di Sandro CaliceTHOR
di Kenneth Branagh. Usa 2011, fantasy (Universal Pictures)
Chris Hemsworth, Natalie Portman, Anthony Hopkins, Tom Hiddleston, Jamie Alexander, Joshua Dallas, Ray Stevenson, Tadanobu Asano, Idris Elba, Rene Russo, Justin Chatwin, Kat Dennings, Stellan Skarsgård, Samuel L. Jackson.
Nell’Universo Marvel, quella favolosa fucina di idee e personaggi, oltre che miniera di sceneggiature per il cinema per molti anni a venire, Thor è il dio per eccellenza. Diverso da tutti gli altri supereroi perché il potere è suo per nascita, non per un incidente o una mutazione. Un essere più potente del più potente degli eroi, ma che – come da regola non scritta della Casa delle Idee – ha debolezze che possono essere mortali.
L’intero universo è sorretto da Yggdrasill, l’albero cosmico, e diviso in nove mondi. Al centro c’è Midgard, la Terra, in cima a tutto c’è Asgard, la dimora degli dei, collegata agli altri mondi da Bifrost, il ponte dell’arcobaleno sorvegliato dall’onniveggente Heimdall. Asgard è il regno di Odino, il Re degli dei, il padre di tutti, che ha due figli, l’impetuoso Thor armato del mistico martello Mjolnir e il tenebroso Loki, esperto di arti magiche. Thor è l’eletto, colui che succederà a Odino sul trono di Asgard: ma deve meritarselo, deve dimostrare di essere saggio oltre che un imbattibile guerriero. Quando alcuni soldati di Laufey, il signore di Jotunheim, il regno dei giganti di ghiaccio, eterni nemici di Asgard, cercano di rubare un prezioso scrigno nella Città Dorata, la reazione di Thor è violentissima e rischia di compromettere una tregua secolare. La collera di Odino è terribile: suo figlio deve imparare l’umiltà: sarà esiliato sulla Terra e privato dei suoi poteri e del suo martello. Purtroppo immediatamente dopo il Padre degli dei cade nel sonno di Odino, uno stato di morte apparente necessario per rigenerare il suo potere. Senza il Re e senza il suo figlio più potente Asgard è esposta a ogni pericolo, e il più temibile viene proprio da dentro.
Quando i vulcanici Stan Lee e Jack Kirby crearono Thor nel 1962 attinsero filologicamente alla mitologia norrena, parente stretta di quelle greca e romana. Per questo a dirigere un film sul Dio del Tuono ci voleva qualcuno che di quella cultura fosse impregnato, per non rischiare interpretazioni fast-food alla “Scontro di Titani” o alla “Percy Jackson”. Kenneth Branagh riesce perfettamente nell’intento, rendendo credibile un personaggio che parla in modo aulico nel XXI secolo e costruendo una storia che oltre agli appassionati del fumetto originale può affascinare anche gli amanti del fantasy in generale. Attingendo poi al suo pane quotidiano, Branagh pensa anche a Shakespeare quando mette l’accento sul potere, sulla famiglia e sui rapporti tra padre e figlio, conservando la geniale ispirazione originale della Marvel (supereroi con superproblemi) qui all’ennesima potenza: la gente, ieri come oggi, dalla mitologia ai reality, gode nel vedere che gli dei in fondo hanno le stesse debolezze degli uomini. Le diversità dal fumetto sono molteplici, e alcune nemmeno secondarie (Thor sulla Terra non diventa l’umano Donald Blake; manca il personaggio di Balder, il guerriero più importante di Asgard), ma ormai ci siamo abituati, in nome di una nuova “continuity” cinematografica che passando per Iron Man e Capitan America ci porterà il prossimo anno ai Vendicatori e poi chissà dove. Se qualche difetto dobbiamo trovare in questo film di genere molto ben fatto e diretto, in alcuni momenti anche esaltante per i fan, è un 3D praticamente ininfluente e una certa piattezza nei personaggi secondari, come se non avessero avuto il tempo di dispiegarsi, o come se dovessero avercelo in futuro.
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