Si riaccende il dibattito nucleare


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Dopo Fukushima l’Europa si interroga

Il commissario europeo all’Energia chiede test molto completi n

di Giulia Artissi

Dopo Fukushima l’Europa si interroga. Scuote la tragedia giapponese e tra dubbi e timori si riaccende anche nel Vecchio continente il dibattito sul nucleare. Dagli albori ai nostri giorni, il percorso è lungo e a fasi alterne: dagli esperimenti e dalle prime realizzazioni degli anni ’50 e ’60, passando per gli anni ’80 segnati dall’incidente di Cernobyl, fino agli anni duemila, sul nucleare si sono succeduti entusiasmi, momenti di riflessione, abbandoni per scelta politica ma anche per considerazioni finanziarie, e poi ancora ripensamenti.

Negli ultimi dieci anni, diversi Paesi, a partire dalla Finlandia, hanno invertito la rotta mettendo in cantiere la realizzazione di nuovi reattori o annullando, come la Svezia nel 2009, le deliberazioni sulla propria rinuncia alla produzione elettronucleare. E oggi il quadro cambia ancora. Sulla scia del caso della centrale nipponica, la cancelliera Angela Merkel ha deciso di sospendere il ciclo di vita operativo dei 16 reattori atomici civili attivi in Germania. “Abbiamo deciso di accelerare l’uscita, di cercare un consenso su come, tenendo conto delle necessità energetiche, aprire al più presto l’era delle rinnovabili”, ha dichiarato recentemente la Merkel. Mentre la Svizzera la bloccato la procedura di domanda di autorizzazione alla costruzione di altri tre nuovi siti. L’Austria, che ha chiuso anni fa il suo unico impianto, ha chiesto una verifica e controlli di sicurezza in tutte le centrali europee. Polemiche ambientaliste in Polonia e anche in Francia, il paese che in Europa più crede e si affida al nucleare.

Intanto trattative aperte a Bruxelles per la definizione dei criteri da adottare per gli stress test sulle centrali nucleari europee. Il commissario all’Energia, Oettinger, chiede test molto completi che vadano oltre le conseguenze di eventi naturali, comprendendo anche attacchi terroristici. D’accordo anche il presidente Barroso, secondo il quale questi test “devono essere ampi ed includere la più vasta gamma possibile di scenari, naturali e umani”. Scetticismo dalla Francia.