Il ruolo dell'Osce nelle aree a rischio


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'Lavoriamo per prevenire conflitti'

Intervista all’Alto commissario per le minoranze nazionali o

Knut Vollebaek, ambasciatore norvegese, è l’Alto Commissario dell’Osce per le minoranze nazionali. A Televideo spiega quali sono i suoi effettivi poteri e quali sono le situazioni europee a rischio.

Ambasciatore Vollebaek, qual è il ruolo dell’Osce nella difesa dei diritti umani nei paesi in cui non sono garantiti? Come potete intervenire?
“Noi non ci occupiamo direttamente del rispetto dei diritti umani, di cui si interessano altre organizzazioni. L’Osce lavora per prevenire conflitti, cerchiamo di fare un lavoro diplomatico in quelle aree dove le tensioni possono degenerare in guerre e violenze nei confronti delle minoranze. In quel caso abbiamo il mandato ad intervenire senza necessità di autorizzazione da parte dei governi. Ci è riconosciuto un forte potere. Possiamo recarci sul posto e cercare di risolvere i problemi per via diplomatica, provando a far dialogare le parti in causa. In ogni caso lavoriamo con i governi delle aree a rischio per prevenire lo sviluppo di conflitti e repressioni violente”..

Come procede il processo di pacificazione fra le varie etnie nell’ex-Jugoslavia?
“Oggi la situazione è migliore che non prima della guerra, si è in parte stabilizzata, ma sfortunatamente i rapporti fra i vari ceppi etnici non sono buoni, hanno vissuto per secoli separati, hanno avuto una cultura e un’educazione diverse, ci sono poche istituzioni che li possono accumunare per migliorare la loro convivenza. Noi lavoriamo educarli all’integrazione, per poter coesistere tranquillamente in una società multietnica”.

Anche nell’ex-Unione Sovietica ci sono molte zone in ebollizione…
“Lì ci sono problemi per il mancato rispetto dei diritti umani, come nelle repubbliche dell’Asia centrale, dove la situazione è ad alto rischio. Stiamo lavorando anche nelle repubbliche baltiche, dove ci sono grosse comunità russe, che hanno problemi di integrazione. Cerchiamo di favorire lo sviluppo dell’ istruzione, dell’integrazione sociale e religiosa. Tutti noi, comunque, lavoriamo per il rispetto dei diritti umani. Il nostro lavoro è una vera sfida quotidiana, un work in progress”.

Ci sono problemi anche nell’Europa occidentale?
“Sì, cominciano ad esserci, perché ci sono forti spinte nazionaliste che fomentano xenofobia e discriminazioni fra diversi gruppi etnici. Non ci sono zone su cui puntare il dito e dire “tu sei peggio di me”, ma sono diventati a rischio anche paesi che erano molto tranquilli. La crisi economica ha acuito delle tensioni sociali all’interno dei popoli, fomentate dalle paure della gente verso i diversi, gli sconosciuti, le minoranze. E’ un problema che va preso molto seriamente”.

“Avete un ruolo anche nell’eterno conflitto israelo-palestinese?
“Non possiamo avere un ruolo attivo nell’area, che non rientra in quelle di nostra competenza, ma le organizzazioni che lavorano oltremare stanno operando bene, per riportare la democrazia e la pace in Nordafrica e spero, anche in Palestina”. (M. I.)