I film del week end


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Cirkus Columbia

di Juana San Emeterio

CIRKUS COLUMBIA
di Danis Tanovic. Germania, Francia, Gran Bretagna, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Serbia 2010, drammatico (Archibald Enterprise Film)
Miki Manojlovic, Boris Ler, Mira Furlan, Jelena Stupljanin, Mario Knezovic, Milan Strljic, Svetislav Goncic, Almir Mehic, Mirza Tanovic, Ermin Bravo.

Il durante ed il dopo la guerra, Danis Tanovic lo ha raccontato nel pluripremiato “No Man’s Land” e in “Triage”. Ora con “Cirkus Columbia” completa il suo ipotetico viaggio nel sanguinoso conflitto nell’ex Jugoslavia con un ritratto famigliare in un piccolo mondo, un attimo prima che esplodesse la miccia.

Siamo nella Bosnia Erzegovina, nel 1991. Il comunismo è caduto e Divko Buntic, una simpatica canaglia interpretata da un bravissimo Miki Manojlovic, torna al villaggio dove è cresciuto per riappropriarsi della casa di famiglia. Dopo un esilio di 20 anni in Germania, Divko arriva con la sua Mercedes rosso fiammante accompagnato dalla giovane e sexy fidanzata Azra, il gatto nero Bonny e le tasche piene di marchi tedeschi. Al suo arrivo l' uomo deve affrontare la moglie e il figlio (Martin) che non vogliono liberare la casa in cui ha scelto di installarsi. Ma con l’aiuto del nuovo sindaco, Divko riesce a sfrattare la moglie abbandonata Lucija e il loro figlio ventenne Martin. Dopo essere scampata all'arresto, la sua vecchia famiglia viene sistemata in un piccolo appartamento in una casa comunale. Divko cerca di ambientarsi e tenta un avvicinamento con il figlio che non aveva mai conosciuto. Ma le cose si complicano: Martin viene attratto dalla giovane fidanzata del padre e si perde il gatto nero portafortuna. Il protagonista scopre quindi come, sotto la cenere del regime di Tito, covano antichi odi e nulla è come se lo ricordava. Siamo all'alba del primo giorno di guerra, ma la lui la affronta con un sorriso.

“Circus Columbia” racconta con grande efficacia la vigilia della secessione che farà precipitare la Jugoslavia in un gorgo di violenza, guerra etnica, orrori e crudeltà da cui ancora stenta a riprendersi. E’ proprio di questi giorni la notizia dell’arresto di Mladic, l’ex generale accusato di genocidio, strage e crimini contro l'umanità per la pulizia etnica durante la guerra di Bosnia. Per raccontare quel periodo, Tanovic sceglie un microcosmo con personaggi che si muovono in una realtà che sembra distante dal fragore della guerra. Come dice Lucija: “Qui nessuno sparerà mai a nessuno. La gente convive tranquillamente da troppo tempo”. Ma si sbaglia e nell’imminenza del conflitto si rompono amicizie e sodalizi e si scoprono i nemici della porta accanto. Proprio questa rappresentazione così vicina alla quotidianità rende più forte il senso di quello che è accaduto. Tanovic usa il timbro della commedia amara perché come spiega durante la conferenza stampa a Roma: “Volevo che la satira e un certo affetto per la mia gente trasparissero evidenti e che il richiamo alla lezione della vostra commedia all'italiana fosse esplicito. Proprio perché ciò che è seguito è stato un'orrenda guerra fratricida, ho preferito dare il senso dell'assurdo attraverso l'umanità dei singoli''. Un film da vedere.