel contempo proprio Tampa). Inoltre, uno dei 48mila è balzato agli onori delle cronache: si tratta del 24enne Christian Lopez, che ha raccolto la palla del fuoricampo di Jeter, ovvero la battuta numero 3.000. E' tradizione che al raggiungimento di simili traguardi la palla venga regalata al giocatore (la tradizione esiste anche nel calcio inglese, quando qualcuno segna una tripletta), ma nel baseball ciò che esce dal campo appartiene allo spettatore che lo raccoglie. Comunque il buon Lopez ha accettato volentieri di consegnare la palla al giocatore. In cambio avrà biglietti gratis per il resto della stagione, autografi di Jeter su maglie e gadget e, forse, il cellulare che ha lasciato cadere per afferrare al volo la palla...