di Maurizio Righetti
Secondo una ricerca del Censis, presentata a Napoli nella sede della Fondazione Santobono Pausilipon durante un confronto su incidenza e costi sociali della malattia oncologica, nel 2020 (rispetto al dato di partenza fotografato al 2009) i casi di tumore aumenteranno nel mondo del 27,3%; del 14%, in media, nei paesi europei. Positiva, in graduatoria, la performance italiana (+12%). Meglio di quelle spagnola (+18,1%), francese (+16,8%), britannica (+15,5%) e belga (+15%), Solo il dato della Germania è migliore di quello dell'Italia: +10,4%. Ma si tratta, purtroppo, anche per la nazione “primatista”, di un trend in notevole rialzo.
L'incremento è previsto per quasi tutte le forme
Le previsioni europee elaborate dal Censis segnalano un incremento dal 2009 al 2020 per tutte le forme di tumore. Il maggiore riguarda la prostata (+19,6%) seguito da vescica (+15,7%), mieloma (+14,8%), colon retto (+13,9%), fegato (+13,6%), esofago (+13,5%), polmone (+13,3%). In calo soltanto il linfoma di Hodgkin (-1,3%) e il tumore dei testicoli (-4,3%). Ma se le cifre sull'incidenza crescono, anche la sopravvivenza aumenta. In Italia è arrivata al 52,7% e il numero continua a migliorare. Le donne sopravvivono nel 52,7% dei casi, gli uomini nel 46,3%. Quanto alla rappresentazione sociale, la ricerca Censis dice che il tumore fa ancora paura. Per il 67,5% è, infatti, la patologia più temuta. Davanti ad una diagnosi di tumore le reazioni più comuni sono la paura (il 36,7% dei casi), la voglia di reagire (33,5%), la depressione (23,1%).
Carla Collicelli: pesanti disparità territoriali nel trattamento
Il direttore generale della Fondazione Censis, Carla Collicelli, ha illustrato anche la pesante disparità territoriale delle cure per i malati di tumore: “In base a una nostra indagine condotta su 1000 cittadini - spiega - il 39,6% ha dichiarato che, in presenza di una patologia, farebbe ricorso alla sanità di un’altra regione, e il dato sale al 48% per il meridione. Il 39,1% ha affermato che sarebbe disposto ad andare all’estero per curarsi (e il 3% lo ha già fatto)”.
Anna Maria Minicucci: la Campania ha grandi eccellenze, ma pochi le conoscono
Il direttore generale e il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera Santobono Pausilipon, Anna Maria Minicucci ed Enrico De Campora, hanno posto l'accento sulle necessità di far conoscere meglio le eccellenze campane in campo oncologico per evitare spostamenti fuori regione assolutamente superflui oltreché antieconomici; in questo senso, ha un rilievo notevole il recente accordo di collaborazione con il Gaslini di Genova, in base al quale le rispettive strutture riconoscono e utilizzano le rispettive, specifiche grandi competenze.
Umberto Veronesi e Giorgio Capodanno; investire nella relazione medico-paziente
Nella sua lettera di saluto a Giorgio Capodanno, presidente dell'Associazione Sole onlus di Cascia (la struttura umbra che opera nel capo della prevenzione in varie parti del territorio nazionale, organizzatrice dell'evento partenopeo), Umberto Veronesi, presidente dell'Istituto Europeo di Oncologia, sottolinea che “il primo passo per ridurre i costi sociali del malato oncologico sta proprio nell'investire nella relazione medico-paziente e in una buona e adeguata comunicazione”; è perciò di grande aiuto, scrive Veronesi, “per chi è affetto da una malattia, specie se seria e dolorosa come il tumore, sentirsi abbracciato da un concreto supporto assistenziale efficace ed efficiente ma soprattutto avvolto da una compartecipazione e condivisione empatica da parte di chi gli sta a fianco, sia esso medico o congiunto”.
Tonino Pedicini: la globalizzazione omogeneizza anche la crescita dell'incidenza
Tonino Pedicini, direttore generale dell'Istituto Tumori Fondazione Pascale di Napoli, spiega l'omogenea crescita dell'incidenza nelle varie parte del mondo. Ai molti fattori comuni, come lo stress, si aggiungono le crescenti interazioni: basti pensare a tante malattie che indeboliscono i fattori di protezione o ai cibi magari contaminati da fatti locali (talora pesanti, come in caso di nubi tossiche o incidenti nucleari) che vengono consumati anche in paesi lontani. Marcello Taglialatela: no ai tagli indiscriminati, ma occorre evitare gli sprechi La grande esposizione debitoria della sanità campana (che assorbe oltre il 65% del bilancio regionale) è stata ricordata da Luciano Schifone, presidente del Tavolo regionale partenariato economico e sociale della Regione Campania, secondo il quale occorre insistere sulle fasi preventiva e assistenziale. “Ma i tagli, necessari per la grave situazione economica – ha assicurato Marcello Taglialatela, assessore regionale all'Urbanistica e governo del territorio della Campania – non saranno indiscriminati. Occorre invece diminuire gli sprechi, cancellare i disservizi, eliminare la disorganizzazione, evitare le duplicazioni”. L'accesso ai farmaci antitumorali è tuttora diseguale.
Quanto alle differenziazioni di intervento nei diversi territori del nostro Paese, nella VI Giornata nazionale del malato oncologico organizzata dalla Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), era stato ricordato che già i farmaci antitumorali autorizzati dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) devono essere immediatamente disponibili nel territorio nazionale. L’accordo siglato dalla Conferenza Stato-Regioni il 18 novembre 2010 ha reso più semplici e immediate le procedure di introduzione per quelli che possiedono il requisito dell’innovatività terapeutica (non è infatti più necessario il preliminare inserimento dei prodotti nei Piani Terapeutici Regionali, che determinava evidenti disparità territoriali). Ma, per superare, le difformità regionali, è necessario fare un ulteriore passo in avanti. E i rappresentanti dei pazienti sottolineano la necessità di superare un ulteriore ostacolo. “L’importante principio introdotto dalla Conferenza Stato-Regioni va applicato a tutti i farmaci oncologici, non solo a quelli innovativi – aveva affermato Francesco De Lorenzo, presidente della Favo -. Il Piano Oncologico Nazionale, recentemente approvato, considera i tumori una patologia grave, causa di un terzo di tutti i decessi, e stabilisce che l’assistenza ai malati oncologici costituisca una priorità cui si deve far fronte per ridurre le disparità regionali. I risparmi, pur necessari, vanno previsti su altri aspetti, di minore gravità, dell’assistenza sanitaria”.
Francesco De Lorenzo: le disparità incidono pesantemente sui costi sociali
Quasi 142 milioni di euro annui. E' il costo che pesa direttamente sulle tasche delle persone che rappresentano i nuovi casi di tumore alla mammella ogni anno. Il costo annuale a carico delle persone e relative famiglie riferito a coloro che hanno avuto una diagnosi di tumore alla mammella nei cinque anni precedenti può essere stimato, invece, oltre ai 700 milioni di euro annui. Cifre di non poco conto. Su cui il Censis, con la collaborazione della Favo, sta investigando ulteriormente attraverso l’analisi di un campione nazionale di pazienti oncologici da cui sarà possibile enucleare informazioni decisive per una definizione piena del costo sociale totale delle patologie oncologiche. Ma la prima stima per il tumore alla mammella è sufficiente a lanciare l’allarme. “Le disparità nelle condizioni assistenziali dei pazienti oncologici hanno implicazioni significative sui costi sociali e, in particolare, su quelli privati che pesano sui malati e sulle famiglie” perché, osserva il presidente della Favo, Francesco De Lorenzo, “le migrazioni sanitarie interregionali generano non solo flussi finanziari tra i Servizi sanitari locali, ma anche una serie di costi aggiuntivi, per spostamenti e altre voci, che vengono direttamente sostenuti dalle persone malate e dai loro congiunti. La riduzione del costo sociale ha ovviamente una strada maestra nel miglioramento delle cure e nell’innalzamento progressivo della loro efficacia”. Costo sociale che in totale, secondo il Rapporto, è pari a oltre 380 milioni di euro per i nuovi casi nel 2010 (inclusivo anche dei costi diretti a carico del Servizio sanitario nazionale, oltre che di quelli privati), e a 1,9 miliardi per le persone con diagnosi di tumore nei cinque anni precedenti.