Bob Marley ed Eva Cassidy, la morte e l’immortalità

Nei negozi gli album postumi dei due grandi artisti

di Maurizio Iorio

Nei negozi gli album postumi di due grandi artisti, Bob Marley e Eva Cassidy, lontani fra di loro anni luce, ma accumunati da una malattia, il melanoma, che li ha strappati troppo presto alla vita.

Bob Marley
"Live Forever" (Universal)

Sono passati trent’anni esatti (11 maggio 1981) dalla morte di Bob Marley, il profeta del reggae, senza il quale la popolare musica giamaicana avrebbe avuto la stessa diffusione nel mondo della pizzica salentina. Marley riuscì a renderla digeribile al popolo del rock, di solito poco ben disposto nei confronti dei ritmi caraibici. Il concerto documentato in questo doppio cd, “Live forever”, è l’ultimo in assoluto della sua carriera, registrato il 23 settembre del 1980 a Pittsburgh, insieme alla sua storica band, i Wailers. Non è sicuramente uno dei migliori, niente a che vedere con quello storico di San Siro, del giugno dell’ ‘80 , o con quelli contenuti negli altri due live ufficiali, “Babylon by bus” e il “Live” del Lyceum di Londra. Gli effetti nefasti della malattia si facevano già sentire e l’energia che in genere trasmetteva dal vivo Marley era sicuramente meno intensa del solito. Ma il valore di questo doppio cd, già ampiamente circolato sul mercato illegale, è da ricercarsi sul piano storico e sentimentale. Questo non vuol dire che sia da buttar via, tutt’altro. La scaletta è infarcita dei suoi hit migliori, da “Positive Vibration” a “Jamming”, da “War” a “Redemption Song”, con una splendida versione di “Exodus”, ed il gran finale di “Get up Stand Up”. Il suono, per quanto ripulito e digitalizzato, non è dei migliori, ma le tecniche di registrazione dell’epoca ormai sembrano appartenere all’età della pietra. “Live forever” è comunque una buona occasione per ripassare un po’ di storia della musica, e rendere il doveroso tributo ad un artista che, come tutti i migliori, se n’è andato via troppo presto.

Eva Cassidy
"Simply Eva" (Blix Street/Venus)

Se n’è andata nel 1996, Eva Cassidy, classe 1963, straordinaria vocalist di Oxon Hill, Maryland, quando ancora era una illustre Carneade. Nessuno, o quasi, era a conoscenza della sua incantevole voce e delle sue capacità di interprete. Il successo, purtroppo per lei, è arrivato postumo, qualche anno dopo la sua morte, quando il suo album “Songbird” ha sbancato le classifiche inglesi vendendo due milioni di copie. Eva Cassidy era una interprete pura, cantava le canzoni che più le piacevano con l’accompagnamento della sola chitarra, riuscendo a far brillare di luce vera anche brani non particolarmente famosi, a volte anche mediocri. La sua voce densa e sensuale, le sue pause, il suo modulare il suono piegandolo come un giunco al vento, sono stati gli elementi che nel giro di pochi anni l’hanno proiettata come una star nel mondo della canzone d’autore, tanto da farle vendere quasi 10 milioni di copie dei suoi album postumi, realizzati semplicemente raccogliendo le sue registrazioni migliori. “Time After Time”, “Imagine”, “Live at the blues alley” sono delle autentiche perle della discografia del pop al femminile, purtroppo sconosciute, o quasi, in mercati poco attenti come quello italiano. “Simply Eva” è l’ultima gemma di una carriera mancata, una collezione di canzoni inedite, tutte a tinte pastello, eseguite con il solo ausilio di una chitarra, e sostenute da una voce tanto cristallina quanto avvolgente. “People get ready” di Curtis Mayfield, “Kathy’s song”di Paul Simon, “Time after time” di Cindy Lauper, il classico “Autumn leaves” di Mercer/Prevert, ed una splendida versione di “Over the raimbow” sono alcune delle (quasi) commoventi interpretazioni di Eva Cassidy, che fanno di “Simply Eva” un vero abbecedario della canzone popolare americana.