di Rita Piccolini
Da giugno, nelle librerie italiane, l’autobiografia del grande scrittore peruviano premio Nobel per la letteratura nel 2010. Il libro, il cui titolo originale è “El pez en el agua”, è stata tradotto dallo spagnolo da Vittoria Martinetto e Angelo Morino ed è pubblicato nella collana Prosa e poesia dei Libri Scheiwiller.
“Il personale è politico”. Il vecchio slogan degli anni Settanta è più che mai attuale. Allora si riferiva alle scelte personali di ognuno, era un modo per dire che ogni nostra scelta, anche la più apparentemente insignificante, in realtà condiziona i nostri rapporti sociali e in definitiva finisce per interagire con l’intera società. Quanto questo principio è valido per ciascuno, tanto più lo è per chi ha un ruolo di primo piano nel mondo culturale e politico.
Mario Vargas Llosa ha sentito il bisogno di parlarci delle sue scelte, della sua avventura politica, della sua vita. Ci spiega il perché decise di esporsi in prima persona, fino a candidarsi alla presidenza del Perù nel 1990, per il liberale “Fronte democratico”, esperienza che si concluse con la sua sconfitta e la conseguente affermazione di Alberto Fujimori. Per farlo deve partire da lontano, dalla sua infanzia e dai suoi rapporti con la figura paterna. Il primo capitolo si intitola.”Quel signore che era il mio papà”. E’ uno straordinario viaggio della memoria il suo, che ha l’accento sincero di una confessione, a partire dal racconto dei suoi primi anni con la famiglia materna, in cui visse amato e protetto. Furono anni di serenità e spensieratezza, che trascorse circondato dall’affetto di una grande famiglia: i nonni, gli zii materni, le cugine, oltre naturalmente la madre, fino al ritorno in Perù, allorché scoprì che il padre, che gli era stato dato per morto, era invece in vita. L’uomo che aveva mitizzato era soltanto fuggito prima che lui nascesse, e ricomparve all’improvviso, riversando durezze e incomprensioni sul figlio già grande. Fu inevitabile che il rapporto fra i due fosse di amore e odio e che crescesse nel figlio il desiderio di contrapporsi al genitore affermando con forza la propria diversità.
Poi il racconto e la descrizione di una irresistibile vocazione alla letteratura e il desiderio irrinunciabile di diventare scrittore. Gli anni degli studi, vissuti tra rigori e violenze in un collegio militare, l’università, le prime esperienze erotiche e sentimentali e poi, fondamentali, le ragioni che lo indussero a intraprendere la carriera politica.
“Così inizio questa storia-scrive Vargas Llosa- ogni volta che mi hanno domandato perché accettai di mettere da parte la mia vocazione di scrittore per la politica ho risposto:per un motivo morale. Perché le circostanze mi hanno messo nella situazione di essere un leader in un momento critico della vita del mio Paese. Perché mi è sembrato che si presentasse l’occasione di fare, con l’appoggio di una maggioranza, le riforme liberali che, fin dagli inizi degli anni Settanta, io difendevo con articoli e polemiche, ritenendole necessarie per salvare il Perù”.
Per comprendere lo spirito che animava la sua campagna politica è sufficiente citare un breve passo del suo programma come candidato alla presidenza della Repubblica. Scrive Vargas Llosa nel 1989: ”Abbiamo già libertà politica. Ma il Perù non ha mai tentato davvero la via della libertà economica, senza la quale qualunque democrazia è imperfetta e si condanna alla povertà…Tutti i nostri sforzi saranno volti a trasformare Il Perù da Paese di proletari,di disoccupati e di pochi privilegiati qual è oggi, in un Paese di imprenditori, di proprietari e di cittadini uguali di fronte alla legge”. Il candidato Vargas Llosa si impegnò a combattere gli abusi ai diritti umani commessi dalle forze dell’ordine nell’azione antisovversiva. Scrive ancora l’autore:”I contadini e i peruviani di umili condizioni non avrebbero mai aiutato il governo a combattere i terroristi finché si fossero sentiti calpestati da poliziotti e da soldati”. Un’altra sua grande speranza veniva riposta nella riforma dell’istruzione: ”Ero convinto che il modo più efficace per ottenere la giustizia sociale in Perù fosse un’istruzione pubblica ad alto livello” scrive Llosa nel libro citando un suo discorso, ma questa battaglia fu drammaticamente persa, tanto da costargli l’accusa di “voler lasciare il popolo nell’ignoranza”, così come oggetto di feroci attacchi furono le proposte di riforma del mercato e la nuova compagine dello Stato. Una realtà complessa e drammatica quella del Perù tra gli anni Ottanta e Novanta, che l’autore ci descrive nel dettaglio e in cui si immerse fino in fondo, come un “pesce nell’acqua”.
Fu un’esperienza sofferta, affrontata con determinazione fino alla sconfitta da parte di Fujimori, che l’autore ricostruisce con puntuale obiettività, analizzando impietosamente cause e ragioni del clamoroso insuccesso che lo indussero poi ad abbandonare definitivamente la politica. E sempre, accanto all’analisi della vita pubblica, l’esplorazione senza veli di zone della vita privata nella realtà dura di un lembo del Sudamerica schiacciato dal peso di problemi millenari.
Mario Vargas Llosa è nato ad Arequipa, in Perù, nel 1936. Nel 1996 ha fondato la Fondazione Hispano Cubana, un organismo che si propone di mantenere, rafforzare e sviluppare i vincoli che da oltre 500 anni esistono tra il popolo cubano e il popolo spagnolo. Nel 1990 si è candidato alle elezioni presidenziali peruviane, vinte poi da Alberto Fujimori. Tra i molti premi letterari ed onorificenze ricevute si segnala il premio Ritz di Parigi Hemingway, il premio Principe di Asturia, il Premio Cervantes e il Grinzane Cavour. Nel 1994 è stato nominato membro della Real Accademia Espanola de la Lengua. Più volte candidato al Nobel è considerato uno dei “grandi” della letteratura sudamericana. Tra gli ultimi titoli ricordiamo: Appuntamento a Londra;, La guerra della fine del mondo; Avventure della ragazza cattiva; Israele Palestina. Pace o guerra santa; Dallo smantellamento delle colonie al trionfo delle destre; Tra Sartre e Camus; La verità della menzogne; La tentazione dell’impossibile; Epitaffio per un impero culturale. Ha vinto il Premio Nobel 2010 per la letteratura.