di Emanuela Gialli
“Voi siete la punta avanzata dell’umanità che esplora nuovi spazi e nuove possibilità per il nostro avvenire, andando aldilà dei limiti delle nostre esperienze quotidiane”. E’ stato con queste parole semplici, da uomo comune, che il Papa si è rivolto ai dodici astronauti in questo momento a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, circa 450 km dalla Terra, con cui si è collegato dal suo ufficio privato in Vaticano per dialogare, per avere un colloquio e un confronto. E’ la prima volta in assoluto per un Pontefice.
Le sue parole, pronunciate così, con umiltà e affetto, appena il collegamento era stato aperto, hanno commosso quegli “scienziati dello Spazio” pronti a confrontarsi su moniti e insegnamenti e che invece si sono trovati idealmente di fronte a un uomo che si interroga e fa domande, per avere risposte. “Sono molto interessato a sentire da voi le vostre esperienze e le vostre riflessioni. Permettetemi quindi di rivolgervi alcune domande”. E a questo punto l’emozione prende il sopravvento, non solo nello Spazio, ma anche nella Sala Stampa Vaticana, dove abbiamo assistito a questo evento unico e memorabile.
Umanità, umiltà, affetto ancora una volta nelle domande del Santo Padre. “So che la moglie di Mark Kelly (il comandante della Missione Dama, partita con l’ultimo volo dello Shuttle-Endeavour, cui partecipa il nostro Roberto Vittori. La moglie è la deputata democratica Giffords, rimasta ferita gravemente nel gennaio scorso durante una sparatoria all’Università di Tucson, in Arizona, ndr.), è stata vittima di un grave attentato e spero che la sua salute continui a migliorare. Come la scienza può contribuire alla causa della pace?”. E il comandante Kelly: “Grazie Santità. Mia moglie sta molto bene, meglio di quanto ci si potesse aspettare”. E poi ha proseguito spiegando al Papa: “Non vediamo confini da qui, ma sappiamo che ci sono le guerre in Medio Oriente e le difficoltà in Nord Africa. Molte delle guerre sono per l’energia e noi qui viviamo una situazione, invece, in cui l’energia non manca. Dobbiamo capire come evitare le guerre”.
Benedetto XVI ha anche ricordato la sua preoccupazione per l’Ambiente e l’avvenire del Pianeta. “Vedete dei segni o dei fenomeni a cui dobbiamo essere più attenti?”. Ha preso la parola Ron Garan (fa parte dell’equipaggio della Iss, raggiunto a dicembre con la Soyuz, da Paolo Nespoli, dal russo Dmitri Kondratyev e dall'americana Catherine Coleman,): “Da qui si vede con evidenza la bellezza della Terra, ma anche la fragilità. Tutti dobbiamo collaborare per il bene del Pianeta”.
“E quando tornerete sulla Terra? Sarete trattati come eroi. Quali messaggi vorrete indirizzare ai giovani?”, ha chiesto ancora Benedetto XVI. Per Mike Finchke, hanno il dovere “di far sapere ai figli, ai giovani di questo pianeta che intorno a noi c’è tutto un universo da esplorare. E che se lo facciamo insieme, non c’è nulla che non possiamo ottenere!”. Certo, ha sottolineato il Santo Padre, “l’esplorazione dello Spazio è un’avventura scientifica affascinante, ma è anche un’avventura dello spirito umano”, che permette di “meditare sulla grandezza del Creatore. Perciò la medaglia che ho affidato a Roberto (Vittori) come segno della mia partecipazione alla vostra missione rappresenta la creazione dell’uomo, dipinta da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Nel vostro intenso impegno di lavoro e di ricerca, vi succede di fermarvi e fare simili riflessioni?”. “Sua Santità –è intervenuto Vittori- quando da qui guardo il nostro Pianeta blu prego per me, per le nostre famiglie, per il nostro futuro. Ho portato con me la medaglia, e la faccio galleggiare davanti a me, a dimostrazione dell’assenza di gravità. Io desidero ringraziarla molto per questa opportunità; voglio che questa medaglia fluttui verso il mio amico e collega Paolo: infatti, lui tornerà sulla Terra Io l’ho portata con me nello spazio e lui la riporterà sulla Terra per restituirla a lei”. E a Paolo Nespoli il Pontefice si è voluto rivolgere per ricordare la mamma scomparsa mentre era sulla Stazione spaziale: “Vi sentite lontani e isolati, lassù, e soffrite un senso di separazione, o vi sentite uniti fra voi e inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?”. E la risposta di Nespoli è stata nel segno di un’ulteriore spontaneità: “I miei colleghi qui mi sono stati molto vicini, come la mia famiglia e gli amici. Mi sono sentito lontano ma anche molto vicino, e sicuramente il pensiero di sentire tutti voi vicino a me, uniti in questo momento, è stato di estremo sollievo”.
Infine, il commiato e la benedizione del Papa: “Faccio i migliori auguri per il vostro lavoro e per il successo della vostra grande missione al servizio della scienza, della collaborazione internazionale, del progresso autentico e della pace nel mondo”. Benedetto XVI attende qualche secondo ed arriva un simpatico fuori programma: uno degli astronauti lascia il gruppo, rimasto ancorato per circa 20 minuti, in modo da stare tutti in piedi di fronte al Pontefice, e si leva in volo, salutando con la mano, tra l’ilarità dei colleghi, sottolineata dalla folta chioma bruna della Coleman, con le punte rivolte verso l’alto.
Il Papa ha risposto, facendo lo stesso gesto. Come si fa con i parenti che ci sono venuti a trovare. Perché in fondo é stata una riunione di famiglia. Vera e spontanea.