A 25 anni dal disastro nucleare


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Lo spettro di Cernobyl non spaventa

In tutto il mondo, 30 i Paesi atomici cernobyl_fukushima_296

di Mariaceleste de Martino

La Storia si ripete. E potrebbe accadere ben 442 volte, quanto il numero degli impianti nucleari esistenti al mondo. Come se non bastasse, sono in via di costruzione altre 65 centrali atomiche. In Ucraina, dove nel 1986 scoppiò quella di Ceernobyl, ne sono ancora attive 15 e ne stanno progettando altre due. Evidentemente gli spettri nucleari non terrorizzano o con il tempo la memoria svanisce, come le vite che non ci sono più, distrutte dalla radioattività.

Sono passati 25 anni dall’esplosione del contenitore di uno dei reattori di Cernobyl. Fu una catastrofe. Durante un esperimento le norme di sicurezza a quanto pare furono ignorate. Bastò un attimo e la potenza del nocciolo aumentò con conseguente surriscaldamento della temperatura. Si ruppero le tubazioni del sistema di raffreddamento. L’idrogeno e la grafite entrarono in contatto con l’aria. Si innescò una fortissima esplosione e lo scoperchiamento del reattore. Una nube radioattiva fuoriuscì dal reattore contaminando un’area geografica vastissima. La nube raggiunse altre zone dell’Europa con livelli di contaminazione minori, raggiungendo anche l’Italia, fino alla costa orientale degli Stati Uniti.

Un altro gravissimo incidente classificato con lo stesso livello di pericolosità, “7”, è recentissimo, risale al 12 marzo scorso. In Giappone, un violento tsunami, causato da un terremoto forza 9, danneggia la centrale di Fukushima. Ogni tentativo di spegnimento fallisce e il premier Naoto Kan rende “off limits” la zona nel raggio di 20 km che circonda la centrale nucleare di Fukushima perché i livelli di radiazioni registrati sono troppo elevati. Nessun abitante potrà mettere piede nella zona o ritornare seppur momentaneamente in casa. Un incidente così grave non era prevedibile, forse, anche se a volte sembra che non si riesca a imparare dal passato.

È ancora in funzione la centrale di Metsamor, in Armenia, spenta dopo il sisma del 1988, anche se l'impianto non aveva subito danni. Ma la centrale viene riattivata dopo il crollo dell’Unione Sovietica per mancanza di energia elettrica. Sarà attiva fino al 2016. È tra le più vecchie in funzione nell’ex Urss e non ha alcun sistema di contenimento. Le torri di refrigerazione sputano vapore come in una scena di un film del terrore che fa rabbrividire al ricordo sia recente di Fukushima sia al lontano, ma tragico orrore di Cernobyl.

La Storia ci riporta alla prima centrale atomica. La più antica risale al 1951, nell’Idaho, negli Stati Uniti. Per la prima volta si riesce a produrre elettricità con energia nucleare. Quattro le lampadine ad accendersi, anche se l’impianto non fcostruito per produrre energia elettrica, bensì per dimostrare la capacità di un reattore.

Il primo impianto al mondo creato per produrre elettricità per uso commerciale è del 1954, a Obninsk, in Russia. Nel 1956, in Inghilterra, viene costruito un più potente impianto. Secondo dati aggiornati al 19 gennaio di quest’anno, 30 Paesi hanno una centrale nucleare. In tutto, gli impianti sulla Terra sono 442. Altri 65 sono in costruzione in 16 Paesi, tra cui l’Ucraina, dove accadde il memorabile e più grave disastro nucleare della Storia.

Tra le centrali smantellate o spente quelle nell’Antartico, in Australia, in Bielorussia, Congo, Danimarca, Estonia, Iraq, Panama, Filippine, Venezuela e Italia. Mentre tra gli impianti nucleari in costruzione uno nuovo sorgerà in Finlandia, previsto per essere in funzione nel 2012.

C’è chi guarda al futuro e c’è chi ricorda e commemora le vittime di 25 anni fa. Al vertice internazionale di Kiev per il 25esimo anniversario del disastro di Chenrobyl, Igor Gramotkin, oggi direttore del sito, ha detto che il 95% di tutto il materiale radioattivo, ovvero 200 tonnnellate, è ancora sotto le macerie e continua a sprigionare radioattività pari a 15 milioni di Curie. La notte del 1986 fu liberata una quantità di radioattività tra i 50 e i 250 milioni di Curie, 100 volte maggiore rispetto a quella delle bombe americane su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

La conferenza dei donatori nella capitale ucraina ha raccolto 550 milioni di euro per la costruzione del nuovo sarcofago e del nuovo impianto di stoccaggio per le scorie che dovrebbero essere terminati entro il 2015. Il costo totale è di oltre 1,5 miliardi di euro.

Nessun soldo di riconoscimento per le 600mila persone inviate allo sbaraglio senza alcuna protezione per contenere l'emergenza dopo l'esplosione del reattore. Non hanno ricevuto alcun premio, nessun rimborso delle spese mediche che sono costretti a sostenere per le conseguenze delle radiazioni, che invece le autorità attribuiscono all'età. Non è mai neanche stato stilato un elenco completo dei loro nomi, nella confusione della dissoluzione dell'Unione sovietica seguita di poco al disastro nucleare. I 14 pompieri della cittadina di Cernobyl accorsi subito alla centrale, sopravvissuti per poche ore alle radiazioni, sono ricordati da un monumento di fronte alla loro caserma come coloro che hanno salvato il mondo. C'è un altro memoriale a Cernobyl, a Kiev, un altro ancora a Slavutych, un insediamento di fronte a Cernobyl , sull'altra sponda del fiume Dniepr, in ricordo dei 30 dipendenti della centrale che vi abitavano.