La condanna della mafia è unanime tra gli studenti sia del Nord che del Sud Italia: per il 70% di loro la criminalità organizzata incide negativamente sulle condizioni di sviluppo del Paese, oltre l'80% percepisce la mafia come fenomeno molto diffuso e il 63,90% dei giovani dai 16 ai 19 anni vive l'ingerenza mafiosa come un ostacolo al proprio futuro professionale e personale.
E' quanto emerge da un'indagine sulla percezione mafiosa condotta per il quinto anno consecutivo dal Centro studi Pio La Torre: coinvolti 2500 studenti di 94 scuole distribuite su tutto il territorio italiano. Oltre il 90% del campione esprime ''nessuna o poca fiducia'' nei politici nazionali e locali, un sentimento che si estende, per il 60% ai giornalisti, ritenuti ''a soldo di chi detiene il potere'' e i sindacalisti considerati ''l'emanazione di qualche schieramento politico''. In Sicilia, in particolare, il 49,5% del campione non avverte la presenza della mafia sul territorio, percepita invece concretamente dal 40,44% degli studenti.
Tra le attività legali percepite trasversalmente da Nord a Sud Italia spiccano lo spaccio di droga, il pizzo, il lavoro nero e le discariche. Il luogo di informazione primaria rimane la televisione, mentre è ancora la scuola la sede dove se ne discute maggiormente. Quanto alle ragioni che rendono la criminalità organizzata così pervasiva, per l'83% dei ragazzi la mafia e' 'forte perché si infiltra nello Stato', perché fa paura (73,74%), e per quasi il 40% Stato e mafia 'coincidono'. Alla domanda se sia più forte lo Stato o la mafia solo il 12,78% ha risposto lo Stato, il 25,32% le ritiene ugualmente forti, il 53,74% la mafia.
Secondo gli studenti, tra le iniziative che lo Stato dovrebbe prendere per sconfiggere la criminalità organizzata, occorre colpire la mafia nell'economia (24,19%), educare alla legalità (20, 42%), combattere la corruzione (20,15%). Solo il 4,66% ritiene un'arma utile incrementare l'occupazione e lo 0,59% agevolare il pentitismo.