Ryuichi Sakamoto e Alva Noto in tour europeo


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'SUMMVS' il titolo del loro nuovo Cd

Suoni visivi e melodie elettroniche in una fusione di somme matematiche ed espressioni opposte s

di Mariaceleste de Martino
(mceleste.demartino@rai.it)


Quadri di suoni visivi e note elettro-melodiche. Il duo Alva Noto e Ryuichi Sakamoto è una fusione di musiche etniche orientali e sonorità elettriche occidentali. L’est dell’Europa incontra l’estremo est asiatico. Germania orientale e Giappone. Sakamoto, pioniere della musica occidentale elettronica, bossa nova e classica, premio Oscar nel 1988, vinse la statuetta per la colonna sonora del capolavoro di Bernardo Bertolucci “L’ultimo Imperatore”. E’ in tour con Carsten Nicolai, in arte Alva Noto, visual artist e musicista tedesco, ispirato anche a John Cage. Un nuovo Cd chiude il cerchio di una serie di progetti del duo germanico.nipponico: cinque album in tutto, le cui iniziali (Vrloon, Insen, Revep, Utp, e Summvs) formano insieme la parola “virus”, quasi da evocare la forza “contagiosa” della loro musica.

Summvs, l’insieme di “summa” (somma) e “versus” (opposto), un misto tra collaborazione e individualità, è il titolo del nuovo album, inciso tra Berlino, New York e Tokyo. “Summvs è una parola innovativa e simbolica”, spiega Sakamoto. “Ovviamente è inventata, è un vocabolo artificiale, ma che contiene un significato ben preciso: “l’insieme” e il “contrario”.

Alva Noto aggiunge: “Tutti i titoli dei nostri album creano un’immagine, una fotografia, un sentimento, più che voler dire qualcosa di specifico. Lo spelling bizzarro di ogni parola crea situazioni e associazioni, più che definizioni o significati”.

Alva Noto vive a Berlino, ma è nato a Chemnitz vicino a Lipsia e a Dresda, ex Germania orientale. Ad appena 46 anni è considerato uno dei più significativi artisti della nuova generazione di musica elettronica, sperimentazione di suono dallo stile radicalmente minimalista, e come artista visivo il suo lavoro affascina per il legame tra arte e scienza.

Il tour europeo di Alva Noto e Ryuichi Sakamoto è cominciato il 12 maggio a Londra. Dopo le tappe italiane a Milano, Perugia e Roma, proseguirà a Bruxelles, Eindhoven, Lipsia, Copenhagen, Francoforte, Berlino e Barcellona.

Tre le tappe italiane. Dopo Milano, si sono esibiti al teatro Morlacchi di Perugia, il cui ricavato è andato alla città giapponese di Sendai, la più colpita dal sisma e dallo tsunami dell’11 marzo scorso. Due le serate romane, il 20 e il 21 maggio.

La prima, è stata una standing ovation sin dall’inizio. Non volontaria, ma forzata per mancanza di sedie. Quasi 500 spettatori in piedi, seduti o sdraiati sulla ghiaia e sui prati dell’Accademia tedesca nella Villa Massimo a Roma ad attendere Ryuichi Sakamoto e Alva Noto. Appaiono sul palco con un’ora di ritardo dovuto a un “improvviso e inaspettato problema tecnico”.

In un’atmosfera Woodstock style, comincia così la prima delle due serate romane. Musica avant-garde che si ascolta, ma che si può anche vedere. Note che sono forme geometriche grazie alla mente matematica di Alva Noto.
Linee e tondi sonori, grafici, metronomi visivi, scrocchi e fruscii che fanno parte dello spettacolo, un’opera d’arte fatta di immagini e brani di musica elettronica, sintetizzata, minimalista, che man mano cresce fino a diventare melodica con la stessa potenza della musica sinfonica, carica di energia e calore.

La vostra musica che si ascolta e le vostre immagini che si guardano, parlano e si muovono e dicono tante cose. Se doveste mettere la vostra arte in un testo che racconto sarebbe?

Sakamoto parla a testa leggermente chinata verso il basso come quando suona il pianoforte, come per concentrarsi sull’immagine delle sue parole, sagge ed eleganti come le sue note: “Il mio sogno legato alla mia musica è l’immagine di una donna anziana in Romania, non so perché la Romania, ma vedo questa vecchia signora con un fazzoletto in testa che dopo aver ascoltato la mia musica fa OHHHHH”. Sakamoto alza di scatto la testa per mimare l’espressione di stupore e il sospiro della donna in estasi che è appena rimasta stupita e folgorata dalla sua musica. “Questo è il mio sogno”.

Alva Noto: “Credo che la musica e l’arte provochino sentimenti individuali ed è questo che amo più di tutto del mio lavoro. Posso creare qualcosa che non deve necessariamente essere descritto con le parole, ma può innescare emozioni diverse, profonde e intime, in ognuno di noi. Non penso assolutamente che la mia musica o la mia arte visiva abbiano un significato preciso, che dettino uno stato d’animo particolare. Ognuno la interpreta come vuole”.

Suoni che si illuminano, che appaiono come molecole, che sembrano la trama di un tessuto, puntini elettronici che pulsano come una battito cardiaco. Luci a intermittenza ipnotizzano la mente che le vede somiglianti ad atomi, spirali genetiche, frasi in Braille o effetti di fine trasmissione della tv analogica. La fantasia galoppa con psichedelica allucinazione. Dal bianco neon al blu elettrico, dal giallo sole al rosso fuoco, dalle colorazioni fredde a quelle calde, fino a dar vita a un arcobaleno e a formare strutture viste attraverso un caleidoscopio.

Variegati i suoni anche se sembrano ripetitivi. Minimalista e timida all’inizio, la musica incalza a tratti per decollare verso la fine, come per voler raggiungere gli aerei che sorvolano il parco, attraversando gruppi di nuvole che richiamano le forme proiettate sullo sfondo del palco. Un concerto cangiante che si specchia prima in un cielo limpido, poi tra le macchie irregolari delle nuvole. Le immagini luminose a forma di rombo sul mega schermo ricordano le luci dei velivoli che passano rombando e lasciano una scia, come le fasce sonore impresse elettronicamente.

Dopo un’ora esatta di concerto, nonostante l’ora di ritardo e nessuna accenno di scuse, il gran finale è intenso, carico, un rosso fuoco che non brucia e si sprigiona echeggiando libero tra le foglie degli alberi. La coppia di artisti sparisce all’istante dopo un paio di eleganti inchini, mano nella mano. Tornano in un attimo per il bis. In 20 minuti regalano altri hit, oltre ai brani tratti dal nuovo album “Summvs”. Unforbidden colors dal film Furyo, titolo originale Merry Christmas Mr. Lawrence, di Nagisa Oshima con David Bowie e lo stesso Ryuichi Sakamoto, By this River di Brian Eno, e pezzi da L’Ultimo Imperatore. Alcune note di un brano ricordano It’s a miracle dall’album di Roger Waters, ex bassista dei Pink Floyd, Amused to Death.

Un privilegio averli in Italia, un forte meeting point dei due artisti. Sakamoto viene facilmente abbinato a Bertolucci. “Non sono stato io a scegliere l’Italia. ma è stata l’Italia a scegliere me. Il regista italiano Bernardo Bertolucci mi ha chiamato ed è stato un onore per me lavorare con lui, che per me è ai livelli di Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini. Ancora oggi non mi rendo conto di aver lavorato per ben tre dei suoi film di seguito (L’ultimo Imperatore, 1987, Tè del deserto 1990, Il piccolo Buddha, 1993). Ci teniamo in contatto anche se lui ha un piccolo problema di salute, ma è ancora giovane e ha una fervida immaginazione creativa e magari un giorno lavoreremo insieme di nuovo”.

Alva Noto è stato molte volte in Italia. A Roma nel 2007 ha vissuto nell’Accademia tedesca a Villa Massimo come borsista. “Avendo studiato architettura ho sempre pensato che fosse assolutamente necessario visitare l’Italia almeno una volta. E’ il luogo di nascita per antonomasia dell’architettura, con degli iconici edifici molto importanti. Ma io sono nato e vissuto nella Germania dell’Est e non ho mai avuto l’opportunità di venire qui. Solo dopo la caduta del Muro ho finalmente avuto questa possibilità, di ammirare ed esplorare la tradizione storica italiana. Non solo da musicista, ma soprattutto come visual artist sono attratto dal Rinascimento, un po’ meno dal Barocco, e mi interessa tutto ciò che riguarda il passato che è importante da capire e questo in Italia è possibile. E’ un Paese ricco di tradizione, pregno di passato che a volte può anche essere un fardello pesante, ma resta comunque una nazione con una grande cultura, bella quanto i paesaggi e il cibo. Sono cliché, ma rendono facile e comodo il soggiorno e sono buoni motivi per venire in Italia”.

Affiatati, seppur diversi. Due individui ben distinti che insieme legano perfettamente. Entrambi innamorati del lavoro dell’altro. Hanno in comune: musica, immagine, Italia, e anche i loro nomi rimano. “Adoro questo che lei ha appena notato”, dice Sakamoto sorridendo mentre ripete di seguito “Noto-Moto, Noto-Moto…”

E cos’altro vi lega?

Sakamoto: “L’estetica ci accomuna. Amiamo entrambi i vecchi templi giapponesi. E lui (indica Carsten Nicolai) ha una conoscenza più approfondita di me su questo tema. Mi fa sempre notare delle cose che non so. E’ lui che mi insegna tante cose. Mi dice di andare a visitare un tempio in particolare a Kyoto e poi un altro da un’altra parte e ha sempre ragione lui”.

Alva Noto: “La sensibilità. Questa è la principale caratteristica che ci accomuna. Ma la cosa più importante che ci lega è la curiosità. Siamo tutti e due molto curiosi”.

Due solitari che lavorano insieme avranno tanti progetti da condividere e da dividere con il loro pubblico...

Alva Noto: “Produciamo in continuazione, come un flusso inarrestabile e non possiamo prevedere cosa ne uscirà fuori” La loro vita è come una corrente che sprigiona energia senza sosta. Forse una colonna sonora? Sakamoto indica Alva Noto e dice: “Sì, per un suo film”. Alva Noto ride di gusto. Il loro nervo è stato ben stimolato. Abbiamo colto nel segno. I due ridono, complici negli sguardi e Alva Noto ride ancora, quasi per timidezza e riservatezza. Allora, incalzo e insisto. Mi dia qualche anticipazione. “E’ da tempo che ci scherzo su”, comincia a sbottonarsi mentre Sakamoto ridacchia affettuosamente. Alva Noto si lascia finalmente andare: “Ho fatto un cortometraggio che ha vinto vari premi e riconoscimenti. E ho ricevuto del denaro per produrre un altro film, quindi un giorno ne farò uno con l’aiuto di Sakamoto”. E il tema? “Parla di un uomo davanti a un distributore automatico di bevande a Tokyo mentre tenta di comprare una bottiglia. Ma la macchina non gliela dà. E da lì comincia la sua vita. E’ ironico e anche un po’ comico.  (Vai allo short film di Alva Noto)



A proposito di vita. Sakamoto è fortemente impegnato per la pace e l’ecologia, occupandosi direttamente della coltivazione delle foreste. Nel 2007 ha fondato More Trees, organizzazione che protegge l’ambiente piantando alberi per combattere la distruzione delle foreste. Ma è anche membro dell’Organizzazione anti nucleare “Stop Rokkasho” che chiedeva la chiusura della centrale atomica di Hamaoka. In Giappone, l’11 marzo scorso, migliaia di persone sono morte per il sisma e per lo tsunami e la vita non tornerà com’era prima per altre centinaia di migliaia, distrutte dalla radioattività sprigionata dall’impianto a Fukushima. Hamaoka è stata chiusa recentemente su ordine del governo di Tokyo. La potenza dell’arte spesso può essere più forte di quella politica. E’ da considerarsi un successo?

L’espressione sul volto di Sakamoto si indurisce. “Non vedo alcun successo. Abbiamo già usato l’energia nucleare e anche se venissero spente tutte le 54 centrali nucleari presenti in Giappone, le scorie resterebbero. E’ tutto materiale dannoso e pericoloso. Il plutonio resterà per altri 24 mila anni e danneggerà la vita di centinaia di generazioni. Penso sia un crimine contro l’umanità, contro gli esseri umani e tutte le specie viventi del pianeta. Il disastro è già stato fatto”.

Alva Noto: “Noi siamo protetti dall’atmosfera, le radiazioni ci proteggono dal sole. Ma la radiazione che viene prodotta dall’uomo è atomica e in una quantità maggiore di quella che esiste in tutto l’universo. Sembra uno scherzo tragico e assurdo”.

Insieme per la vita, una vita per la musica, per l’estetica, un’immagine di un mondo pieno di buoni sentimenti. Entrambi eclettici. Carsten Nicolai vestirà anche i panni dell’architetto in un nuovo imminente progetto: la costruzione di una chiesa ad Olevano Romano, vicino a Roma, assieme all’architetto di Monaco di Baviera, Rudolf Finsterwalder e all’artista di Berlino, Matthias Weischer, grazie a un fondo coordinato dal direttore dell’Accademia tedesca, Joachim Bluher. Sarà un luogo di culto dove regnerà il gioco di luci grazie a uno studio di meridiane e calcoli matematici di Alva Noto.

La foto di apertura è di di Jean-Christophe Godet