‘Gran parte delle 50 tv sono in mano a delinquenti che abusano della democrazia. Abbiamo costruito 50 tv, ma non la capacità critica. I talebani usano i nostri media più di chiunque altro, con effetti dannosi sui cittadini’, sostiene Sayed Niazi, del Centro per lo sviluppo della società civile. ‘La società civile ha bisogno di valori condivisi. Abbiamo le basi per la democrazia: una Costituzione, un Parlamento, la separazione dei poteri, i media. La ricostruzione, però, ha ancora bisogno della comunità internazionale, ma quest’ultima dev'essere più attenta allo sviluppo civile del Paese che agli aspetti militari’. Per Niazi, sono fuorvianti sia l'entusiasmo di chi crede che tutto sia risolto, sia il pessimismo di chi non vede alcun progresso. Tre, a suo giudizio, le vie che il governo dovrebbe percorrere nel processo di transizione verso la riconciliazione nazionale:
1 - Appoggiarsi alle forze popolari e specialmente ascoltare i giovani, che sono il 62% della popolazione;
2 - Combattere la corruzione in seno al governo e alle amministrazioni;
3 - Favorire la pressione internazionale su quei Paesi a noi vicini, che creano insicurezza e vanificano gli effetti degli aiuti.
Dopo il 2001, non c’era alcun programma né strategia, e ‘i donatori hanno pensato di risolvere tutto con i soldi,’ ricorda Niazi. ‘I donatori hanno condotto molti dispendiosi progetti, con risultati non sempre in linea con le richieste dei cittadini. Fallimentare, ad esempio, è stato il programma di asfaltatura delle strade: molta quantità, scarsa qualità. A distanza di pochi anni, buona parte delle strade hanno bisogno di essere riassaltate’. ‘La sfida della sicurezza -aggiunge- si vince combattendo la corruzione, presente anche a livello dei donatori e favorita anche dalla cattiva gestione degli aiuti, che in molti casi hanno aiutato il terrorismo e comunque non sono stati distribuiti con equità. Oggi il 10% della popolazione naviga nell’opulenza, mentre il 90% continua a vivere al di sotto della soglia minima di povertà’.
Per Idrees Zaman, di Cooperation for Peace and Unity, la costruzione della pace consta di 3 sfide principali per la comunità:
1 – ripristinare i legami sociali, rotti o impoveriti dalle guerre ricorrenti;
2 – unificare i contesti legali, scardinando il potere di alcune fazioni tribali a vantaggio di uno Stato centrale che sia onesto e credibile;
3 – puntare sulla riconciliazione attraverso programmi di sviluppo e di solidarietà, ottimizzando l’accesso alla risorse, in modo che non ci siano più guerre per l’acqua o per le altre materie prime.
‘Dobbiamo favorire –dice- il dialogo tra istituzioni e cittadini su tanti argomenti che sono rimasti tabù durante la guerra, e soprattutto non dimenticare i nostri doveri: solo unendo il nostro popolo potremo progredire anche economicamente.