Pensieri e filosofia su due ruote


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‘Pedalo dunque sono’

Ovvero elogio della bicicletta

di Rita Piccolini

Il titolo, di cartesiana memoria, incuriosisce subito. Sarà per la partenza, il 7 maggio, del giro d’Italia, sarà che gli appassionati di ciclismo già scalpitano ai bordi delle strade, come canta Paolo Conte in un suo celebre brano musicale, sarà che sempre più persone inforcano una bicicletta per dimagrire, distrarsi, allenarsi, o per coscienza ecologista, certo si può affermare senza timore di essere smentiti che il fascino per le due ruote è in ascesa. La bicicletta vive il suo momento di popolarità, anche in città come Roma, la cui disposizione strategica sui Sette Colli, e il cui traffico caotico, dovrebbero essere in teoria fattori non esattamente incoraggianti.

“Pedalo dunque sono” è il titolo di un libro appena uscito nelle librerie a cura di Lorenzo Parolin, un giornalista che ama andare in bicicletta e che raccoglie le riflessioni sul ciclismo, come sport da praticare, di un gruppo di “ciclisti-filosofi”, veri e propri atleti del pensiero, che amano muoversi a colpi di pedale e riflettere intorno alla “due ruote”. I loro nomi: Carmine Abate, Silvano Bordignon, Mirco Corato, Nicola Corato, Giovanni Gurisatti, Chiara Mascarello, Alessandro Motta.

Così, mentre i giornali sportivi ci raccontano che quest’anno il giro d’Italia, per festeggiare il 150esimo dell’Unità, toccherà alcuni luoghi simbolo del nostro Risorgimento: Quarto dei Mille, Parma, Reggio Emilia, Castelfidardo, Sapri, solo per citare i nomi dei alcune località “storiche”, e partirà dalla Reggia di Venaria, percorrendo 20 chilometri per raggiungere il centro di quella che fu la prima capitale italiana, ci si interroga sul fascino di questo sport che sempre più si ama praticare, oltre che seguire esaltandosi delle imprese dei campioni. E avremo ben 3496 chilometri per farlo, fino al 29 maggio, quando il giro si concluderà a Milano, con una cronometro di 32,8 chilometri da piazza Castello a piazza Duomo. L’avventura lunga un mese ci emozionerà, oltre che per le tappe risorgimentali, anche per le tappe di montagna e le grandi salite: la 15esima tappa Conegliano -.Gardaccia- Val di Fassa (il classico tappone dolomitico); l’arrivo sul monte Zoncolan e il Crostis; la cronoscalata del 24, Belluno -Nevegal; la Verbania Sestrière del 28 maggio, a un giorno dal gran finale a Milano. Sempre in primo piano dunque il vigore, l’energia, il fascino di giovani corpi atletici in movimento e la lotta contro la fatica fisica, quasi una battaglia epica dell’uomo paradigmatica della lotta contro la fatica di vivere.

Si diceva del libro dunque. Il volume, inaspettatamente, è collocato negli scaffali dei testi filosofici, ed è giusto, perché proprio di una riflessione filosofica si tratta. Come “l’essere” secondo Aristotele, “si dice in molti modo”, anche la bicicletta si può declinare in tante diverse sfumature.” Non solo sport quindi, ma anche strumento per riflettere. Le due ruote che girano spinte dalle nostre pedalate ci inducono a pensare al sangue che circola dentro di noi, ma ci riporta anche alla circolarità del pensiero e delle emozioni.

La bici è un mezzo per apprezzare le piccole cose della vita quotidiana: godere di un paesaggio, assaporare il ritmo lento del nostro cuore estraniandoci dal traffico automobilistico impazzito; godere della carezza del vento trai i capelli e sulla pelle; sorprenderci di una inattesa e insperata resistenza alla fatica e del fiato grosso, i muscoli indolenziti, il sudore . Contemporaneamente però ci aiuta a leggerci dentro e ci consente di recuperare il senso del “tempo naturale”. “Pedalando assieme a Epicuro- scrive il curatore del saggio – cerchiamo di raggiungere il traguardo della felicità”. E questo sia che si usi una specialissima luccicante bicicletta da corsa, o una accessoriata mountain bike, o una semplice due ruote da città. Del resto è da bambini che si impara ad amarla, ed è un amore che non ti lascia più perché è gioco, divertimento e inebriante senso di libertà.

Scrive Carmine Abate, autore di uno dei sette brevi saggi che compongono il libro: ”La bicicletta non è un processo inerte o complementare, ma qualcosa di vivo, dinamico, che cambia addirittura, secondo l’umore di chi la usa.

Mirco Corato, già ciclista agonista, analizza invece il rapporto tra bici – evoluzione e nichilismo urbano. La bicicletta che si fa “possibilità evolutiva”, pratica fisica ed estetica capace di proiettare l’uomo oltre l’umano. “Dal superuomo che riecheggia Nietzsche, alle performance dei ciclisti sconfinate nel mito- commenta Paolin- il passo è breve”. Anche se, purtroppo, nel ciclismo agonistico il professionismo e le conseguenti pratiche dopanti ricadono inevitabilmente nell’ “umano troppo umano”.

Bella anche la lettura storica di Giovanni Corato, per il quale il movimento circolare di pignoni e pedivelle richiama le rivoluzioni che hanno segnato la storia. “Durante i moti di Milano del 1898- scrive- fu vietato l’uso della bicicletta con Regio decreto”. Come controllare infatti lo sfrecciare veloce degli studenti e dei lavoratori “sovversivi” tra le vie strette delle città? “Essa è stata – dice ancora l’autore - il mezzo privilegiato di alcuni movimenti di avanguardia o anarchici che proponevano vie originali per cambiare la vita e trasformare la società umana nella direzione della felicità condivisa”.

Ma il saggio che più degli altri descrive con efficacia il fascino per le due ruote è quello di Giovanni Gurisatti che scrive:”Innumerevoli volte, salendo in sella, la negatività di parole, pensieri e sentimenti pretende di mettersi in sella con noi. Poi però nel ciclista-asceta ecco che la pratica, l’esercizio, la disciplina, l’allenamento prendono a poco a poco il sopravvento. Gradualmente, come per magia, la radiofonia negativa si attenua, e la sintonia con se stessi cresce fino a raggiungere un’estrema concentrazione, vuota di interferenze esterne e piena di un sé intimo. Allora sentiamo, anzi siamo solo il nostro respiro e l’aria che respiriamo, il nostro cuore e lo sforzo che dominiamo, il nostro sudore e il sole che lo fa scintillare, le nostre gambe che si piegano, i muscoli che si contraggono, le mani che impugnano, le caviglie che si flettono…”