Il Rapporto 2011 di Amnesty International documenta restrizioni alla libertà di parola in 89 Paesi, casi di prigionieri di coscienza in almeno 48 Paesi, torture e maltrattamenti in almeno 98 e processi iniqui in 54 Paesi. In 23, hanno avuto luogo esecuzioni di condanne a morte (18 nel 2009).
Tra i momenti più significativi del 2010, Amnesty International ricorda il rilascio di Aung San Suu Kyi in Myanmar e l’assegnazione del premio Nobel per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo, nonostante il governo di Pechino abbia tentato di sabotare la cerimonia.
Migliaia di difensori dei diritti umani sono stati minacciati, imprigionati, torturati e uccisi in molti Paesi, tra cui l’Afghanistan, Angola, Brasile, Cina, Messico, Myanmar, Russia, Turchia, Uzbekistan, Vietnam e Zimbabwe.
Nel 2010 ci sono stati un peggioramento della situazione dei diritti umani in diversi Paesi quali la Bielorussia, il Kirghizistan e l’Ucraina. Violenze in Nigeria, Ciad, Colombia, Iraq, Somalia,Sudan,Repubblica Democratica del Congo.
Ci sono stati anche progressi, come lo stabile arretramento della pena di morte e la consegna alla giustizia di alcuni responsabili di crimini negli ex regimi militari in America Latina.
Troppe discriminazioni anche in Italia contro rom e migranti e clima di intolleranza nei confronti degli omosessuali. L’Italia si è sempre rifiutata di introdurre il reato di tortura nella legislazione nazionale.