La prima campagna a difesa dei diritti umani la lanciò a 16 anni, quando riuscì a coinvolgere la sua scuola nel sostegno a distanza di alcuni orfani della guerra civile spagnola. La ''carriera umanitaria'' di Peter Benenson (1921-2005), fondatore di Amnesty International, iniziò quindi molto presto.
Dopo la laurea in Storia a Oxford e una breve parentesi nella British Army, intraprese la carriera di avvocato, diventando esponente di spicco della Società degli avvocati laburisti.
All'inizio degli anni '50, il Congresso dei sindacati unitari inglese decise di inviarlo in Spagna come osservatore nei processi contro alcuni sindacalisti locali: rimanendo sconvolto da ciò che vide, decise di preparare una lista completa delle inadempienze legali da discutere con il giudice. Anche grazie alla sua intransigenza, la sentenza finale del processo portò alla completa assoluzione degli imputati.
Dopo questo primo episodio a difesa della giustizia, ne seguirono altri (Benenson inviò osservatori anche in Ungheria durante i processi del 1956), che portarono alla formazione di ''Justice'', un'iniziativa simile ad Amnesty International a tutela della legge.
Nel 1961 il lancio di Amnesty International dalle colonne dell'Observer. L'articolo, in cui Benenson si indignava per la sorte di due giovani arrestati a Lisbona per aver brindato alla libertà delle colonie portoghesi, ''venne ripreso da altri organi di stampa nel mondo e l'adesione entusiasta di migliaia di persone convinse Benenson a trasformare quella campagna in Amnesty International, organizzazione oggi presente in oltre 150 paesi, con 2,8 milioni di soci''.
Nei primi anni dopo la fondazione, Benenson lavorò senza sosta per il nuovo movimento fornendo gran parte delle risorse finanziarie per muovere i primi passi, visitando i paesi e occupandosi anche delle questioni organizzative necessarie per far crescere in dimensioni e importanza la sua creatura.
In un'occasione, per riuscire a entrare in un paese particolarmente inaccessibile, Haiti, posò come artista folk inglese. Il 10 aprile 2001 ricevette il premio Mirror Pride of Britain Lifetime Achievment. Quello stesso anno, in occasione del 40/mo anniversario di Amnesty, Beneson lanciò uno dei suoi ultimi appelli: ''Coloro che oggi continuano a provare un senso d'impotenza possono fare qualcosa: possono sostenere Amnesty International. Possono aiutarla a combattere per la libertà e la giustizia. Solo quando l'ultimo prigioniero di coscienza sarà liberato, quando l'ultima camera di tortura verrà chiusa, quando la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite sarà realtà per le persone di tutto il mondo, allora il nostro lavoro sarà finito''.