Fra loro si definivano 'robot biologici'


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I 'fantasmi' di Chernobyl

Sono le 600mila persone inviate alla centrale per contenere l'emergenza dopo l'esplosione. Per loro, nessun riconoscimento

Nessun riconoscimento per i liquidatori di Cernobyl . Per le 600mila persone inviate allo sbaraglio per contenere l'emergenza dopo l'esplosione del reattore numero quattro della centrale 25 anni fa. Ogni diversa comunita' conserva di loro un ricordo parziale. Non hanno ricevuto alcun premio. Non possono contare su rimborsi delle spese mediche che sono costretti a sostenere per le conseguenze delle radiazioni e che invece le autorita' attribuiscono all'eta'. Non e' mai neanche stato stilato un elenco completo dei loro nomi, nella confusione della dissoluzione dell'Unione sovietica seguita di poco al disastro nucleare.

I 14 pompieri della cittadina di Cernobyl accorsi subito alla centrale, sopravvissuti per poche ore alle radiazioni, sono ricordati da un monumento di fronte alla loro caserma come coloro che hanno salvato il mondo.

C'e' un altro memoriale a Cernobyl , a Kiev, un altro ancora a Slavutych, un insediamento di fronte a Cernobyl , sull'altra sponda del fiume Dniepr, in ricordo dei 30 dipendenti della centrale che vi abitavano. Poco altro.

Proprio nei primi giorni dell'inizio dell'emerganza di Fukushima, chi di loro e' ancora in vita, chi di loro risiede in Ucraina (erano 350mila allora, oggi solo 100mila), e' di recente tornato in piazza a Kiev per protestare contro il piano per la riduzione dei sussidi mai pienamente versati comunque, una protesta che si aggiunge al ricorso presentato da molti alla Corte europea di Strasburgo per costringere le autorita' dei loro Paesi a una maggior assistenza.

Il Presidente, Viktor Yanukovich, all'inizio del mese ha ammesso l'impossibilita' dell'Ucraina a fare fronte, da sola, alle legittime richieste dei liquidatori, lasciando intendere cosi' che e' la comunita' internazionale a dover intervenire come per la costruzione del nuovo sarcofago della centrale.

Nei giorni immediatamente successivi all'esplosione, quando ancora il mondo non ne era stato informato, le autorita' sovietiche fecero arrivare a Cernobyl con gli autobus duecentomila persone reclutate in 70 cittadine e villaggi vicini.

In 350 parteciparono alla missione, di cui era responsabile l'ufficiale Nikolai Bossy, per spargere sabbia sul reattore dagli elicotteri. "I miei soldati non avevano nessuna forma di protezione ed erano costretti a lavorare fino allo sfinimento. Quando veniva loro concesso di riposarsi, dormivano e mangiavano in una tenda, esposti a enormi livelli di radiazione. Senza potersi fare una doccia o cambiarsi di uniforme", ricorda.

La meta' dei soldati della Divisione forze speciali, cosi' era stata chiamata la squadra di Bossy, oggi sono morti. Chi di loro sopravvive, ha dovuto affrontare ulreriori problemi rispetto ai normali liquidatori perche' non vi erano tracce burocratiche del loro impegno, neanche della loro esistenza. La loro missione era segreta.

Nelle settimane sucessive, furono fatti arrivare a Cernobyl , volontari e non, liquidatori provenienti da tutta l'Unione sovietica. Furono impegnati per costruire il 'sarcofago' che ancora avvolge il reattore, pieno di crepe. Fra loro, si definivano "robot biologici". I robot veri e propri previsti dai protocolli per la gestione delle emergenze non reggevano al calore e alle radiazioni.

Veterano della guerra in Afghanistan, residente a Cernobyl , Pavel, anche lui senza alcun introito era intervenuto, fra i primi, subito, il 26 aprile del 1986. "Ricordo bene il sapore di rame in bocca, la puzza di azoto e di iodio bruciato. Ho lavorato li' per sette mesi e ora non ho nulla, oggi vivo come un mendicante", spiega in una recente testimonianza raccolta dal sito Transitions online dedicato ai Paesi in transizione."E' come se le autorita' volessero a tutti i costi che le vittime di Cernobyl facciano fatica a vivere, e' come se ci fosse un accordo contro di noi perche' il mondo non venga mai a sapere la verita"', aggiunge.

In Ucraina il sussidio-pensione per i 'likvidator' (questa la loro categoria ufficiale) e' meno di 200 euro al mese. "I giapponesi hanno di fronte a loro un immenso lavoro, ma con spirito di sacrificio ce la faranno", ha dichiarato, subito dopo l'inizio del disastro di Fukushima, l'unico altro incidente di un impianto nucleare civile a raggiungere il livello di gravita' di Cernobyl , Oleg Goncharov, che nel 1986 era un ufficiale dell'eserito al comando di un'unita' che trasportava detriti radioattivi intorno a Cernobyl.

"Spero proprio che i giapponesi saranno trattati meglio di quanto non lo siamo stati noi", aggiunge Yuri Andreyev, ex ingegnere capo del reattore 4, ora responsabile di Cernobyl Union, l'organizzazione ombrello che raccoglie molti dei liquidatori.