Rapporto sullo stato delle madri nel mondo


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Maternità, 3000 inutili morti al giorno

Intervista a Valerio Neri, direttore Save the Children Italia: lo stato delle madri nel mondo resta grave soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. L’Italia scende al 21 posto nella graduatoria dei 164 Stati presi in esame. Anche gli Stati Uniti non sostengono la maternità d

di Bianca Biancastri

Rispetto all’ultimo rapporto sullo stato delle madri del mondo che cosa è cambiato, quali i progressi e quali invece i passi che ancora assolutamente si devono fare?
“”Purtroppo nell’insieme il quadro rimane molto severo soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, però lo Botswana per esempio che anni fa era molto indietro, con moltissimi problemi legati all’Aids, adesso sta migliorando moltissimo per quanto riguarda la situazione materno-infantile. Però ci sono anche dei regressi, per esempio parliamo del nostro Paese. L’Italia fino a un anno fa era al 17° posto della graduatoria mondiale di 164 Paesi per la situazione materno-infantile, ora è al 21°. Non è che è cambiato qualcosa in quest’anno, sono gli altri che sono andati meglio, come la Francia e la Spagna ci hanno superato e quindi noi, anche stando fermi, siamo arretrati”. Lo dice a Televideo Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia in occasione della presentazione del 12mo rapporto sullo stato delle madri nel mondo.

“Questo perché questo indice è composto da elementi di grande interesse anche socio-culturale perché sappiamo da anni che il benessere di un bambino è legato al benessere della madre, soprattutto nei primi anni di vita. Ma non solo benessere momentaneamente fisico perché una donna può stare oggi bene fisicamente, ma essere incapace di mantenere il proprio figlio, incapace di lavorare, incapace di avere un ruolo nel proprio Paese o nel proprio villaggio, e questo comporterà a distanza di qualche tempo anche grosse conseguenze per il figlio. Quindi gli indici sono costruiti sulla scolarizzazione della mamma, sulla partecipazione della madre alla vita, diciamo politica ( che in Italia ha un senso, in Botswana ne può avere un altro, ma non di meno ha un valore molto importante), sul rapporto di quanto guadagna una donna rispetto a un uomo, sull’uso della contraccezione perché lo sanno tutti che una madre che sceglie di avere un figlio è una donna che si è fatta i suoi calcoli e che oltre all’amore di avere un figlio può anche aiutarlo realisticamente. Magari una donna che poverina a 17 anni è costretta ad avere 3, 4, 6 figli, che speranza può dare a questi bambini?. Dunque la contraccezione consapevole è un altro di quegli elementi che ti dà il senso della capacità di una donna di avere figli sani e felici”.

Ricordo che nell’ultimo rapporto anche gli Stati Uniti non occupavano i primi posti della classifica…
“Sì infatti, sono trentunesimi. Negli Stati Uniti, per esempio, se una donna va in maternità può stare a casa 12 mesi ma non prende una lira e poi abbiamo visto il Presidente Obama che razza di problemi ha avuto a inserire per la prima volta una riforma sanitaria e l’impatto sanitario su una donna che è gestante, soprattutto nel grande sud degli Stati Uniti, e nel centro centro degli Stati Uniti, non a New York o a Los Angeles, significa molto, quindi gli Stati Uniti hanno un’arretratezza devo dire sociale, sull’attenzione alla maternità che poi pagano..La Francia, la Norvegia stanno assolutamente meglio”.

E gli Obiettivi del Millennio che il mondo si è impegnato a raggiungere entro il 2015, in particolare il IV e il V per debellare la mortalità materno-infantile?
“Siamo molto lontani, Save the Children pubblica questi rapporti per ricordare che il IV e il V obiettivi del Millennio che nel 2015 devono portare a una riduzione di un terzo della mortalità sono molto lontani dall’essere raggiunti. Qualche progresso c’è. Il problema è che essendoci dei progressi il mondo dovrebbe allora dire: vedi che allora ci sono i progressi, facciamo ancora di più! Ed è questa lentezza dei progressi che uccide 8 milioni di bambini ogni anno”.