"Le parole del presidente della Repubblica sono inequivoche. A nome dell'intera magistratura gli dico grazie" . Così il presidente dell'Anm Palamara ha commentato il discorso del capo dello Stato per la celebrazione del giorno della memoria delle vittime del terrorismo. Le sue parole rappresentano "il rispetto che la magistratura ha sempre avuto nei confronti di tutte le altre istituzioni e che, purtroppo nell'ultimo periodo,nei confronti della magistratura, alcuni rappresentanti del governo e delle forze politiche hanno perso". La giornata della memoria delle vittime del terrorismo interno e internazionale è stata istituita con legge il 4 maggio 2007. Quest’anno il Capo dello Stato ha voluto dedicare la Giornata ai magistrati uccisi negli “anni di piombo”.
L’intervista a Luca Palamara, rilasciata nei giorni scorsi a Televideo.
Quando si è conclusa la fase degli anni di piombo, i magistrati hanno continuato a morire per mano della criminalità organizzata. Perché allora, negli Anni Settanta, i terroristi presero di mira anche le toghe? Cosa rappresentava, in quel periodo, la magistratura?
La magistratura, allora, come oggi, era ed è baluardo del controllo di legalità. Evidentemente in quegli anni terribili e folli, era un nemico da abbattere, in quanto rappresentativa e permeata nelle Istituzioni. E per le istituzioni repubblicane ha pagato duramente, con il sangue di 10 magistrati, l’impegno per il rispetto della legalità e la corretta applicazione della legge. Soprattutto, il riferimento è a magistrati come Occorsio, Galli, Alessandrini ed Amato che indagavano sul terrorismo nero e le Brigate rosse e sono stati barbaramente uccisi.
Quindi possiamo dire che alla magistratura nei vari periodi della nostra storia è stato attribuito comunque un ruolo e un valore di volta in volta diversi?
L’intera storia repubblicana, e direi anche dell’Italia del 1861, dimostra che la magistratura è stata sempre nello Stato di diritto un baluardo della legalità. E a seconda dei tempi e delle circostanze è fortemente esposta a rischi e pericoli, in base alle indagini che svolge. E’ forse il contrario di quello che si vorrebbe oggi, cioè una magistratura docile e addomesticata. Queste situazioni derivano dal fatto che la magistratura nello Stato italiano ha sempre rappresentato il momento di forza, in difesa dei valori costituzionali e repubblicani. E per questo è stata da sempre un’istituzione particolarmente esposta.
Secondo lei, Palamara, il terrorismo in questi anni si è trasformato in qualcosa d’ altro, oppure è ancora latente, pronto a riemergere?
L’analisi dei fatti e delle situazioni è quella che è stata accertata nelle sedi processuali. Recentemente abbiano avuto delle recrudescenze del fenomeno terroristico, in particolare delle Brigate Rosse. Abbiamo avuto varie forme di terrorismo, non più solo dentro il nostro Paese, ma anche a livello internazionale. Sicuramente è un’emergenza alla quale è necessario prestare molta attenzione.
Non le sembra che i magistrati e la magistratura siano percepiti dall’opinione pubblica più nel loro ruolo politico, che nel loro compito istituzionale, di svolgimento della funzione giurisdizionale?
C’è il rischio che questo possa accadere. Sicuramente, le campagne di informazione di certa stampa e le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’attuale maggioranza di governo tendono a trasformare la magistratura in un soggetto politico. In realtà, questa è una rappresentazione in cui non vogliamo in alcun modo riconoscerci. E’ solo un tentativo di delegittimare la magistratura, ma soprattutto è un modo per trascinarla su un terreno di scontro e di contrapposizione, che invece la magistratura vuole rifiutare. Perché i magistrati, oggi come allora, hanno sempre svolto un ruolo diverso, quello di applicare la legge imparzialmente, nei confronti di tutti.
Non c’è una qualche responsabilità di alcuni magistrati in questo caso?
La responsabilità che può ricondursi alla magistratura è quella di avere applicato in questi anni la legge. E in questo periodo è stata una istituzione sotto attacco, che ha subito in più riprese insulti e delegittimazioni. Le eventuali responsabilità di singoli vanno accertate nelle sedi competenti. Su 9 mila magistrati sicuramente c’è chi ha lavorato meglio e chi ha lavorato peggio. Altro è comunque invece arrivare a equiparazioni, che, così come formulate, sono inaccettabili.
L’iniziativa del 9 maggio dell’Associazione nazionale magistrati. Che obiettivo vi proponete, anche in vista di quello che dirà il Capo dello Stato, anche nel suo ruolo di presidente del Consiglio superiore della magistratura?
Intanto il nostro massimo rispetto per le parole e la funzione del Quirinale. La nostra è un’iniziativa di segno diverso: vuole essere un momento di riconoscimento da parte dell’intera magistratura alle memoria dei magistrati uccisi dai terroristi. Ma soprattutto, vuole avere per quanto ci riguarda il significato ben chiaro e preciso di dare una risposta alle invettive, agli insulti, a quei manifesti indegni affissi a Milano nei giorni scorsi, seguendo un percorso istituzionale e di responsabilità. Vogliamo ricordare agli italiani, al Paese, quello che la magistratura ha fatto per le Istituzioni e quello che i magistrati intendono continuare a fare. Alle 12 in tutte le aule di giustizia si osserverà un minuto di silenzio e nel pomeriggio la manifestazione con le vittime del terrorismo (alla Casa del cinema, a Roma. Verrà proiettato un video realizzato in esclusiva per l’Anm da “La storia siamo noi” della Rai, ndr.). (Egi)