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4° posto, l'Udinese supera la Lazio

Napoli battuto a Lecce, vince l'Inter. In coda retrocede anche il Brescia. Sorride il Cesena, il Catania è salvo. Sampdoria appesa a un filo s

di Mauro Caputi

Terz'ultima giornata ricca di verdetti importanti, anche se in larga parte già maturati. Il Milan si risveglia campione d'Italia (diciottesima volta nella sua storia) grazie allo 0-0 nell'anticipo del sabato sera all'Olimpico contro la Roma. Serviva un punto per confortare la matematica e un punto è arrivato. Il resto è festa rossonera. L'Inter si scuce lo scudetto con eleganza, superando la Fiorentina 3-1 a San Siro e assicurandosi un posto in Champions League. E' festa per Pazzini, che porta in vantaggio i nerazzurri al 25' con una splendida girata dopo la rocciosa difesa del pallone. Pochi minuti prima il 'Pazzo' aveva centrato la traversa, come aveva già fatto Gilardino nelle prime fasi del match. Al 28' partita ben orientata grazie al tocco di testa di Cambiasso su punizione. Nella ripresa Gilardino prima si procura e si divora una buona opportunità, poi riapre l'incontro al 74' con un gran sinistro. Le speraze della Fiorentina durano solo 3'. Ci pensa Coutinho, direttamente su punizione, a chiudere i conti.

Non è ancora certa, invece, la Champions senza preliminari per il Napoli. I partenopei si arrendono alla voglia di salvezza del Lecce che s'impone 2-1 al termine di una gara a fasi alterne. Non in forma l'arbitro Valeri: nel primo tempo giudica involontario un mani di Cannavaro che intercetta una sventola di Corvia (l'attaccante era distante dal difensore). A inizio ripresa Campagnaro affronta Olivera che va a terra. Valeri decide per il rigore (che Corvia trasforma, 49'), ma il contatto non è così evidente. E sembra esagerato anche il secondo giallo a Corvia (banale fallo di gioco su Lavezzi) che lascia il Lecce in dieci al 54'. Il Napoli ne approfitta e accelera le operazioni, arrivando al pari grazie a una deviazione di testa di Mascara, cross di Zuniga, al 67'. Ospiti nel pieno controllo delle operazioni per altri 10'. Cavani manca il colpo di testa sottomisura, ma al 74' si merita il secondo giallo per un fallo su Olivera (pure qui il cartellino sembra eccessivo). Parità numerica in campo. Si va all'epilogo per cuori forti. E' l'88', Chevanton punta un pallone che arriva su un assist all'indietro e lo scaraventa verso la porta. Faccia inferiore della traversa, rimbalzo oltre la linea e rientro in campo. Questa volta la terna comandata da Valeri vede bene: la sfera è entrata. I salentini vincono 2-1 e continuano a sperare.

I partenopei, a quota 68, non sono sicuri dell'accesso diretto in Champions, oltre che per la loro sconfitta anche per il successo dell'Udinese nello scontro diretto per il quarto posto con la Lazio. I friulani vincono 2-1 e salgono a 62 punti. Nel primo tempo, e per una buona metà del secondo, laziali in grossa difficoltà. La squadra di Guidolin (4 sconfitte e una vittoria nelle ultime 5 partite) sembra una lontana parente di quella vista nell'ultimo mese. Doppietta di Di Natale al 35' e al 42'. In entrambi i casi Sanchez fa a fette la difesa ospite: prima serve direttamente il bomber (28 gol nel campionato) scattato sulla destra dell'area; poi evita il fuorigioco servendo l'inserimento di Isla che, a sua volta, allunga a Di Natale solo davanti alla porta vuota. La supremazia dell'Udinese cessa in un istante al 67'. Rocchi, appena entrato, salta Angella che lo stende all'ingresso in area. Rigore e rosso diretto. Qui la Lazio commette suicidio sportivo: Zarate va sul dischetto e tenta un assurdo 'cucchiaio' contro Handanovic che dà ulteriore linfa alla sua fama di pararigori (quest'anno sono 6, nuovo record in un singolo campionato) semplicemente restando fermo al centro della porta. Reja getta Kozak nel getta nella mischia e l'attaccante gli dà ragione al 76' insaccando di testa su cross di Zarate. Passano 3' e il ceco va a pochi millimetri dal pareggio: altro colpo di testa, ma stavolta è palo. L'Udinese resiste, Handanovic è chiamato agli straordinari, e i tre punti sono cosa fatta.

In attesa del posticipo del lunedì fra Juventus e Chievo, la situazione per il quarto posto (ferme restando le piccolissime chances dell'Udinese di agganciare il Napoli) recita così: Udinese 62, Roma e Lazio 60 (con i giallorossi in vantaggio nei confronti diretti con i cugini), Juve 56.

Un altro verdetto arriva dalla zona bassa. Il Brescia raggiunge il Bari in serie B. Ai lombardi è fatale la sconfitta interna, 2-1, per mano di un Catania che ora è matematicamente salvo. Al 'Rigamonti' la squadra di Iachini fallisce malamente la sua ultima opportunità e affonda già nel primo tempo: al 27' Silvestre si ritrova tutto solo sul secondo palo un pallone scodellato su punizione e batte Arcari. La reazione dei padroni di casa è confusa e lascia ampi spazi al contropiede ospite. Il ko arriva al 75', quando Gomez intercetta un pallone sulla trequarti bresciana e assiste lo scatto di Bergessio che raddoppia. Al 79' Lanzafame abbandona il campo per somma di ammonizioni, lasciando il Brescia in dieci. Serve una prodezza di Diamanti su punizione per trovare il gol, ma è il 91'. Troppo tardi qualsiasi speranza.

Gran balzo, invece, del Cesena che vince a Cagliari 2-0 e tiene a distanza la zona più calda. I sardi sono mentalmente già in vacanza. I romagnoli prendono le misure nel primo tempo e colpiscono nella ripresa. Al 54' Jimenez s'infila indisturbato in un corridoio a centroarea e tira una sorta di rigore in movimento nella porta di Agazzi. Poca roba la reazione dei rossoblù. All'84' Malonga chiude il discorso irrompendo in solitudine sul cross di Giaccherini. Poco da osservare in Bologna-Parma. I felsinei sono a secco da un mesetto e ai ducali un punto va bene. Nel primo tempo Giovinco da una parte e Morleo dall'altra si vedono negare il gol dalla traversa. Nella ripresa, dopo una mezz'ora, fischi del pubblico per il gioco latitante. Nulla disturba lo 0-0.

La lotta per non retrocedere viene messa a fuoco dal posticipo. Il derby della Lanterna propone un Genoa che non ha nulla da chiedere alla classifica e una Sampdoria in piena zona retorcessione. Il grifone non intende far sconti ai cugini e si vede. Blucerchiati timorosi, Genoa propositivo. Floro Flores manca una facile deviazione sottoporta, ma si fa perdonare nel minuto di recupero del primo tempo, quando irrompe su un corner corretto di testa da Mesto e porta i rossoblù in vantaggio. Nella ripresa la Samp è costretta a spingere e si vede che fa grande fatica. A togliere le castagne dal fuoco ci pensa una 'papera' (l'ennesima in questa stagione) di Eduardo: al 66' rabbiosa conclusione di Palombo dai 20 metri, la palla rimbalza e il portiere genoano se la fa rimbalzare sul petto favorendo il tap-in di Pozzi. Finale nervoso, tanti i colpi proibiti poco, e confuso, il gioco. Al 90' Mesto si 'guadagna' il secondo giallo dopo un battibecco con Ziegler (ammonito). La Samp potrebbe approfittare dell'uomo in più nei 6' di recupero concessi da Tagliavento. Invece sembra che il Genoa ne abbia di più. All'inizio del 97' Boselli raccoglie un passaggio spalle alla porta, fa a sportellate con la difesa e trova la girata che beffa Da Costa. Finisce 2-1 e per la Sampdoria è dramma sportivo: il quart'ultimo posto, la salvezza, dista due punti. Questa la situazione in coda a 180' dalla fine del campionto, considerando che Bari e Brescia sono matematicamente retrocesse: Chievo (una gara in meno) e Parma 42, Bologna 41, Cesena 40, Lecce 38, Sampdoria 36.