di Gianluca Luceri
Cala il sipario sul campionato. Assegnato lo scudetto (Milan), ufficializzata la piazza d'onore (Inter) e il terzo gradino del podio (Napoli), decise le retrocessioni (Bari, Brescia e Sampdoria), la 38esima e ultima giornata doveva emettere gli ultimi due verdetti: quarto posto Champions (con preliminari) e ultimo visto per la meno nobile Europa League, dove finiscono Lazio, Roma e Palermo.
Allo stadio Friuli l'apoteosi di una città che fa un salto in paradiso. L'incredibile favola dell'Udinese targata Pozzo-Guidolin diventà infatti realtà: la squadra bianconera, nei bassifondi della classifica dopo due mesi di stagione, termina la sua pazzesca cavalcata nell'Europa che conta, 'bruciando' allo sprint la Lazio e lasciando a bocca asciutta due 'grandi' come Roma e Juve che avevano la Champions nei loro obiettivi stagionali. Il 'prevedibile' pareggio casalingo con il Milan campione d'Italia, regala al 'piccolo Barcellona' il punto dei sogni. Anche se i friulani, specie nella ripresa, non si sono certo accontentati: Amelia sventa un rigore di Di Natale, un missile di Inler si stampa prima sulla traversa poi sul palo. Che dire? Giù il cappello davanti alla Guidolin-band, aggrappata nel suo fantastico cammino alle magie della premiata ditta: da Alexis Sanchez, 'nino maravilla' cileno in pieno decollo, a un infinito Totò Di Natale, re dei bomber con 28 gol. Ma è il gruppo, di cemento armato, ad aver trionfato.
Finisce a testa alta, anzi altissima, il campionato della Lazio, quinta con più di un rimpianto ma protagonista comunque di un torneo bellissimo, ben oltre le aspettative della vigilia. I biancocelesti chiudono a 66 punti, gli stessi dell'Udinese che capitalizza la miglior differenza reti totale. Rocchi, doppio Zarate e un autogol di Vives: la formazione di Reja passa al 'Via del Mare' con autorità, interpretando la gara con la fame di chi ci crede ancora. Il Lecce resiste fino al 2-2 (Coppola, Piatti), poi nella ripresa sbanda. Salentini comunque salvi e beati, ma con De Canio che non proseguirà la sua avventura sulla panchina giallorossa.
Pazzini, Pazzini, Nagatomo: in attesa della finale di coppa Italia, possibile terzo traguardo stagionale dopo Supercoppa Italiana e Mondiale per club, l'Inter archivia il primo anno del dopo-Mourinho col secondo posto e un 3-1 senza storia al 'tranquillo' Catania (di Ledesma il gol della bandiera). Gara divertente, senza tatticismi, comandata dai nerazzurri: San Siro apprezza e applaude. Leonardo ha però ancora una settimana di sudore e schemi: domenica prossima all'Olimpico c'è il Palermo e un trofeo che, se conquistato, renderebbe il bilancio dell'Inter tutt'altro che disprezzabile.
Due a due pirotecnico tra Juventus e Napoli. Il pareggio non porta buone nuove alla Signora, che mostra più di una ruga e saluta senza bagliori i suoi tifosi. Lo zaino è infatti vuoto: il deludente settimo posto finale lascia i bianconeri fuori dall'Europa. Il pedigree del club merita progetti più sostanziosi. Delneri non sarà più al timone, ma Andrea Agnelli e Marotta avranno il loro bel da fare per correggere gli importanti difetti strutturali mostrati dalla squadra. All'Olimpico di Torino, per la cronaca, vanno a segno Maggio, Chiellini, Lucarelli e Matri. Napoli (senza Cavani, squalificato) raggiunto due volte, ma l'epilogo è da grande squadra, in linea con una stagione da cerchiare in rosso e ricordare.
Gente e facce tristi all'Olimpico. La Samp, precipitata clamorosamente in serie B, conclude il suo verticale crollo nel girone di ritorno con l'ennesima sconfitta. La Roma archivia la sua fallimentare stagione con un sesto posto che mette un punto su una squadra completamente da rifondare. Auguri a Di Benedetto, Baldini e Sabatini: il lavoro non sarà semplice. Il 3-1 contro i blucerchiati - apre Mannini, poi Totti, Vucinic e Borriello capovolgono il match - consegna ai giallorossi un'amarissimo passaporto per l'Europa League, coppa indigesta a chi immaginava ben altri palcoscenici. Montella non ha fatto il miracolo, Cavasin idem come sopra: due allenatori al capolinea della loro avventura.
Il misterioso Palermo 2010-2011, squadra capace di tutto e del contrario di tutto, chiude momentaneamente le trasmissioni con un brutto 1-3 casalingo col Chievo. La testa del gruppo, possiamo immaginare, era già tutta all'Inter e alla sfida dell'Olimpico, dove fra sette giorni andrà in scena l'ultimo atto di Coppa Italia, che per una società come quella rosanero rappresenta un appuntamento con la storia. Sotto di una rete (Nocerino), i gialloblù dell'ormai ex Pioli, contattato dalla Roma, rimontano e battono tre colpi: con Pellissier, Constant e Pulzetti. Per i clivensi, un'undicesima piazza che testimonia un altro piccolo, grande miracolo. Le idee, e non solo i soldi, possono portare lontano.
Domenica senza pretese per Cagliari e Parma, che al Sant'Elia fanno 1-1. Bojinov illude i ducali, un'autorete di Feltscher consente a Donadoni di interrompere la serie nera dell'ultimo mese. I gialloblù (46 punti) chiudono il torneo in crescendo e finiscono una lunghezza proprio sopra i sardi, che hanno mollato di netto la presa quando erano a ridosso della zona-Europa League. Cellino non ha apprezzato e ha picconato il gruppo, senza tanti giri di parole com'è sua abitudine.
Il Cesena era già al mare da domenica scorsa, quando l'aritmetica gli aveva consegnato almeno un altro anno di serie A. Fatta l'impresa, e con Ficcadenti già in uscita, quasi inevitabile la sconfitta di Marassi contro il Genoa, anch'esso senza motivazioni di classifica ma voglioso di archiviare con un sorriso un torneo in chiaroscuro (decima posizione). Partita messa in ghiaccio nel primo tempo da Floro Flores (doppietta) e Palacio. Sussulto dei romagnoli nella ripresa, che riducono le distanze prima con Bogdani (rigore) poi con Jimenez.
Rondinelle volate via nei cadetti, Fiorentina all'epilogo di un campionato non in linea con le aspettative (nono posto). Al 'Rigamonti' finisce con un salomonico 2-2 e con la contestazione dei tifosi al presidente Corioni. Viola due volte avanti, due volte rimontati: a Vargas risponde Eder, a Cerci ribatte Accardi. Il Brescia saluta la A con l'intenzione di tornarci fra un anno. Mihajlovic dovrà invece ripensare una formazione che ha mostrato, lungo il cammino, evidenti limiti.
Più forte dei tormenti societari e dei tre punti di penalizzazione subiti, il Bologna saluta male (ma con la salvezza in pugno) un'annata che fino a due mesi fa andava considerata come un vero capolavoro. Il gruppo ha 'visto' in anticipo la meta e si è rilassato, magari un po' troppo. Risultato: un'eclissi totale di risultati nell'ultimo mese e mezzo. Il Dall'Ara chiude i battenti con lo shampoo rifilato ai felsinei dal fanalino di coda Bari. Nella porta di Viviano, oltre Huseklepp, bussa tre volte il baby Francesco Grandolfo, classe '92, che si regala… il giorno perfetto: debutto in serie A con tripletta inclusa nel prezzo.