Atlante delle crisi / Infanzia


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Sfruttati 1,8 milioni di bambini: 'Adesso rompiamo il silenzio'

A colloquio con il direttore di Unicef Italia, Roberto Salvan brasile_296

di Bianca Biancastri

I  più recenti rapporti, compreso lo studio delle Nazioni Unite sulla violenza contro i bambini del 2006, indicano che lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli adolescenti è in aumento.       

Sebbene gran parte delle violenze sui bambini rimangano sommerse, i dati rivelano un quadro sconcertante. Secondo le stime dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), nel 2000 sono 1,8 milioni i minori nei giri della prostituzione, 1,2 milioni le vittime del traffico di esseri umani. L'Unicef valuta, nel rapporto 2006, che circa un milione di bimbi venga introdotto ogni anno nel commercio sessuale.

La natura clandestina dell'industria internazionale del sesso, con giri di miliardi di dollari, rende impossibile andare oltre le stime approssimative. Uno studio sull'economia illegale in Thailandia, per esempio, rivela che dal 1993 al 1995 la prostituzione ha rappresentato dal 10 al 14% del prodotto  interno lordo (Pil). Si calcola che un terzo delle donne thailandesi coinvolte nella prostituzione siano minorenni.  

Povertà, discriminazione sessuale, problemi familiari, conflitti e instabilità politica creano situazioni in cui i bambini, e le bambine in particolar modo, divengono facilmente vittime.  

Su questi temi, Televideo ha intervistato il direttore di Unicef Italia, Roberto Salvan:

Qual è il piano strategico più efficace da mettere in atto a livello globale per arginare lo sfruttamento sessuale dei bambini e che cosa ci si aspetta dal III Congresso mondiale del 25-28 novembre in Brasile?
“Lo sfruttamento sessuale dei bambini non lascia nessun Paese fuori, coinvolge Paesi ricchi e Paesi poveri. Il terzo Congresso mondiale su questo fenomeno dovrà individuare le strategie prioritarie per combatterlo. Prima di tutto servono volontà politica e risorse che i governi devono investire in azioni di prevenzione e informazione”. “Le risorse finora investite sono insufficienti”. “Un elemento fondamentale rispetto ai precedenti Congressi è l’importanza che ha assunto il web, per esempio nel commercio di immagini pedopornografiche”.

Quale livello di collaborazione esiste tra i governi dei Paesi emergenti, dove è più elevato il rischio di sfruttamento dei minori, e i governi dei Paesi sviluppati, luoghi di origine del turismo sessuale?
“La collaborazione tra Paesi emergenti e Paesi sviluppati c’è, ma se ne potrebbe avere di più”, affinchè ciascuno si doti degli stessi strumenti e di leggi severe per combattere lo sfruttamento sessuale dei bambini. “C’è la tendenza a nascondere certi fatti per non offuscare la propria immagine”. “Non ci sono innocenti tra i testimoni. Il silenzio è complicità. E’ questo, infatti lo slogan di questo Congresso mondiale, ed è il silenzio, questo muro di omertà e complicità, che va rotto”. “Contro chi si trova in un Paese ad adescare minori è importante la denuncia degli altri turisti”.

Cosa si può fare per combattere il traffico di esseri umani?
“Le iniziative contro il traffico di esseri umani in Africa, in Asia, passano sempre attraverso leggi e informazioni che devono essere date a chi si occupa di turismo, affinchè il fatto venga denunciato e, inoltre, le forze di polizia locali devono essere formate per intercettare chi si comporta in modo violento nei confronti dei bambini”. “Si stanno creando diverse reti per intervenire contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, bisogna lavorare molto nelle famiglie e nelle scuole e vanno coinvolti direttamente i minori”.

Quali sono le aree del mondo dove i bambini sono più a rischio di sfruttamento sessuale?
“Le aree del mondo dove i bambini sono più a rischio di sfruttamento sessuale sono l’Asia, in particolare in quelle zone dove c’è più turismo sessuale, e l’Africa”. Tuttavia, non bisogna pensare al turismo come unico fattore di rischio. “La violenza sessuale sui bambini avviene anche nelle scuole, da parte di leader religiosi, nelle famiglie e nei luoghi di lavoro”. “Il ruolo dell’informazione è importante perché nei confronti della violenza sui bambini, anche quando avviene in Italia, non ci sia solo la denuncia ma si mostri che si può fare prevenzione. Si deve parlare di queste cose”.

Foto tratta dal sito Unicef: www.unicef.it

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